Devinci Dexter e Sram X9

  • La Pinarello Dogma XC è finalmente disponibile al pubblico! Dopo averla vista sul gradino più alto del podio dei campionati del mondo di XC 2023 con Tom Pidcock (con la full) e Pauline Ferrand-Prevot (con la front), Stefano Udeschini ha avuto modo di provarla sui sentieri del Garda
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Devinci Dexter

Fondata nel 1987 nello stato canadese del Quebec, nata come ditta artigianale per la lavorazione di telai per biciclette in alluminio, Devinci ha conosciuto negli anni a venire una crescita costante, arrivando a espandersi fino ad abbracciare tutti i segmenti del ciclismo. Strada, mountain, city, bici da passeggio fanno parte della linea produttiva Devinci, che per i propri telai utilizza materiali di avanguardia, incluso ovviamente il carbonio.

Il nostro test di lunga durata ha per oggetto la Dexter, una full-suspended inserita nella linea “XC Performance” delle full “Mountain Split Pivot” canadesi.
Il telaio, garantito a vita, è in lega di alluminio 6066-T6 a triplo spessore, idroformato, interamente saldato a mano dai tecnici canadesi. Il tubo sterzo conico è lavorato CNC, per aumentare rigidità e robustezza del componente. Il carro posteriore, con forcellini concentrici e snodo “Split Pivot” nell’asse passante, ha foderi bassi asimmetrici, mentre quelli obliqui sono fissati nella parte interna di quelli bassi. La tecnologia “Split Pivot” di questo telaio, concepita dal progettista Dave Weagle, separa il funzionamento della sospensione da quello della frenata e dalle forze derivanti dalla spinta propulsiva sui pedali, ottimizzando l’assorbimento delle asperità e migliorando la trazione in ogni frangente. La bielletta di rinvio cui è ancorato l’ammortizzatore è dotata di un eccentrico, mediante il quale è possibile modificare la curva di compressione della sospensione e quindi la risposta agli impatti. In posizione “Low”, la distanza del movimento centrale da terra è pari a 328 mm, l’angolo sella è 72.2° e quello sterzo 69.2°. In posizione “High” la distanza aumenta a 334 mm, l’angolo sella passa a 72.8° e quello sterzo a 69.8°. Ne consegue un logico, differente comportamento e una diversa resa sui vari terreni.



Allestimento
La bici in prova era quasi interamente equipaggiata con componenti 2011. Gruppo trasmissione SRAM X.9 2x10 al completo, forcella Rock Shox Sid RLT Ti 120 mm con lock-out, ammortizzatore Rock Shox Monarch RT3, ruote DT Swiss, freni Avid Elixir CR, reggisella Rock Shox Reverb, manubrio e attacco Truvativ, coperture Onza Ibex (per tutti i dettagli si rimanda alla scheda tecnica a fondo pagina).
Si tratta di un allestimento orientato più al Trail Biking che non al Cross Country, passando per l’All Mountain e per le Marathon a lunga gittata. Ruote e coperture sono decisamente “racing”, fin troppo leggere per le specialità più ruvide. Però il reggisella telescopico da quasi 550 grammi, la forcella, la sella, il manubrio e i freni con rotori da 185 mm sono indicati per un mountain biking indirizzato alle discipline “gravity”.
Va comunque detto che per la Devinci Dexter non è previsto dall’importatore italiano un allestimento specifico, ma solo la commercializzazione del framekit comprendente telaio, serie sterzo, ammortizzatore posteriore Fox Float RP23, pompa ammortizzatore e quick-release posteriore. Sarà poi l’utente a domandare eventualmente la componentistica desiderata.



Valutazione componenti
La forcella Rock Shox SID RLT Ti da 120 mm di escursione è una certezza quanto a prestazioni e possibilità di regolazione, incluso il lock-out. Leggera quanto basta, rigida torsionalmente grazie agli steli da 32 mm di diametro e all’asse passante da 15 mm, ha un funzionamento ineccepibile in ogni situazione. Ideale per le lunghe Marathon, il Trail Biking e l’All Mountain turistico.

