Dolomiti superbike > gunn-rita marathon - sfida ... Extreme

SIMAT69

Biker serius
29/10/08
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Veneto Stato
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Leggendo le recensioni sui giornali e i post su vari forum, mi sembra di capire che la Gunn-Rita Marathon stia diventando lo spauracchio di tanti, con il suo percorso Extreme.
E allora in base alle nostre esperienze, mettiamo a confronto le due gare, DSB E GRM, dal punto di vista tecnico del percorso.
Personalmente trovo la GRM molto più dura, quelle volte che l'ho corsa non sono mai riuscito ad impostare un ritmo regolare di gara. Tutto uno strappo, tutto un rilanciare, il cross country più lungo d'Europa come qualcuno l'ha ribattezzato. Senza aver ancora affrontato il percorso Extreme !!!!
La DSB, ci vuole coraggio ad affrontare il percorso lungo, ma almeno sai quante salite devi affrontare. Piazzi il tuo "padellino" e pedali, pedali al tuo ritmo fino a valicare.
Certo che i panorami della DSB ....
Per la GRM poi, quest'anno c'è da aggiungere l'incognita tempo. Ve lo immaginate un Extreme il 28 giugno con il sole a picco ?
Comunque sia, due grandi gare per biker eXtremi.
 

GOLDRAKE

Biker dantescus
15/11/04
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Schio ( Vicenza )
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son daccordo con te a considerare la GRM piu' dura della DSB , anche perche' oltre a i continui strappi con relative discese , spesso a single angusti ....si aggiunge la mancanza di grandi panorami che un po' anestetizzano dalla fatica . Al contrario si sta spesso dentro a boschi che , per quanto affascinanti ed unici nel loro genere , sono ripetitivi dopo tanti km.

A me piacciono entrambe tanto come gare , completamente diverse tra loro ....anche se quest'anno per vari motivi lascero' la DSB a voialtri, per cimentarmi in un altro " mostro".....
le sfide con me stesso non finiscono mai:hahaha:
 

xtrncpb

Biker imperialis
23/9/04
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Milano
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Si, l'ho scritto più volte, la GRM è un XC lungo 115 km... praticamente si avrà la costante, spiacevole sensazione di pedalare sempre in salita... :i-want-t:
Se poi farà caldo, diventa come il "Camel trophy"... :zapalott:
 
Se poi farà caldo, diventa come il "Camel trophy"... :zapalott:

infatti vi ricordo che non a caso qualche anno fa vi si sono disputati i campionati italiani di XC.... e ringraziate Mr.P che ha tolto il tratto del Piave tanto caro a the.mtb.biker

Certo che i panorami della DSB ....

non voglio e non oso paragonare la Val Pusteria al Montello anche se vi abito, ma vi assicuro che nel suo piccolo il Montello offre degli scorci molto suggestivi senza contare la vista e "l'attraversamento" del glorioso fiume Piave poi a Susegana, il panorama collinare non ha niente da invidiare alle colline toscane...
 

the.mtb.biker

Biker assatanatus
30/10/05
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www.nest.bike
Bike
a
l'ho cercato nel vecchio topic ma non lo trovo :nunsacci: the.mtb.bikeeeer???

l'hai chiamato, e mò arriva!!! :celopiùg:

ROAD TO ITALIAN CHAMPOIONSHIPS
#06 del 26/03/2009 - Il grande assente


Fu il protagonista indiscusso dell’edizione 2008 di Gunn Rita Marathon, una rivelazione tanto indigesta quanto affascinante. Sorprendente e inaspettato un po’ per tutti, diede filo da torcere ai bikers che si cimentarono nel percorso marathon e che ancora oggi lo ricordano con emozione.

Stiamo parlando del Tavaran, l’Inferno del Tavaran, l’interlocutorio tratto pianeggiante lungo il Piave che divenne da subito il simbolo riconosciuto della gara. Il maltempo dei giorni precedenti trasformò quei pochi facili chilometri in una terribile distesa di fango: l’acqua limacciosa lambiva il sentiero e le ruote affondavano fino al mozzo, lo strappo dei Gradoni costringeva a mettere il piede a terra e i sassi tondi delle grave contribuivano infine a rendere il Tavaran quanto di più ostico un biker potesse trovare. Un settore da tutti sottovalutato che di colpo si rivelò capace di fare più selezione di qualunque salita.


Lo precisiamo subito: il Tavaran non verrà più inserito nel tracciato di gara, per lo meno da qui al 2011.

