In una delle solite birrate finali di un giro primaverile dalle torrette ci si diceva come sarebbe stato bello tornare sulle dolomiti per la tre giorni autunnale.
Probabilmente a causa della birra versata sulla fatica mi offro volontario per organizzarla.
Dopo notti insonni passate al computer e sulle cartine, trascurando anche gli affetti più cari, riesco a mettere insieme quello che penso sia un bel giro cercando di bilanciare le salite con le discese, le esigenze di quelli che pedalano forte, anche se han messo su pancia, con quelle di chi pedala piano (che la pancia aveva già…).
Propongo ai soliti torrettiani e mi ritrovo con più adesioni di quanto pensassi, tra chi va e chi viene alla fine siamo in 12.
Si parte giovedì sera per Moena dove alloggiamo nel garnì di una signora gentilissima; per completezza di informazioni è giusto che sappiate che a Moena le birrerie devono chiudere alle 23,00, ma se siete bravi riuscite a farvi servire fino a mezzanotte.
Venerdì ci alziamo con Giove e Pluvio che han deciso di metterci alla prova, ma al grido di “iè mia che scè che gli om che turna in drè” decidiamo di partire comunque. Al che Pluvio si intimorisce e chiude le cataratte.
Devo dire che alla partenza mi monta una certa ansia da prestazione, per uno come me abituato a stare in coda trovarsi in testa a 11 bikers ruspanti e dai modi gentili che tutti conoscete non è facile.
Anche perché ho scelto di non usare i gps e i gpsmuniti del gruppo m’han guardato male liquidandomi con “alura ranges”.
Quindi potete capire che avviare il gruppo prendendo subito la strada giusta era un passo fondamentale, e il fato ha voluto che ciò accadesse.
Per la verità ora posso vantarmi di aver girato tre giorni senza sbagliare un bivio.
Si parte, il mio programma prevede una partenza soft con ciclabile e seggiovia e poi la discesa freeride dal Buffaure.
Il sentiero è veramente bello, ma l’acqua della notte prima l’ha fatto diventare una saponetta, dopo 5 minuti di discesa sono già infangato da cima a piedi, va bene, almeno non ci penso più.
(foto: fiore)
Arrivati in fondo cominciamo a far sul serio, saliamo 700 mt di cui gli ultimi 300 con la bici in spalla sempre su sentiero saponetta. Nel briefing iniziale non mi ero soffermato su quest’ultimo dato anzi, mi pare di aver mentito spudoratamente al riguardo.
(foto: connis)
Però al passo S.Nicolò troviamo il rifugio aperto (era l’ultimo giorno), metto in saccoccia gli insulti per la salita ma recupero un po’ di punti per la zuppa d’orzo e fagioli non prevista.
(foto:marco10)
Partiamo per la discesa, con RobyPezz controlliamo la valle cercando la via, individuo il sentiero che taglia in diagonale verso destra poi gira e torna in diagonale sotto di noi, glielo indico e do il via al gruppo. Ovviamente RobyPezz tira giù dritto per la valle…va bè, il sentiero lo prenderemo un po’ più in basso.
Allora giù fino in fondo alla valle fino ad Alba e poi scivoliamo fino a Canazei. Qui ho programmato la seconda e ultima meccanizzata del giro, da Canazei saliamo a Col de Rossi, poi a pedali arriviamo fino al passo Pordoi e da qui saliamo, chi a spinta chi a pedali, fino al Sass Becè. Mangia e bevi finale per il rifugio Viel Dal Pan dove pernotteremo.
Ora va detto che la mia idea prevedeva che il bello di questa giornata fosse il panorama. Mi ero già preparato a dilungarmi in spiegazioni dettagliate utilizzando nomi come Marmolada, Pelmo, Sella, Pordoi, Sasso Lungo e Piatto, Lagazuoi, Tofane, Fedaia e molti altri. In realtà gireremo tutto il giorno con le nuvole sopra, sotto e tutto intorno e delle bellezze del creato non ne avremo visione.
Su cosa possano dire e fare 12 uomini in un rifugio con una disponibilità praticamente illimitata di alcolici non vi dirò.
Andiamo a letto sperando nel giorno dopo, ma la mattina ci accorgiamo che Pluvio non è l’ultimo dei pirla e non si fa mettere sotto da noi, quindi piove. E lo farà tutto il giorno per giunta.