Discorso analogo per l’ammortizzatore oleopneumatico, anche questo model year 2011. Il Monarch RT3 offre il meglio per taratura e precisione nelle regolazioni. Il suo range di utilizzo spazia dal Cross Country agonistico (la versione 168 x 38 mm pesa solo 215 grammi) al Trail Biking.
Racing le ruote, con cerchi DT Swiss XR1450, mozzi Dexter con asse passante anteriore da 15 mm e posteriore da 12 mm, raggi inox a sezione costante da 2 mm e nipples in ergal. Non sono tubeless, ma possono diventarlo grazie all’apposito kit DT Swiss, oppure tramite sistemi analoghi. Su questa Dexter avevano camere d’aria Onza in butile, spessore 0.8 mm, peso rilevato 175 grammi. Coperture Onza Ibex 2.00, sezione massima 48 mm, peso rilevato 490 grammi.
La piega manubrio Truvativ Noir in carbonio da 680 mm e la sella San Marco Dirty Zero strizzano l’occhio alle discese, mentre il reggisella Rock Shox Reverb pare azzeccato per un utilizzo enduristico, non certo per quello granfondistico, dove la leggerezza dei componenti ha una certa importanza.
Ottima la scelta dei freni, gli Avid Elixir CR, qui con rotori da 185 mm, diametro più incline al Trail Biking.
Il gruppo trasmissione merita un discorso a sé stante (vedi paragrafo sotto dedicato).





Sintesi dei test
Altezza e peso del tester: 180 cm, 70 kg (senza abbigliamento)
Bici in prova: misura L (tutti i dettagli nella scheda tecnica a fondo pagina)
Pressione pneumatici adottata: anteriore 1.7 bar, posteriore 1.9 bar
Uscite effettuate: 10
Tempo totale di percorrenza: 36h.45min
Distanza percorsa: 542 km
Dislivello in salita: 13.250 m
Percorsi effettuati: di tutto un po’, dal fango alla polvere alle pietraie, inclusa la partecipazione alla GF 9 Fossi di Cingoli (MC) e alla GF Monti Pisani di Calci (PI)

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La prova
E’ una full-suspended nata per ospitare sospensioni da 100-110 mm di escursione. Su questa Dexter i 120 mm alzano ulteriormente il baricentro, ponendo la sella ad altezze ragguardevoli. Una volta seduti, però, si apprezza la posizione di guida decisamente comoda, lontana dalle esasperazioni di alcune specialistiche full da Cross Country. Gli angoli sterzo e sella sono abbastanza aperti, dando sicurezza sul veloce e nelle discese ripide.
Bastano poche pedalate fuoristrada per apprezzare l’ottimo lavoro del carro posteriore, assolutamente privo di “bobbing”, che copia perfettamente le asperità, conferendo una trazione straordinaria. Ciò vale anche per gli ostacoli più grandi, incassati senza scomposizioni di assetto. In frenata la sospensione posteriore rimane costantemente attiva, dando grande precisione di guida e pulizia nelle traiettorie.

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In salita si pedala bene, ma l’angolo piantone non favorisce gli scatti brucianti, si rimane un po’ troppo indietro rispetto alla verticale delle pedivelle. E’ comoda per quanti vogliano pedalare senza l’obbligo di “fare il tempo” in gara. Il carro posteriore non perde mai trazione, neppure nelle salite più ripide, dove però è la forcella a creare problemi di assetto. La sua lunghezza, infatti, accresce l’offset in misura tale da compromettere l’equilibrio del mezzo, che tende facilmente a impennarsi. Le cose migliorano variando il fulcro della bielletta di rinvio dell’ammortizzatore sulla posizione “high”, che verticalizza maggiormente gli angoli, facendo però aumentare anche l’altezza del movimento centrale da terra.
In posizione "high" le sospensioni risultano maggiormente caricate, la guida diventa più reattiva e scattante.
Nel misto stretto, quello più guidato, la larghezza della piega manubrio non agevola le manovre repentine, risultando un po’ d’impaccio. Sessantotto centimetri sono tanti. In compenso rende la vita facile in discesa, in particolare sullo sconnesso veloce.

Ma qui il limite più grande è rappresentato dal pneumatico anteriore, la cui sezione decisamente magra non riesce a garantire prestazioni velocistiche di punta sui terreni accidentati e sassosi, dove occorre una buona impronta a terra e un grande volume d’aria nella gomma per finalizzare il lavoro della forcella anteriore. Tutto ciò nonostante l’utilizzo da parte nostra di pressioni di esercizio quasi trialistiche, nel tentativo di migliorare l’impronta a terra. Non che l’Ibex 2.0 sia scadente. E’ leggero, ha ottimo grip in ogni frangente, incluso il viscido, buona tenuta in curva sui terreni smossi o fangosi. Perde qualcosa in piega discesistica sul brecciolino, perché la ciclistica della Dexter supera il limite fisiologico dei pneumatici. Sulle rocce e sui sassi smossi è un mezzo calvario, davanti si ricevono sonori ceffoni e si è costretti a guidare pulitissimo oppure a rallentare per non perdere le traiettorie impostate. Dietro le cose vanno meglio, la sospensione compensa i limiti di ampiezza della copertura. Tuttavia su una full di questo lignaggio avremmo preferito pneumatici di sezione più generosa, almeno 54 mm, magari come il fratello maggiore Ibex 2.25. Va comunque detto che la scelta dei pneumatici è strettamente personale, da effettuarsi anche in funzione del terreno sul quale muoversi.