La necessità di garantire un percorso immutato per tre anni comporta l’eliminazione di tutti i possibili “punti deboli” del tracciato, quelli cioè in cui il rischio impraticabilità è obiettivamente troppo elevato: è infatti improponibile pensare di stravolgere il percorso a pochi giorni dell’evento, a maggior ragione se in gioco ci sono titoli Italiani, Europei e Mondiali.

Tra questi “punti deboli” vi rientrano purtroppo i tratti a ridosso del Fiume Piave, capace con le sue piene di cancellare in pochi giorni chilometri di piste e sentieri: pertanto a venire escluso non c’è solamente il Tavaran, ma anche il suo omologo sulla sponda di Susegana, un tecnico sentiero lungo l’antica via Claudia Augusta Altinate. Decisioni ardue e sofferte, ma necessarie.

Siate certi che, pur orfano del Tavaran, il percorso 2009 saprà ugualmente regalarvi entusiasmanti istanti densi di nuove emozioni: tra i sentieri del Collalto, i single track del Bosco della Serenissima e le vertiginose pendenze del Canalone Lele (solo per citarne alcuni) non c’è che l’imbarazzo della scelta.


In ogni caso il Tavaran è sempre lì, alle falde settentrionali del Montello, pronto ad accogliervi per un confronto epico, esaltante e adrenalinico con l’unica certezza che “Sai come ne entri ma non sai come ne esci”.

Che è un po’ il riassunto dell’articolo celebrativo pubblicato pochi giorni dopo la gara dello scorso anno, uno scritto che a dirla tutta cela tra le righe un curioso aneddoto: il fantomatico “inviato di gara” autore del pezzo la gara l’ha vista dalla piazza di Montebelluna, senza nemmeno prendere parte alla corsa, preferendo a una sicura infangata un più comodo (e pulito) impiego nel dietro le quinte. Per capirci, nell’Inferno del Tavaran lui non c’è mai stato! Che vigliacco…


Volge intanto al termine anche questo appuntamento con Road to Italian Championships. Torneremo puntuali tra quindici giorni approfondendo la conoscenza con Gunn Rita Dahle, da pochi giorni neo mamma, curiosando tra le molteplici ragioni che la legano alla Marca Trevigiana.

Nell’attesa gustatevi nuovamente Tavaran’s Hell: dopo averne tanto parlato non potevamo non riproporvelo!

Stefano De Marchi



Tavaran’s Hell – L’Inferno del Tavaran
(dal nostro inviato di gara)


Quaranta chilometri alle spalle e trenta ancora da percorrere, un'infinità di strappi, salite e salitelle superate e una dura ascesa a venire; nel mezzo l'interlocutorio pianoro da tutti atteso per rifiatare: il punto più facile della gara si rivelerà, paradossalmente, un inferno. L'Inferno del Tavaran.

La veloce discesa dall'ossario ti spara a tutta velocità sulla Strada dei Croderi: il fondo è compatto e l'andatura sostenuta, nulla lascia presagire quel che sarà. Avvicinandosi al Piave compaiono le prime pozzanghere, sempre più grandi e profonde man mano che ci si addentra nella golena: ne eviti una, due, tre.... la quarta la becchi in pieno e spruzzi gelidi di acqua e fango ti colpiscono ovunque, li senti sulla schiena, sulle gambe, sul casco.
Lo shock è inaspettato e paralizzante, ti lascia stordito e deconcentrato: non ti rendi più conto che la mulattiera è diventata un lago, un fiume in piena, una palude senza fine dove la ruota affonda fino al mozzo.

Solamente i Gradoni del Tavaran ti fanno tornare con i piedi per terra: nel vero senso della parola. E’ la classica rampa che non t'aspetti, una rasoiata da togliere il fiato e spezzare le gambe, un budello fangoso che sembra non finire mai; non basta la gravità ad ostacolarti nell'incedere, ci si mette pure il fondo allentato che ti fa arrancare con affanno: capisci che l'unica soluzione per uscirne indenne è il fuori soglia, oltre c'è solo il proverbiale pied-a-tèr.

Arrivi in cima e pensi che l'agonia sia finita: lo sterrato invece punta ancora verso giù, verso quel Fiume Sacro che pensavi ti avesse risparmiato e che invece ti aspetta ora con il coltello tra i denti per sfidarti un'altra volta. Svolta a sinistra, e ha di nuovo inizio il tormento.


Il sentiero è angusto e scivoloso, fangoso quanto basta per costringerti a proseguire a piedi: l'acqua limacciosa lambisce le ruote che in qualche passaggio affondano inesorabilmente e tu, sporco di fango dalla testa ai piedi, non ci fai più caso neanche quando il guado ti arriva alle ginocchia.