Noi ci riproviamo a non darci per vinti e partiamo comunque, torniamo indietro verso il Sass Becè, scendiamo al passo Pordoi e poi al Pian dei Schiavaneis, in teoria dovremmo scendere ancora per prendere una sterrata che ci porti in cima al passo Sella, ma consultandomi con il mio consigliere H@lf decido che sotto la pioggia è meglio affrontare la strada (che comunque non è poca cosa), e poi salire al Col Rodella.
Ora dobbiamo affrontare la discesa su Canazei che è uno dei pezzi forti del giro, la prima parte è ancora in modalità saponetta (tanto son già sporco e bagnato) ma poi sotto diventa rocce e sassi che drenano bene e ci fan svoltare la giornata (per gente semplice come noi basta poco).
Arrivati a fondo valle ci avviamo verso la seconda salita della giornata, ma la pioggia diventa battente, decido di fermarci a mangiare a Campitello sperando che spiova. Vi avevo detto che Pluvio non è un pirla, oltretutto è anche permaloso e non molla.
La giornata dovrebbe concludersi al rifugio Vajolet a 2200 mt di quota, valuto in circa un paio d’ore la salita al rifugio, farla sotto l’acqua non mi pare una buona idea e con l’ausilio del mio consigliere Magibest e del suo supercel troviamo un albergo vicino.
Anche qui non sto a raccontarvi cosa facciano 12 uomini in un albergo senza l’abbigliamento adeguato per fare alcunché tranne che pedalare, e gli effetti dell’alcol su di noi ed i nostri pensieri, ma vi assicuro che si volava molto alto.
Si pensa anche cosa fare il giorno dopo, varie proposte vengono portate all’attenzione del gruppo e visto che è previsto bel tempo si decide di tentare di finire il giro. Quindi ci si accorda su sveglia presto, colazione e via.
Devo informarvi che presa questa decisione si sono diretti tutti verso le rispettive camere borbottando (non tutti con la bocca), considerando che erano le dieci di sera mi pareva un po’ prestino per andare a dormire, rimasto al bar con Magibest e Paolo.65 al terzo giro abbiamo convenuto che eravamo in giro con un gruppo di vecchietti.
La domenica mattina si apre con un cielo terso come solo in montagna si può vedere, belli carichi partiamo per la salita al passo Principe.
Anche in questo briefing ho glissato su alcuni dettagli, ad esempio i 400 mt a spinta sui 1200 mt di salita totale.
Scendiamo la valle in ombra e 2° ambiente da Campitello a Pera e poi comincia la salita, per gradire la prima rampa è al 15%, il freddo passa subito.
Ma dal primo tornate in poi si vede finalmente il perché siam venuti fino a qui, subito spiccano il Sasso Piatto, il Col Rodella ed il gruppo del Sella, poi spunteranno anche gli altri.
(foto: connis)
Ma soprattutto entreremo nella valle del Vajolet, incredibilmente bella.
(foto: connis)
Durante la salita penso che abbiamo fatto bene a non averla affrontata sotto la pioggia, sarebbe stato un disastro.
Dopo un bel po’ arriviamo al Passo Principe, quello che ci si pone di fronte è semplicemente magnifico, posso affermare, senza tema di smentita, che sia uno dei posti migliori dove mangiare un panino.
Al rifugio con Malve e Magibest, volendo bere qualcosa ma non avendo voglia né di caffè né di cocacola, optiamo per un apfelschol (o come si scrive), al primo sorso lo sguardo denota un pensiero unico, CL non capisce niente di bevande.
Passo principe è una forcella sotto l’Antermoia, buttiamo l’occhio dall’altra parte per vedere la discesa che ci aspetta, non avete idea che spettacolo.
L’adrenalina sale, c’è un ampio ghiaione di cui non si vede la fine che ci aspetta.
E allora sò de lè!
(foto: fiore)
Dopo non so quanto tempo mi fermo a tirar fiato e mi giro a guardare la discesa appena fatta ed i miei soci in azione; si, avete capito bene, sono il primo.
(foto: marco10)
Vero è che gli altri han sbagliato strada ed io non li ho richiamati subito, ma tant’è, sono primo.
Ci raggruppiamo, è tutto un yeah! Grandi! Epico! Mitico! Ti stimo fratella! Pacche sulle spalle e quant’altro.
Detto questo ci è piaciuto.
