Nell'anno del Signore 2004, il prode Don Pisciotte, senza far parola a persona di quanto aveva divisato, una mattina del primo giorno del mese di Febbraio, armato di tutte le sue armi salì sopra Damperante, si adattò la sua malcomposta celata, prese la lancia, e per la segreta porta uscì alla campagna, ebro di gioia al vedere con quanta facilità aveva dato principio al suo nobile desiderio, avventurarsi nella famosa Valle della Luna.
Ma per poter meglio affrontare le insidie di cotesta avventura, aiuto chiese al suo fido amico Saccio Panzetta che all'udir le sue intenzioni si diede una palmata nella fronte, proruppe in un alto scoppio di ridere, e disse: "Per bacco, fratello, mi tolgo da un inganno in cui son vissuto da che vi conosco; giacché vi ho tenuto mai sempre per uomo giudizioso e prudente in tutte le vostre azioni, ed ora m'avveggo, che voi ne siete lontano quanto il cielo dalla terra
Ma le promesse di profumati gaudagni convinse il panzetta a fedel scudiero diventar.
Al prode cavalier subito capitò di incontrar mostruosi giganti di roccia minacciar la sua dipartita con urla e stridori, ma ecco scoprirsi da trenta o quaranta mulini da vento, che si trovavano in quella campagna;
e tosto che don Pisciotte li vide, disse al suo scudiere: "La fortuna va guidando le cose nostre meglio che noi non oseremmo desiderare. Vedi là, amico Saccio, come si vengono manifestando trenta, o poco più smisurati giganti? Io penso di azzuffarmi con essi, e levandoli di vita cominciare ad arricchirmi colle loro spoglie; perciocché questa è guerra onorata, ed è un servire Iddio il togliere dalla faccia della terra sì trista semente."
"Orsù mio fedele scudiero affila la lancia e ferra il mio Damperante perchè singolar tenzone mi attende di orgoglio e onore figurata"
Il giorno passò ma nessuno dei mulini da vento cedette sotto i fendenti del prode cavalier che stremato e deluso nel sonno cadde sotto un leccio.
Al mattino seguente lo sguardo suo mirò li monti e la campagna senza mulini veder, mentre al su tergo un vero Ronzino chiedeva cibarie e carezze!
Ma per poter meglio affrontare le insidie di cotesta avventura, aiuto chiese al suo fido amico Saccio Panzetta che all'udir le sue intenzioni si diede una palmata nella fronte, proruppe in un alto scoppio di ridere, e disse: "Per bacco, fratello, mi tolgo da un inganno in cui son vissuto da che vi conosco; giacché vi ho tenuto mai sempre per uomo giudizioso e prudente in tutte le vostre azioni, ed ora m'avveggo, che voi ne siete lontano quanto il cielo dalla terra
Ma le promesse di profumati gaudagni convinse il panzetta a fedel scudiero diventar.
Al prode cavalier subito capitò di incontrar mostruosi giganti di roccia minacciar la sua dipartita con urla e stridori, ma ecco scoprirsi da trenta o quaranta mulini da vento, che si trovavano in quella campagna;
e tosto che don Pisciotte li vide, disse al suo scudiere: "La fortuna va guidando le cose nostre meglio che noi non oseremmo desiderare. Vedi là, amico Saccio, come si vengono manifestando trenta, o poco più smisurati giganti? Io penso di azzuffarmi con essi, e levandoli di vita cominciare ad arricchirmi colle loro spoglie; perciocché questa è guerra onorata, ed è un servire Iddio il togliere dalla faccia della terra sì trista semente."
"Orsù mio fedele scudiero affila la lancia e ferra il mio Damperante perchè singolar tenzone mi attende di orgoglio e onore figurata"
Il giorno passò ma nessuno dei mulini da vento cedette sotto i fendenti del prode cavalier che stremato e deluso nel sonno cadde sotto un leccio.
Al mattino seguente lo sguardo suo mirò li monti e la campagna senza mulini veder, mentre al su tergo un vero Ronzino chiedeva cibarie e carezze!