Quando una deviazione ti allontana dal bosco melmoso e ti immette sulle grave asciutte pensi che la sofferenza sia finita, ma è solo un'illusione: a farti penare sono ora gli innumerevoli sassi tondi del Piave, uno stillicidio di vibrazioni e sollecitazioni che si trasformano in tortura per braccia, gambe e schiena.

Sei allo stremo delle forze, sia fisiche che mentali, non sai più che altro aspettarti da questo fiume che hai affrontato con grave superficialità, venendone inevitabilmente sopraffatto; questo corso d'acqua non è un fiume qualsiasi: è il Piave, il Fiume Sacro alla Patria che novant'anni or sono decise le sorti della Grande Guerra e che oggi si diverte a strapazzare coloro che lo sottovalutano.

L'uscita della golena è un istante epico: i biker passano lentamente uno alla volta, sconvolti dall'inferno che li ha trasformati in maschere di fango, in un silenzio rotto solamente dal cigolare disperato di pignoni e catene che invocano un po' d'olio.

Da qui all'arrivo saranno altri venti chilometri di fatica, ma a questo punto il più è fatto: il Montello ormai non fa più paura agli Eroi del Tavaran.

Con il Piave non si scherza, da queste parti lo sanno bene. E anche oggi, al pari di una Classica del Nord, sai come ne entri ma non sai come ne esci: Aremberg, Grammont e Redoute ci fanno un baffo, l'Inferno del Tavaran è il nostro monumento!
 
l'hai chiamato, e mò arriva!!! :celopiùg:

ROAD TO ITALIAN CHAMPOIONSHIPS
#06 del 26/03/2009 - Il grande assente


Fu il protagonista indiscusso dell’edizione 2008 di Gunn Rita Marathon, una rivelazione tanto indigesta quanto affascinante. Sorprendente e inaspettato un po’ per tutti, diede filo da torcere ai bikers che si cimentarono nel percorso marathon e che ancora oggi lo ricordano con emozione.

Stiamo parlando del Tavaran, l’Inferno del Tavaran, l’interlocutorio tratto pianeggiante lungo il Piave che divenne da subito il simbolo riconosciuto della gara. Il maltempo dei giorni precedenti trasformò quei pochi facili chilometri in una terribile distesa di fango: l’acqua limacciosa lambiva il sentiero e le ruote affondavano fino al mozzo, lo strappo dei Gradoni costringeva a mettere il piede a terra e i sassi tondi delle grave contribuivano infine a rendere il Tavaran quanto di più ostico un biker potesse trovare. Un settore da tutti sottovalutato che di colpo si rivelò capace di fare più selezione di qualunque salita.


Lo precisiamo subito: il Tavaran non verrà più inserito nel tracciato di gara, per lo meno da qui al 2011.

La necessità di garantire un percorso immutato per tre anni comporta l’eliminazione di tutti i possibili “punti deboli” del tracciato, quelli cioè in cui il rischio impraticabilità è obiettivamente troppo elevato: è infatti improponibile pensare di stravolgere il percorso a pochi giorni dell’evento, a maggior ragione se in gioco ci sono titoli Italiani, Europei e Mondiali.

Tra questi “punti deboli” vi rientrano purtroppo i tratti a ridosso del Fiume Piave, capace con le sue piene di cancellare in pochi giorni chilometri di piste e sentieri: pertanto a venire escluso non c’è solamente il Tavaran, ma anche il suo omologo sulla sponda di Susegana, un tecnico sentiero lungo l’antica via Claudia Augusta Altinate. Decisioni ardue e sofferte, ma necessarie.

Siate certi che, pur orfano del Tavaran, il percorso 2009 saprà ugualmente regalarvi entusiasmanti istanti densi di nuove emozioni: tra i sentieri del Collalto, i single track del Bosco della Serenissima e le vertiginose pendenze del Canalone Lele (solo per citarne alcuni) non c’è che l’imbarazzo della scelta.


In ogni caso il Tavaran è sempre lì, alle falde settentrionali del Montello, pronto ad accogliervi per un confronto epico, esaltante e adrenalinico con l’unica certezza che “Sai come ne entri ma non sai come ne esci”.