Ma siamo solo all’inizio, ora dobbiamo infilarci in una gola per arrivare al rifugio Bergamo. Da qui inizia un lungo tratto esposto, fate conto un traverso di Lonno però bello.
(foto: fiore)
E poi? E poi ancora un’altra bella mezz’ora di discesa tennica con sassi, radici, gradoni, tornanti e tutto il corredo delle grandi occasioni.
E poi è finita? No, ancora 400 mt di dislivello di sterrata, ponticelli, torrente, malghe, prati rasati, pineta e tutto il servizio della festa.
E poi è finita?!? Si, con 6 km di salita con la prima rampa al 14% (deve essere un vizio della zona).
Raschiando il fondo del barile, con l’assistenza farmacologica del buon H@lf arrivo in cima. Gli altri era già lì da così tanto tempo a prendere il sole che avevan perso il segno della maglietta.
Proseguiamo, un’oretta di asfalto in falso piano ci porta sopra Moena, un po’ di fbl per trovare il sentiero giusto e poi di nuovo giù. Prima di decantarvi il flow sottobosco che ci riporta alle macchine un breve accenno al Brunino e RobyPezz che abbordano due fungaiole sole nel bosche, dopo avergli girato intorno come mosconi si avventano sulle prede. Noi seguiamo la scena da una certa distanza indecisi sul da farsi, terrorizzati da quel che potrebbe succedere.
Poi, così come sono planati se ne vanno, non capiamo ma poi ci dicono che visto che nel cestino c’erano solo funghetti di dubbia qualità non ne valeva la pena (commento: che le dò le dumà mi less sol giurnal).
Va bè, ripartiamo, giù fino a Moena, un po’ di street in paese (due scalinate) e risalita al garnì dove ritroviamo la gentilissima signora che era in pensiero per noi (che stela), che ieri pioveva (che stela), che magari c’era successo qualcosa (che sgrat!)
Ci lascia 4 camere per farci la doccia, ci offre una birretta (a chi c’era), ci trova il ristorante, prenota e non ci fa pagare le camere usate per la doccia…avercene!
Cena finale, raddrizzamento dei conti e poi a casa, arrivo ore 01.00, letto ore 01.30, sveglia ore 06.30, ufficio ore 07.00 e quella chiarissima coscienza del perché vado tutti i giorni a lavorare ma anche perché non mi piaccia andarci.
(foto: marco10)
Probabilmente a causa della birra versata sulla fatica mi offro volontario per organizzarla.
Dopo notti insonni passate al computer e sulle cartine, trascurando anche gli affetti più cari, riesco a mettere insieme quello che penso sia un bel giro cercando di bilanciare le salite con le discese, le esigenze di quelli che pedalano forte, anche se han messo su pancia, con quelle di chi pedala piano (che la pancia aveva già…).
Propongo ai soliti torrettiani e mi ritrovo con più adesioni di quanto pensassi, tra chi va e chi viene alla fine siamo in 12.
Si parte giovedì sera per Moena dove alloggiamo nel garnì di una signora gentilissima; per completezza di informazioni è giusto che sappiate che a Moena le birrerie devono chiudere alle 23,00, ma se siete bravi riuscite a farvi servire fino a mezzanotte.
Venerdì ci alziamo con Giove e Pluvio che han deciso di metterci alla prova, ma al grido di “iè mia che scè che gli om che turna in drè” decidiamo di partire comunque. Al che Pluvio si intimorisce e chiude le cataratte.
Devo dire che alla partenza mi monta una certa ansia da prestazione, per uno come me abituato a stare in coda trovarsi in testa a 11 bikers ruspanti e dai modi gentili che tutti conoscete non è facile.
Anche perché ho scelto di non usare i gps e i gpsmuniti del gruppo m’han guardato male liquidandomi con “alura ranges”.
Quindi potete capire che avviare il gruppo prendendo subito la strada giusta era un passo fondamentale, e il fato ha voluto che ciò accadesse.
Per la verità ora posso vantarmi di aver girato tre giorni senza sbagliare un bivio.
Si parte, il mio programma prevede una partenza soft con ciclabile e seggiovia e poi la discesa freeride dal Buffaure.
Il sentiero è veramente bello, ma l’acqua della notte prima l’ha fatto diventare una saponetta, dopo 5 minuti di discesa sono già infangato da cima a piedi, va bene, almeno non ci penso più.
