Ieri, dopo tanti anni ormai che vado in bicicletta, è accaduto un fatto che mai avrei contemplato come causa di un probabile incidente.
Mentre pedalavo in salita, dietro le alture di Santa Severa, al consueto incontro con le mucche che pascolano su quei campi, quei bei grossi bovini maremmani dalle belle robuste corna affusolate, è accaduto quello che mai avrei pensato: una mucca che procedeva in discesa con andatura normale, si è fermata guardandomi titubante, poi, evidentemente spaventata, non certo dal mio tranquillo incedere sul margine opposto della strada, ha improvvisamente abbassato la testa e iniziato una carica che vedeva me come obiettivo. Appena resomi conto che la situazione era incredibilmente seria, sono sceso dalla bici, con lintenzione di interporre la bici tra me e il bovino o, nel caso più brutto, usare la stessa come clava. Ma non ne ho avuto il tempo, perché già mi era troppo vicina e il suo palco di corna, era incredibilmente troppo largo: mi sembrava fatta. Poi alla fine scartando con leleganza di un torero in pensione e usando la bici come scudo, sono riuscito ad evitare lincornata, ma non la botta della bici, che rimbalzando sulla testa della mucca è tornata violentemente sul mio quadricipite, risultando dopo lurto lunica parte del mio corpo che porta i segni dellincontro ravvicinato.
Purtroppo in questa gita, avevo coinvolto anche altri amici, quattro dei quali erano avanti, ma un mio vecchio compagno, alle sue prime uscite e al quale avevo tanto decantato la bellezza di quei posti e l amenità di quelle alture, proprio lui, che era stato convinto a venire sebbene avessimo in programma di percorrere per 7 kilomentri la statale Aurelia, cosa che a lui, più che a noi, dava particolarmente fastidio per la pericolosità della strada,beh! Proprio lui era al mio fianco.
Tornando allincontro con la mucca, ero convinto che ormai attaccato me, questa, spaventata più di prima, avrebbe ignorato il mio amico, proseguendo la sua fuga lungo la via. Invece, con unincredibile ostinazione, degna dell'Encierro, volgeva il suo sguardo dalla altra parte della strada, dovera il mio amico, e iniziava la sua seconda carica verso quellinerme ciclista, che poco prima pensava ai pericoli dellAurelia e delle sue sorelle consolari. Il mio amico, sebbene reduce da una recente problematica vertebrale, mostrava unagilità impensata e con una coraggiosa fuga abbandonava la bici sulla via, guadagnando un onorevole riparo dietro una fratta. A quel punto le preoccupazioni erano scemate e si limitavano solo al pensiero di tornare a casa a piedi, visto che lanimale era entrato in collisione con la bici del mio amico e i suoi zoccoli avevano pericolosamente vagato sulla ruota anteriore della sua bici.
Ripreso fiato abbiamo fatto il conto dei danni e ci siamo accorti che ci era andata di lusso: la sua bici non aveva nulla e la mia gamba, seppur dolorante, mi permetteva di proseguire.
Siamo tornati a casa con la consapevolezza di essere stati fortunati, anche se lescursione è fallita per altri motivi, ma questa è unaltra storia.
Mentre pedalavo in salita, dietro le alture di Santa Severa, al consueto incontro con le mucche che pascolano su quei campi, quei bei grossi bovini maremmani dalle belle robuste corna affusolate, è accaduto quello che mai avrei pensato: una mucca che procedeva in discesa con andatura normale, si è fermata guardandomi titubante, poi, evidentemente spaventata, non certo dal mio tranquillo incedere sul margine opposto della strada, ha improvvisamente abbassato la testa e iniziato una carica che vedeva me come obiettivo. Appena resomi conto che la situazione era incredibilmente seria, sono sceso dalla bici, con lintenzione di interporre la bici tra me e il bovino o, nel caso più brutto, usare la stessa come clava. Ma non ne ho avuto il tempo, perché già mi era troppo vicina e il suo palco di corna, era incredibilmente troppo largo: mi sembrava fatta. Poi alla fine scartando con leleganza di un torero in pensione e usando la bici come scudo, sono riuscito ad evitare lincornata, ma non la botta della bici, che rimbalzando sulla testa della mucca è tornata violentemente sul mio quadricipite, risultando dopo lurto lunica parte del mio corpo che porta i segni dellincontro ravvicinato.
Purtroppo in questa gita, avevo coinvolto anche altri amici, quattro dei quali erano avanti, ma un mio vecchio compagno, alle sue prime uscite e al quale avevo tanto decantato la bellezza di quei posti e l amenità di quelle alture, proprio lui, che era stato convinto a venire sebbene avessimo in programma di percorrere per 7 kilomentri la statale Aurelia, cosa che a lui, più che a noi, dava particolarmente fastidio per la pericolosità della strada,beh! Proprio lui era al mio fianco.
Tornando allincontro con la mucca, ero convinto che ormai attaccato me, questa, spaventata più di prima, avrebbe ignorato il mio amico, proseguendo la sua fuga lungo la via. Invece, con unincredibile ostinazione, degna dell'Encierro, volgeva il suo sguardo dalla altra parte della strada, dovera il mio amico, e iniziava la sua seconda carica verso quellinerme ciclista, che poco prima pensava ai pericoli dellAurelia e delle sue sorelle consolari. Il mio amico, sebbene reduce da una recente problematica vertebrale, mostrava unagilità impensata e con una coraggiosa fuga abbandonava la bici sulla via, guadagnando un onorevole riparo dietro una fratta. A quel punto le preoccupazioni erano scemate e si limitavano solo al pensiero di tornare a casa a piedi, visto che lanimale era entrato in collisione con la bici del mio amico e i suoi zoccoli avevano pericolosamente vagato sulla ruota anteriore della sua bici.
Ripreso fiato abbiamo fatto il conto dei danni e ci siamo accorti che ci era andata di lusso: la sua bici non aveva nulla e la mia gamba, seppur dolorante, mi permetteva di proseguire.
Siamo tornati a casa con la consapevolezza di essere stati fortunati, anche se lescursione è fallita per altri motivi, ma questa è unaltra storia.