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Sostituito il pneumatico anteriore con uno più paffuto, anche se un pochino più pesante, la Dexter mette in mostra le migliori prestazioni di cui è capace. I 120 mm delle sospensioni regalano grande confidenza discesistica anche nei passaggi più ostici, agevolmente superati senza affanno. Eccellente la stabilità alle alte velocità, dove il comparto frenante è un prezioso alleato nelle staccate al limite. Gli Avid Elixir CR, assistiti da rotori di 185 mm di diametro, si sono rivelati molto potenti e incisivi, peccando un pochino di modulabilità.
Il reggisella Rock Shox Reverb, per il quale non è stata effettuata alcuna manutenzione, si è sempre dimostrato perfetto nel funzionamento, soffrendo solo le basse temperature, che naturalmente tendono ad addensare l’olio minerale presente nell’impianto sigillato. Ne consegue una certa durezza di azionamento del pistone remoto al manubrio.
La sella è spiccatamente “gravity”. Lunga e ampia, offre un appoggio fin troppo grande. In salita non agevola la pedalata, creando qualche fastidio nella zona laterale, verso l’interno coscia.

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SRAM X.9 sotto torchio
Avendo a disposizione per lungo tempo l’intero gruppo SRAM X.9 a 10 velocità, abbiamo voluto saggiarne le funzionalità rapportandole anche alla durata. E’ vero che 542 km sono pochi per esprimere un giudizio di endurance prestazionale, ma in questo periodo lo abbiamo letteralmente brutalizzato, evitando qualsiasi manutenzione eccetto qualche lavaggio e una sola lubrificazione della catena, effettuata dopo circa 250 km. Il resto ha subito fango, acqua, polvere, erba, terriccio… tutti fattori fortemente ostativi per la bontà delle prestazioni.



Il comportamento della trasmissione si è sempre dimostrato impeccabile. I comandi trigger a dieci velocità non hanno mai denunciato alcuna durezza o difficoltà di azionamento del meccanismo, nemmeno in presenza di fango ormai secco.
Sorprendente il funzionamento del deragliatore anteriore, che ha dato prova di non soffrire neppure il fango più ostico. Sempre morbido e preciso, sposta la catena sulle due corone anteriori, qui in configurazione 39-26, con grande disinvoltura e precisione di aggancio, insensibile all’accumulo di detriti in quella zona solitamente nevralgica.
La guarnitura Truvativ X.9 ha sempre offerto ottima fluidità di rotazione nonostante i cuscinetti non siano mai stati sottoposti ad alcuna manutenzione.
Il cambio posteriore a gabbia media in carbonio ha operato egregiamente con qualsiasi incrocio catena, digerendo perfettamente anche la “pizza” da 36 denti del pacco pignoni.
La catena per dieci velocità, più stretta di quella a nove e pertanto più rigida in torsione, non ha mai fallito un aggancio, lavorando senza saltellamenti anche con il pacco pignoni pesantemente intaccato dal fango.
Considerata l’ampia disponibilità nella gamma di dentature delle corone anteriori e dei pacchi pignoni, il gruppo SRAM X.9 ci pare ideale per soddisfare la maggior parte degli utenti offroad, dall’XC racer non strettamente maniaco del peso al freerider più spericolato.
Il suo costo d’acquisto, tra i 500 e i 600 euro, lo colloca indiscutibilmente tra i prodotti SRAM con il migliore rapporto qualità/prezzo.

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Inconvenienti riscontrati nel corso della prova
Foratura camera d’aria anteriore, causa spina.

Rapporto qualità/prezzo
Il telaio è interamente realizzato in Canada, dove la mano d’opera specializzata ha il suo costo. La concorrenza orientale è forte, il carbonio impera e i manufatti in alluminio sono ormai confinati in una nicchia. In virtù della garanzia a vita e della poliedricità di utilizzo, il prezzo del framekit di questa Dexter è sostanzialmente equo.