(foto: fiore)
Arrivati in fondo cominciamo a far sul serio, saliamo 700 mt di cui gli ultimi 300 con la bici in spalla sempre su sentiero saponetta. Nel briefing iniziale non mi ero soffermato su quest’ultimo dato anzi, mi pare di aver mentito spudoratamente al riguardo.
(foto: connis)
Però al passo S.Nicolò troviamo il rifugio aperto (era l’ultimo giorno), metto in saccoccia gli insulti per la salita ma recupero un po’ di punti per la zuppa d’orzo e fagioli non prevista.
(foto:marco10)
Partiamo per la discesa, con RobyPezz controlliamo la valle cercando la via, individuo il sentiero che taglia in diagonale verso destra poi gira e torna in diagonale sotto di noi, glielo indico e do il via al gruppo. Ovviamente RobyPezz tira giù dritto per la valle…va bè, il sentiero lo prenderemo un po’ più in basso.
Allora giù fino in fondo alla valle fino ad Alba e poi scivoliamo fino a Canazei. Qui ho programmato la seconda e ultima meccanizzata del giro, da Canazei saliamo a Col de Rossi, poi a pedali arriviamo fino al passo Pordoi e da qui saliamo, chi a spinta chi a pedali, fino al Sass Becè. Mangia e bevi finale per il rifugio Viel Dal Pan dove pernotteremo.
Ora va detto che la mia idea prevedeva che il bello di questa giornata fosse il panorama. Mi ero già preparato a dilungarmi in spiegazioni dettagliate utilizzando nomi come Marmolada, Pelmo, Sella, Pordoi, Sasso Lungo e Piatto, Lagazuoi, Tofane, Fedaia e molti altri. In realtà gireremo tutto il giorno con le nuvole sopra, sotto e tutto intorno e delle bellezze del creato non ne avremo visione.
Su cosa possano dire e fare 12 uomini in un rifugio con una disponibilità praticamente illimitata di alcolici non vi dirò.
Andiamo a letto sperando nel giorno dopo, ma la mattina ci accorgiamo che Pluvio non è l’ultimo dei pirla e non si fa mettere sotto da noi, quindi piove. E lo farà tutto il giorno per giunta.
Noi ci riproviamo a non darci per vinti e partiamo comunque, torniamo indietro verso il Sass Becè, scendiamo al passo Pordoi e poi al Pian dei Schiavaneis, in teoria dovremmo scendere ancora per prendere una sterrata che ci porti in cima al passo Sella, ma consultandomi con il mio consigliere H@lf decido che sotto la pioggia è meglio affrontare la strada (che comunque non è poca cosa), e poi salire al Col Rodella.
Ora dobbiamo affrontare la discesa su Canazei che è uno dei pezzi forti del giro, la prima parte è ancora in modalità saponetta (tanto son già sporco e bagnato) ma poi sotto diventa rocce e sassi che drenano bene e ci fan svoltare la giornata (per gente semplice come noi basta poco).
Arrivati a fondo valle ci avviamo verso la seconda salita della giornata, ma la pioggia diventa battente, decido di fermarci a mangiare a Campitello sperando che spiova. Vi avevo detto che Pluvio non è un pirla, oltretutto è anche permaloso e non molla.
La giornata dovrebbe concludersi al rifugio Vajolet a 2200 mt di quota, valuto in circa un paio d’ore la salita al rifugio, farla sotto l’acqua non mi pare una buona idea e con l’ausilio del mio consigliere Magibest e del suo supercel troviamo un albergo vicino.
Anche qui non sto a raccontarvi cosa facciano 12 uomini in un albergo senza l’abbigliamento adeguato per fare alcunché tranne che pedalare, e gli effetti dell’alcol su di noi ed i nostri pensieri, ma vi assicuro che si volava molto alto.
Si pensa anche cosa fare il giorno dopo, varie proposte vengono portate all’attenzione del gruppo e visto che è previsto bel tempo si decide di tentare di finire il giro. Quindi ci si accorda su sveglia presto, colazione e via.
Devo informarvi che presa questa decisione si sono diretti tutti verso le rispettive camere borbottando (non tutti con la bocca), considerando che erano le dieci di sera mi pareva un po’ prestino per andare a dormire, rimasto al bar con Magibest e Paolo.65 al terzo giro abbiamo convenuto che eravamo in giro con un gruppo di vecchietti.
La domenica mattina si apre con un cielo terso come solo in montagna si può vedere, belli carichi partiamo per la salita al passo Principe.
