purtroppo il tema sanitario medico è talmente diversificato sul territorio come lo è la mortalità e la diffusione del virus che non si può gestire tutto in modo uniforme: ci sono province che in tutta l'emergenza hanno i contagiati e i morti di un comune della lombardia, il fatto che debbano rispettare le stesse precauzioni non regge molto come logica..
Questo riguarda in primis la circolazione di persone e le attività consentite ma impatta pure sull'apertura di negozi .Per quelli di bici, non vedo quali siano i gravi impedimenti che li lasciano ancora chiusi, sicuramente sono tra gli esercizi più facilmente gestibili con le precauzioni basiche: mascherina, distanza, attesa all'esterno, ingresso contingentato...sinceramente un bar avrebbe molte più difficoltà di un negozio od
officina ciclistica, ma l'impatto della gestione contingentata sarebbe assai meno negativo sul negozio di bici, che non ha bisogno di afflussi giornalieri di centinaia di persone per andare avanti. Se faccio entrare una persona alla volta al bar, la mattina in un ora rischio di fare 30 caffè?possiamo dire 50-100 euro di fatturato...se entrano acquirenti in un negozio di bici, la vendita di una o due bici che potrebbero essere migliaia di euro, e comunque anche con gli accessori i movimenti sono importanti.. ovvio che il fatturato non è l'utile, ma almeno iniziano a rigirare un po di soldi, e le controindicazioni sono minime rispetto ad altre realtà.
infine una nota di demerito al nostro paese: officine meccaniche e motoristiche sono state aperte, quelle ciclistiche no o forse si di "nascosto" o su richiesta...altri paesi puntano sulla bici come mezzo di trasporto chiave nella fase di "convivenza forzata" col covid, l'Italia pure avendo un utenza enorme una tradizione consolidata non ha fatto niente in questo verso, anzi mette pure i negozi e le officine in seconda o terza fascia della "ripartenza"....