Che è un po’ il riassunto dell’articolo celebrativo pubblicato pochi giorni dopo la gara dello scorso anno, uno scritto che a dirla tutta cela tra le righe un curioso aneddoto: il fantomatico “inviato di gara” autore del pezzo la gara l’ha vista dalla piazza di Montebelluna, senza nemmeno prendere parte alla corsa, preferendo a una sicura infangata un più comodo (e pulito) impiego nel dietro le quinte. Per capirci, nell’Inferno del Tavaran lui non c’è mai stato! Che vigliacco…


Volge intanto al termine anche questo appuntamento con Road to Italian Championships. Torneremo puntuali tra quindici giorni approfondendo la conoscenza con Gunn Rita Dahle, da pochi giorni neo mamma, curiosando tra le molteplici ragioni che la legano alla Marca Trevigiana.

Nell’attesa gustatevi nuovamente Tavaran’s Hell: dopo averne tanto parlato non potevamo non riproporvelo!

Stefano De Marchi



Tavaran’s Hell – L’Inferno del Tavaran
(dal nostro inviato di gara)


Quaranta chilometri alle spalle e trenta ancora da percorrere, un'infinità di strappi, salite e salitelle superate e una dura ascesa a venire; nel mezzo l'interlocutorio pianoro da tutti atteso per rifiatare: il punto più facile della gara si rivelerà, paradossalmente, un inferno. L'Inferno del Tavaran.

La veloce discesa dall'ossario ti spara a tutta velocità sulla Strada dei Croderi: il fondo è compatto e l'andatura sostenuta, nulla lascia presagire quel che sarà. Avvicinandosi al Piave compaiono le prime pozzanghere, sempre più grandi e profonde man mano che ci si addentra nella golena: ne eviti una, due, tre.... la quarta la becchi in pieno e spruzzi gelidi di acqua e fango ti colpiscono ovunque, li senti sulla schiena, sulle gambe, sul casco.
Lo shock è inaspettato e paralizzante, ti lascia stordito e deconcentrato: non ti rendi più conto che la mulattiera è diventata un lago, un fiume in piena, una palude senza fine dove la ruota affonda fino al mozzo.

Solamente i Gradoni del Tavaran ti fanno tornare con i piedi per terra: nel vero senso della parola. E’ la classica rampa che non t'aspetti, una rasoiata da togliere il fiato e spezzare le gambe, un budello fangoso che sembra non finire mai; non basta la gravità ad ostacolarti nell'incedere, ci si mette pure il fondo allentato che ti fa arrancare con affanno: capisci che l'unica soluzione per uscirne indenne è il fuori soglia, oltre c'è solo il proverbiale pied-a-tèr.

Arrivi in cima e pensi che l'agonia sia finita: lo sterrato invece punta ancora verso giù, verso quel Fiume Sacro che pensavi ti avesse risparmiato e che invece ti aspetta ora con il coltello tra i denti per sfidarti un'altra volta. Svolta a sinistra, e ha di nuovo inizio il tormento.


Il sentiero è angusto e scivoloso, fangoso quanto basta per costringerti a proseguire a piedi: l'acqua limacciosa lambisce le ruote che in qualche passaggio affondano inesorabilmente e tu, sporco di fango dalla testa ai piedi, non ci fai più caso neanche quando il guado ti arriva alle ginocchia.

Quando una deviazione ti allontana dal bosco melmoso e ti immette sulle grave asciutte pensi che la sofferenza sia finita, ma è solo un'illusione: a farti penare sono ora gli innumerevoli sassi tondi del Piave, uno stillicidio di vibrazioni e sollecitazioni che si trasformano in tortura per braccia, gambe e schiena.

Sei allo stremo delle forze, sia fisiche che mentali, non sai più che altro aspettarti da questo fiume che hai affrontato con grave superficialità, venendone inevitabilmente sopraffatto; questo corso d'acqua non è un fiume qualsiasi: è il Piave, il Fiume Sacro alla Patria che novant'anni or sono decise le sorti della Grande Guerra e che oggi si diverte a strapazzare coloro che lo sottovalutano.

L'uscita della golena è un istante epico: i biker passano lentamente uno alla volta, sconvolti dall'inferno che li ha trasformati in maschere di fango, in un silenzio rotto solamente dal cigolare disperato di pignoni e catene che invocano un po' d'olio.

Da qui all'arrivo saranno altri venti chilometri di fatica, ma a questo punto il più è fatto: il Montello ormai non fa più paura agli Eroi del Tavaran.

Con il Piave non si scherza, da queste parti lo sanno bene. E anche oggi, al pari di una Classica del Nord, sai come ne entri ma non sai come ne esci: Aremberg, Grammont e Redoute ci fanno un baffo, l'Inferno del Tavaran è il nostro monumento!

un poeta, quest'uomo poeta... leggendo le righe della tua ode al Tavaran sento ancora il fango scivolarmi addosso e :bleah:
 

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