Scheda tecnica
Telaio: Devinci Dexter alluminio 6066-T6 triple butted
Forcella: Rock Shox Sid RLT Ti 120 mm, 1.5”-1.1/8”
Ammortizzatore: Rock Shox Monarch RT3 (di serie Fox Float RP23 boost valve)
Serie sterzo: FSA Orbit C40 1.5”-1.1/8”
Curva manubrio: Truvativ Noir World Cup carbonio, 31.8 mm, larghezza 680 mm
Attacco manubrio: Truvativ Stylo World Cup alluminio, diametro conchiglia 31.8 mm, estensione 100 mm
Manopole: Sram
Comandi: Sram X.9 trigger 10 speed
Freni: Avid Elixir CR, rotori 185 mm
Deragliatore: Sram X.9 gabbia corta
Cambio: Sram X.9 10 speed, gabbia media in carbonio
Guarnitura: Truvativ X.9, corone 39-26, pedivelle 175 mm
Movimento centrale: Truvativ Gxp
Pacco Pignoni: Sram PG1070 10 speed, 12-36
Catena: Sram PC1051
Reggisella: Rock Shox Reverb, diametro 31.6 mm, lunghezza max 420 mm
Sella: San Marco Dirty Zero Camo, carrello in carbonio
Ruote: cerchi DT Swiss XR1450 non tubeless, mozzi Dexter con perno passante, raggi inox 2 mm, nipples ergal
Coperture: Onza Ibex XC 26x2.00 120 tpi, per camera
Camere d’aria: Onza XC 0.80 mm
Misure disponibili: S, M, L
Colorazioni disponibili: Nero metallizzato, nero micalizzato, bianco/rosso
Peso: 11,4 kg (senza pedali, misura telaio L)
Prezzo framekit: 2.090 euro (telaio, serie sterzo, ammortizzatore posteriore, pompa ammortizzatore, quick-release posteriore)

Info:
Cycles Devinci
1555 Rue Manic
Chicoutimi (Québec) Canada G7K1G8
www.devinci.com

Distributore italiano:
4Guimp S.r.l.
Via Pillea, 17
16153 - Genova
Tel. 010-8935035
Fax 010-8934977
www.4guimp.it
[email protected]

Foto: thumbs by xtrncpb, full width by SRAM - Sebastian Schieck
 
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Reactions: motobimbo
3/7/11
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Padova
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hai mai provato una Btwin? riconosco che è scarsa, ma non riesco a capire quanto e soprattutto se è valsa i soldi che l'ho pagata (mille meno 1euro). Per esempio: c'è davvero un abisso di differenza, come il prezzo induce a pensare, tra la rockrider 9.1 e questa devinci?
 

ernesto65

Biker poeticus
14/9/07
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Gianduia Town
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hai mai provato una Btwin? riconosco che è scarsa, ma non riesco a capire quanto e soprattutto se è valsa i soldi che l'ho pagata (mille meno 1euro). Per esempio: c'è davvero un abisso di differenza, come il prezzo induce a pensare, tra la rockrider 9.1 e questa devinci?


discorso vecchio e stravecchio ........ che non ha tanto senso ....... altrimenti tutti si comprerebbero le fiat piuttosto che le mercedes !!!
 
3/7/11
19
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Padova
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"discorso vecchio e stravecchio ........ che non ha tanto senso ....... altrimenti tutti si comprerebbero le fiat piuttosto che le mercedes !!!"

si lo so.. mi chiedevo se valeva la pena migliorarla e se si in che modo..
 

xtrncpb

Biker imperialis
23/9/04
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@ Millenovecentonovantuno: non ho mai provato la Btwin Rockrider 9.1, però a un esame superficiale vedo che è accreditata per 13.9 kg in taglia M.
Può essere una bici divertente in discesa (anche se la forcella Recon non è il top), del sistema NEUF ne parlano bene, però in salita il peso si farà sentire.
Migliorarla ?? :wink:
Significherebbe snaturarla, dovendo pagare poi una discreta sommetta per componenti più leggeri.
Le Btwin nascono con uno straordinario rapporto tra prezzo e qualità, è praticamente impossibile trovare bici di pari livello a quel costo d'acquisto.
Io ho avuto due mtb front Decathlon, non posso che elogiarle (erano montate XT e le forcelle, all'epoca, erano al top della gamma XC).

Paragonare la 9.1 alla Devinci Dexter non è praticamente possibile.
In primo luogo perchè la Dexter viene proposta in Italia come framekit, cui vanno aggiunti i componenti scelti dall'utente.
La 9.1 esce così dalla fabbrica e tanti saluti.
Poi perchè la Dexter, se montata per farci le marathon o pedalarla in salita, può arrivare facilmente a 10 kg o poco più (con sospensioni da 100 mm, non da 120).
 

xtrncpb

Biker imperialis
23/9/04
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Solo una piccola nota: non si aprono le miniature, dev'esserci un problema con i link alle foto grandi perché rimanda sempre all'apertura dell'articolo.
Un problema di "publisher"... :pc:
Se vai alla pagina 1 di questo topic, nel Forum, funziona tutto.
Non va invece, come giustamente hai segnalato tu, dalla homepage.

