..continua da QUI
3. Dal Ceppo al Rif. Fioretti in Valchiarino, il passaggio dalla LAGA al Gran Sasso
Sveglia, colazione…pronti! Purtroppo come ci era stato anticipato da casa la sera prima, oggi il meteo non promette niente di buono e decidiamo a malincuore ma con saggezza di rinunciare al percorso originario che prevedeva di “scalare” il M. Gorzano e Cima della Laghetta per riscendere nella conca di Campotosto. Le vette infatti sono tutte coperte dalle nuvole, la temperatura è molto bassa e prendere un temporale lassù avrebbe potuto avere delle conseguenze poco piacevoli.
Ora…come proseguire? Prendo in mano la sfera magica del mio Aventura, inizio a strofinarlo e magicamente vien fuori un interessante percorso che aggira la catena montuosa dal versante orientale per scendere fino alla SS80 del Vomano dove ci saremmo riallacciati al percorso originale. Certo i km raddoppiano, c’è asfalto di mezzo, ma la legge della montagna va rispettata!
Iniziamo il primo tratto nel bosco, una bella mulattiera che ci permette di tagliare un bel po’ di bitume,
quando all’improvviso STRACK! Un sinistro rumore che non lascia presagire nulla di buono risale dalla mtb di Enrico Tomiw. Un legno si è incastrato tra telaio e ruota, con il devastante risultato di mettere completamente fuori uso il cambio e spezzare due raggi. Per un attimo restiamo gelati, quasi convinti che l’avventura fosse finita.
Ma la tenacia del gruppo e la voglia di arrivare in fondo, uniti alla straordinaria testardaggine e pazienza di TOMIW, ci permettono di smontare il cambio, centrare un po’ alla meglio la ruota e ripartire in “monomarcia”.
Fortunatamente poco dopo inizia un single track di quelli da spot della mtb
il morale torna alto tra noi e per 20 lunghissimi minuti si levano grida di gioia
d’altronde su simili passaggi come può essere altrimenti?
veniamo trasportati tra arenarie
rocce
prati e calanchi fino all’ameno abitato di Fioli.
Da qui dobbiamo adesso raggiungere la statale 80 del Vomano, e inizia uno dei tratti sulla carta più monotono del giro: l’asfalto. Ma la scarsità di traffico (4 macchine incontrate in 25 km), le condizioni della mtb di Tomiw (con la ruota sempre più…libera…di girare come vuole), i panorami e i paesini incontrati ci fanno capire che non tutto vien per nuocere!
La vena “totteresca” riesce a fiutare in questo tratto pure due varianti per mulatiere e carrarecce che ci permettono di tagliare qualche km ed eliminare abbastanza asfalto. Proprio nel tratto sommitale della sterrata Cortino-Valle Vaccaro, sopra i prati di Altovia, l’emozione è grande:
enormi parete calcaree si stagliano davanti a noi in rapida successione, come a voler prevalere l’una sull’altra.
.La meta adesso è proprio vicina (almeno allo sguardo!) e le foto si sprecano
Siamo al cospetto di mostri sacri dell’Appennino italiano, monti che hanno fatto la storia dell’alpinismo come Corvo (2623 mt), Intermesoli (2635 mt) e Gran Sasso (2912 mt).
Pensare che l’idomani avremmo dovuto valicare le loro forcelle per scendere a Pietracamela ci riempiva di brividi adrenalinici, ci guardavamo in faccia impietriti come se avessimo visto per la prima volta una montagna..ma eravamo consapevoli che quella non era una montagna qualsiasi…
Ma è ora di ripartire:
i soliti cumulonembi avanzano inesorabili: ha inizio la facile e panoramica discesa
che in breve ci porta ad Aprati, sulla statale del Vomano, dove ci attende Domenico, gestore del rif. Fioretti, persona squisita e montanaro DOC, che subito cattura la nostra simpatia per parlata e disponibilità.
E’ proprio grazie a Domenico che Enrico, sfiancato da tutta la strada percorsa in single speed, per di più con la gomma che ormai toccava sul telaio, riesce a issare la mtb sulla jeep e portarla fino al rifugio, risparmiando 900 mt x 14 km di salita…
Con Andrea raggiungiamo in poco tempo il Lago della Provvidenza, dove passando sopra il muro di sbarramento dell’omonima diga, ha inizio la Valchiarino, forse la più bella vallata appenninica che abbia mai visto. Una bella carrareccia costeggia l’alveo del torrente Chiarino, fitti boschi di secolari faggi racchiudono ruderi di masserie e mulini ad acqua, segno della forte simbiosi tra uomo e natura di un tempo che fu.