Anche in questo briefing ho glissato su alcuni dettagli, ad esempio i 400 mt a spinta sui 1200 mt di salita totale.
Scendiamo la valle in ombra e 2° ambiente da Campitello a Pera e poi comincia la salita, per gradire la prima rampa è al 15%, il freddo passa subito.
Ma dal primo tornate in poi si vede finalmente il perché siam venuti fino a qui, subito spiccano il Sasso Piatto, il Col Rodella ed il gruppo del Sella, poi spunteranno anche gli altri.
(foto: connis)
Ma soprattutto entreremo nella valle del Vajolet, incredibilmente bella.
(foto: connis)
Durante la salita penso che abbiamo fatto bene a non averla affrontata sotto la pioggia, sarebbe stato un disastro.
Dopo un bel po’ arriviamo al Passo Principe, quello che ci si pone di fronte è semplicemente magnifico, posso affermare, senza tema di smentita, che sia uno dei posti migliori dove mangiare un panino.
Al rifugio con Malve e Magibest, volendo bere qualcosa ma non avendo voglia né di caffè né di cocacola, optiamo per un apfelschol (o come si scrive), al primo sorso lo sguardo denota un pensiero unico, CL non capisce niente di bevande.
Passo principe è una forcella sotto l’Antermoia, buttiamo l’occhio dall’altra parte per vedere la discesa che ci aspetta, non avete idea che spettacolo.
L’adrenalina sale, c’è un ampio ghiaione di cui non si vede la fine che ci aspetta.
E allora sò de lè!
(foto: fiore)
Dopo non so quanto tempo mi fermo a tirar fiato e mi giro a guardare la discesa appena fatta ed i miei soci in azione; si, avete capito bene, sono il primo.
(foto: marco10)
Vero è che gli altri han sbagliato strada ed io non li ho richiamati subito, ma tant’è, sono primo.
Ci raggruppiamo, è tutto un yeah! Grandi! Epico! Mitico! Ti stimo fratella! Pacche sulle spalle e quant’altro.
Detto questo ci è piaciuto.
Ma siamo solo all’inizio, ora dobbiamo infilarci in una gola per arrivare al rifugio Bergamo. Da qui inizia un lungo tratto esposto, fate conto un traverso di Lonno però bello.
(foto: fiore)
E poi? E poi ancora un’altra bella mezz’ora di discesa tennica con sassi, radici, gradoni, tornanti e tutto il corredo delle grandi occasioni.
E poi è finita? No, ancora 400 mt di dislivello di sterrata, ponticelli, torrente, malghe, prati rasati, pineta e tutto il servizio della festa.
E poi è finita?!? Si, con 6 km di salita con la prima rampa al 14% (deve essere un vizio della zona).
Raschiando il fondo del barile, con l’assistenza farmacologica del buon H@lf arrivo in cima. Gli altri era già lì da così tanto tempo a prendere il sole che avevan perso il segno della maglietta.
Proseguiamo, un’oretta di asfalto in falso piano ci porta sopra Moena, un po’ di fbl per trovare il sentiero giusto e poi di nuovo giù. Prima di decantarvi il flow sottobosco che ci riporta alle macchine un breve accenno al Brunino e RobyPezz che abbordano due fungaiole sole nel bosche, dopo avergli girato intorno come mosconi si avventano sulle prede. Noi seguiamo la scena da una certa distanza indecisi sul da farsi, terrorizzati da quel che potrebbe succedere.
Poi, così come sono planati se ne vanno, non capiamo ma poi ci dicono che visto che nel cestino c’erano solo funghetti di dubbia qualità non ne valeva la pena (commento: che le dò le dumà mi less sol giurnal).
Va bè, ripartiamo, giù fino a Moena, un po’ di street in paese (due scalinate) e risalita al garnì dove ritroviamo la gentilissima signora che era in pensiero per noi (che stela), che ieri pioveva (che stela), che magari c’era successo qualcosa (che sgrat!)
Ci lascia 4 camere per farci la doccia, ci offre una birretta (a chi c’era), ci trova il ristorante, prenota e non ci fa pagare le camere usate per la doccia…avercene!
Cena finale, raddrizzamento dei conti e poi a casa, arrivo ore 01.00, letto ore 01.30, sveglia ore 06.30, ufficio ore 07.00 e quella chiarissima coscienza del perché vado tutti i giorni a lavorare ma anche perché non mi piaccia andarci.
(foto: marco10)