Il caldo è soffocante e fermo al semaforo vedo lorizzonte dasfalto sfocarsi instabile. La radio gracchia qualcosa su questo weekend di fine luglio e già mi chiedo cosa mi spinge ad uscire in bike sul carso, a questora. Troppo tardi. Le gomme scricchiolano allinizio del sentiero, ho già iniziato la salita. Pedalo piano nellafa totale, non cè nessuno in questo mare di pietra assolata. Quanto tempo è passato? Non riesco a rispondermi mentre affronto la cresta sopra lautostrada. Il sudore mi acceca bruciante, il verso delle cicale è assordante e lampi di luce intermittente in una teoria monotona catturano la mia attenzione. Lamiere infuocate brillano sotto il sole implacabile. Lontane, in fila, aspettano il loro turno. Immagino le persone imprigionate e sudate che pagano pegno per raggiungere lagognata spiaggia. Il sole brucia, i rovi mi graffiano, la broda nellidrica è tiepida, la sorseggio piano. Scendo veloce e intravedo ancora i lampi abbaglianti delle lamiere ferme. Il bosco rovente sfreccia e già sto tornado. La radio gracchia qualcosa su km di coda al casello e saluta coloro che al mare non sono. Ritorno e la strada è vuota. Lasfalto sfoca ancora instabile e sono stanco e felice.