La salita è lunga ma mai troppo impegnativa; percorriamo la splendida valle per un’ora abbondante quando le prime gocce d’acqua iniziano a cadere, e il rifugio ancora non si vede; ormai abbiamo messo l’anima in pace, il temporale oggi non ce lo leva nessuno…quando all’improvviso…una colonnina di fumo sale leggera da una conca sopra di noi.
Sfiniti ma rinvigoriti da tale visione, iniziamo a pedalare a tutta: un rifugio in pietra al centro di una prateria!
Enrico e Domenico ci urlano pieni di contentezza dalla porta del rifugio: anche oggi ce l’abbiamo fatta!
Il rifugio è molto accogliente: un caminetto acceso ci ritempra l’anima e ci permette di asciugare i vestiti
mentre Domenico è intento a preparci la cena.
Più tardi usciamo fuori, la quiete dopo la tempesta:
il rifugio sembra un altro
un fontanella d’acqua rompe il silenzio in questo angolo di paradiso
cavalli al pascolo tutt’intorno,
pizzi oltre i 2000 mt ci sovrastano ad anello, il chiarino che qui è poco più di un ruscello riecheggia per la ridente valle.
Ma la fame è tanta e Domenico (che intanto non perde tempo) ci invita a prender posizione
Presto il tavolo si riempie: affettati, formaggi, sott’oli, pasta ad un sugo che parla, carne alla brace, vino, genziana e la vera bomba di Domenico: l’artemisia glaciale (indescrivibile…)
Divoriamo tutto quanto e tra una siesta e un bicchiere di vino
uno scatto di gruppo
qualche foto ad un tramonto spettacolare e tutti a nanna, che stanchezza!
4. Dal Rif. Fioretti in Valchiarino a Pietracamela, il gigante "buono" è con noi!
Sono le 06.00, veniamo svegliati da una tenue luce che rompe il buio della stanza. In un battibaleno ci vestiamo, facciamo colazione e apriamo la porta del rifugio.
Meraviglioso. Non ci sono altre parole per descrivere quello scenario di montagne sotto un cielo blu accecante, quella valle alpina di un verde scintillante che già tanto avevamo risalito il giorno prima ma di cui innalzando lo sguardo non vedevamo la fine.
Ci aspettano due impervie selle da oltrepassare per raggiungere la Val Maone, per cui salutiamo a malincuore l’amico Domenico e ripartiamo in salita verso l’alta valle del Chiarino.
Tante mucche ci guardano stupite inerpicarci per i tornanti che ci conducono in poco tempo ai 1700 mt dello stazzo della Solagna,
magico pianoro erboso posto in una conca di rara bellezza,
con una piacevole cascata alle spalle, circondato ai lati dagli imponenti massicci del M. Corvo e del Pizzo Camarda.
Da qui ha inizio un duro tratto a spinta che ci consentirà di arrivare al primo valico della giornata: Sella del Venacquaro, 2236 mt.
E’ proprio in questo tratto, verso i 1900 mt, che abbiamo un’incontro ravvicinato che ci lascia senza fiato: a poche centinaia di metri da noi un orso viaggia solitario sotto la parete ovest del Corvo!
Ci guardiamo esterrefatti senza riuscire a trovare le parole, capiamo che qui la natura è la sovrana indiscussa di una montagna stupefacente, pronta in qualsiasi momento a regalarti enormi soddisfazioni come questa.
Un'altra oretta circondati da vette e conche innevate
qualche scatto “artistico”
foto panoramica con Enrico
Prima di conquistare finalmente Sella del Venacquaro.
Il panorama è ancora una volta indescrivibile: davanti una magica fioritura viola di croco fa da contraltare alle cime innevate dell’Intermesoli
Enrico e Andrea si dilettano in fantastici passaggi
dietro l’intera Valchiarino in tutta la sua bellezza, tutt’intorno pizzi innevati oltre i 2400 mt!
Sullo sfondo il blu cobalto del lago di Campotosto
Ma dopo tanta salita, ci sarà un po’ di discesa? Ci affacciamo al di là della sella
e questo è quello che ci si presenta davanti:
da quassù il Gran Sasso spicca in tutta la sua bellezza:
Dopo questo magnifico balcone naturale, vediamo un emozionante sentiero a zig-zag calare verso la valle del Venacquaro.
E’ questo che dobbiamo imboccare, e urla di gioia si levano durante l’inebriante discesa prima su roccia, poi su prati e tracce di neve.