Tra qualche minuto sistemo il tutto. ;-)
 

Swiggy

Biker superis
13/3/08
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Legnano
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l'unico appunto (ma è probabile non ci abbia capito granchè io):
così allestita mi sembra un mezzo con seri problemi di identità; voglio dire: abbiamo da una parte elementi da puristi xc (tipo la doppia e tanto valeva metterci le seppur ottime mavic slx) dall'altro un reggisella telescopico, dischi da 185 e geometrie che col cross crountry c'entrano proprio nulla.. siccome non penso che professionisti impazziscano così, cosa mi son perso?
 

BlacK2 Baron

Biker tremendus
12/3/04
1.030
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Valle Maira
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Trek Rail
Nel misto stretto, quello più guidato, la larghezza della piega manubrio non agevola le manovre repentine, risultando un po’ d’impaccio. Sessantotto centimetri sono tanti.

Lo chiedo senza voler obiettare sull'affermazione e capendo bene che un po' di soggettività anche in un test sia lecita, ma davvero 68cm si possono ritenere tanti e fastidiosi in certe situazioni?
Per di più, su un telaio taglia L guidato da una persona relativamente alta.

Lo chiedo senza provocazione, perchè non conosco il settore trail ma pedalo comunque molto in salita, faccio Enduro escursionistico e uso con soddisfazione un 780mm, ma spesso amici e compagni con bici analoghe mi chiedono consigli sul manubrio (per esempio si parlava prima della 9.x Rockrider, che esce con 63cm, e anche molti principianti si accorgono che sono pochi per l'utilizzo) quindi vorrei capirci più a fondo.
 

xtrncpb

Biker imperialis
23/9/04
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Swiggy ha scritto:
l'unico appunto (ma è probabile non ci abbia capito granchè io):
così allestita mi sembra un mezzo con seri problemi di identità; voglio dire: abbiamo da una parte elementi da puristi xc (tipo la doppia e tanto valeva metterci le seppur ottime mavic slx) dall'altro un reggisella telescopico, dischi da 185 e geometrie che col cross crountry c'entrano proprio nulla.. siccome non penso che professionisti impazziscano così, cosa mi son perso?

Il tuo appunto è più che giustificato.
Così come era montata, la Dexter non ha una identità precisa.
Le sospensioni da 120 mm sono da Trail o All mountain di svago, però i cerchi DT e le gomme magre sono da XC racing.
Ovviamente chi vuole fare del Trail biking più ruvido, deve montare cerchi più larghi e gomme adatte.
Viceversa chi vuole dilettarsi nel pedalato (granfondo e marathon), deve cambiare qualcosa. I 120 mm delle sospensioni alzano troppo il baricentro, il manubrio è una pertica, la sella una portaerei, il reggisella un peso di troppo.

Di sicuro, però, rimane la straordinaria funzionalità del carro posteriore, sempre aderente a tutto, morbido e progressivo, uno dei migliori sistemi ammortizzanti mai provati (e in vita mia di full ne ho avute e ne ho provate tante).
 

xtrncpb

Biker imperialis
23/9/04
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Lo chiedo senza voler obiettare sull'affermazione e capendo bene che un po' di soggettività anche in un test sia lecita, ma davvero 68cm si possono ritenere tanti e fastidiosi in certe situazioni?
Per di più, su un telaio taglia L guidato da una persona relativamente alta.

Lo chiedo senza provocazione, perchè non conosco il settore trail ma pedalo comunque molto in salita, faccio Enduro escursionistico e uso con soddisfazione un 780mm, ma spesso amici e compagni con bici analoghe mi chiedono consigli sul manubrio (per esempio si parlava prima della 9.x Rockrider, che esce con 63cm, e anche molti principianti si accorgono che sono pochi per l'utilizzo) quindi vorrei capirci più a fondo.
In alcuni passaggi tra rami, tronchi e cespugli, il manubrio non passava proprio, costringendo a scendere e passare di sbieco o con innaturali contorsioni.
Ovviamente sono situazioni limite, del tutto eccezionali.
Se fai solo discese aperte, senza sottobosco, ben venga il manubrio da 78 cm come il tuo.
 

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