Il divertimento raggiunge i massimi livelli…
con questo panorama davanti poi…
La discesa sembra non finire mai
finchè non imbocchiamo l’imbuto finale
che passando sotto la parete ovest del Corvo
confluisce nell’amena conca del Venacquaro
proprio alle pendici dell’Intermesoli
Raggiunta l’incontaminata valle dobbiamo risalire altri 300 mt.
per un sentiero ripidissimo e faticosissimo, ma che affrontiamo con una buona lena, consapevoli che sono gli ultimi metri all’insù della giornata e del tour più in generale … ci siamo quasi!
Ad un certo punto, quando la salita sembrava non dover terminare mai, un’altra stupefacente fioritura di croco ci ricorda che la sella dei Grilli è ormai prossima…da dietro emerge un imponente masso che sembra voler squarciare il blu del cielo…è il Gran Sasso!
La pendenza infatti si addolcisce
tre piccoli bikers rabbrividiscono nel bel mezzo di un “deserto” di vette tutte oltre i 2500 mt:
Corvo, Intermesoli, Cefalone, Portella, Aquila tutti sotto l’occhio attento di sua maestà Gran Sasso, mai visto prima così imponente e padroneggiante della situazione.
Sotto di noi l’aperta conca di Campo Pericoli con la splendida Val Maone che l’attraversa, degradando proprio tra Gran Sasso e Intermesoli in direzione del vicino Mar Adriatico.
E’ un luogo questo dal quale non vorresti mai ripartire, tant’è la bellezza e l’emozione di assistere a un simile scenario.
Giornate come questa quassù capitano molto raramente, la nostra audacia è stata ripagata da un bel colpo di fortuna!
Pensiamo che ormai le nostre fatiche sono terminate, quando invece appena sotto Sella dei Grilli…il vuoto!
Il sentiero che sarebbe dovuto scendere a mezza costa portandoci fino in Val Maone è completamente inghiottito da almeno un metro di neve, a destra non si passa perché ci sono baratri di oltre duecento metri..l’unico modo è spostarsi più a sinistra e controllare…caspita!
L’unico passaggio fattibile è un salto roccioso di 3 metri, sotto al quale poi un sentiero scende verso il canalone ghiaioso e in parte innevato dell’Intermesoli!
Che facciamo? Le cose sono due: tornare indietro e scendere per lo sconosciuto sentiero della Valle del Venacquaro (ma anche qui avevo sentito dire di una pericolosa frana…) oppure tentare questo passaggio.
Riflettiamo per attimi che sembrano un’eternità e alla fine decidiamo di continuare il giro originale, fermarsi al cospetto di colui che aveva ispirato questo viaggio sarebbe stato davvero un crollo psicologico…
Nella maggior sicurezza possibile, con moltissima attenzione, facciamo un passamano delle bici dalla cresta della sella fin sotto il salto roccioso e da qui giù verso il canalone innevato.
Ormai è fatta: ci rimane solo un monotono ghiaione per arrivare alla Val Maone! Ma pensare che siamo scesi da qui…
Siamo un gruppo forte, compatto, prudente e motivato, e questo, solo questo, ci ha permesso di arrivare sin qui.
I nevai finalmente finiscono e un sentiero dannatamente spettacolare ci porta nella piana ci Campo Pericoli
abbiamo raggiunto la sognata Val Maone…che spettacolo!
Il single track che ci si propone davanti è da film, una sceneggiatura montata appositamente per andare in mtb
divertimento all’ennesima potenza in mezzo a uno scenario di incomparabile bellezza.
Se fino a questo momento abbiamo percorso il sentiero 1 del Gran Sasso (traversata Valchiarino – Campo Imperatore), adesso sarà il sentiero 2 a indicarci la strada…
…e che strada!
rocce
passaggi spettacolari
ancora rocce
siamo in un luogo magico!
Tomiw tira fuori numeri da circo
Andrea66 apre il gas su questi tratti guidati
Io che non credo ai miei occhi e mi butto giù…
finchè non arriviamo al bivio per Prati di Tivo (sent. 2V), che lasciamo sulla destra per continuare sempre sul 2 che d’ora in poi s’immerge in un bosco da favola costeggiando l’alveo del Rio Arno fino a Pietracamela.
E’ qui che ha inizio a mio giudizio la parte più bella della discesa della Val Maone:
prima tratti tecnici anche molto trialistici su grossi massi e radici di secolari faggi
poi un tratto intermedio con toboga e ripidoni da urlo,
infine un magnifico tratto guidato dove la pendenza diminuisce ma il divertimento assolutamente no!
Dopo 2 ore di discesa interrotta solo da qualche scatto d’obbligo, dai 2000 mt della testata della Val Maone arriviamo ai 1000 mt di Pietracamela, per un tratto finale di gradini
dove viuzze e stradine della bellissima borgata appenninica pongono la ciliegina sulla torta di questa “scampagnata”
IL SOGNO SI E’ AVVERATO.
Abbiamo raggiunto le pendici del Corno Piccolo del Gran Sasso in mtb cavalcando una cospicua parte della dorsale appenninica del centro Italia!!!
Una birra con i mitici compagni d’avventura e poi giù verso la SS80, dove un furgone ci attende per riportarci indietro alle auto.
Comodamente seduto un tiepido sole mi ritempra le membra, dal finestrino guardo stupito tutte le vette possedute in queste quattro intense giornate, la mia mente si perde in un flash back di emozioni, chiudo gli occhi con l’anima piena di gioia, li riapro felici quando siamo vicino Amatrice: è già nata l’idea della prossima Avventura, quant’è meraviglioso il nostro caro APPENNINO!
Greetings to:
I miei cari amici Enrico (tomiw)
e Andrea (andrea66), valorosi e pazienti compagni di viaggio;
la forza e l'affiatamento di questo gruppo;
Enrico (climbiker), l’abruzzese volante, per i suoi preziosi consigli su Laga e Gran Sasso;
Domenico, il cui amore per la montagna mi ha davvero colpito;
Tutti coloro che da casa ci supportavano con preziosi aggiornamenti meteo e tifavano per la riuscita di questo viaggio;
La montagna vera dove ancora regna la natura allo stato puro e selvaggio!
MAPPA DEL PERCORSO (in attesa di una traccia...ripulita!):
Con la montagna nel cuore...alla prox!
Tot.
3. Dal Ceppo al Rif. Fioretti in Valchiarino, il passaggio dalla LAGA al Gran Sasso
Sveglia, colazione…pronti! Purtroppo come ci era stato anticipato da casa la sera prima, oggi il meteo non promette niente di buono e decidiamo a malincuore ma con saggezza di rinunciare al percorso originario che prevedeva di “scalare” il M. Gorzano e Cima della Laghetta per riscendere nella conca di Campotosto. Le vette infatti sono tutte coperte dalle nuvole, la temperatura è molto bassa e prendere un temporale lassù avrebbe potuto avere delle conseguenze poco piacevoli.
Ora…come proseguire? Prendo in mano la sfera magica del mio Aventura, inizio a strofinarlo e magicamente vien fuori un interessante percorso che aggira la catena montuosa dal versante orientale per scendere fino alla SS80 del Vomano dove ci saremmo riallacciati al percorso originale. Certo i km raddoppiano, c’è asfalto di mezzo, ma la legge della montagna va rispettata!
Iniziamo il primo tratto nel bosco, una bella mulattiera che ci permette di tagliare un bel po’ di bitume,
quando all’improvviso STRACK! Un sinistro rumore che non lascia presagire nulla di buono risale dalla mtb di Enrico Tomiw. Un legno si è incastrato tra telaio e ruota, con il devastante risultato di mettere completamente fuori uso il cambio e spezzare due raggi. Per un attimo restiamo gelati, quasi convinti che l’avventura fosse finita.
Ma la tenacia del gruppo e la voglia di arrivare in fondo, uniti alla straordinaria testardaggine e pazienza di TOMIW, ci permettono di smontare il cambio, centrare un po’ alla meglio la ruota e ripartire in “monomarcia”.
Fortunatamente poco dopo inizia un single track di quelli da spot della mtb
il morale torna alto tra noi e per 20 lunghissimi minuti si levano grida di gioia
d’altronde su simili passaggi come può essere altrimenti?
veniamo trasportati tra arenarie
rocce
prati e calanchi fino all’ameno abitato di Fioli.
Da qui dobbiamo adesso raggiungere la statale 80 del Vomano, e inizia uno dei tratti sulla carta più monotono del giro: l’asfalto. Ma la scarsità di traffico (4 macchine incontrate in 25 km), le condizioni della mtb di Tomiw (con la ruota sempre più…libera…di girare come vuole), i panorami e i paesini incontrati ci fanno capire che non tutto vien per nuocere!
La vena “totteresca” riesce a fiutare in questo tratto pure due varianti per mulatiere e carrarecce che ci permettono di tagliare qualche km ed eliminare abbastanza asfalto. Proprio nel tratto sommitale della sterrata Cortino-Valle Vaccaro, sopra i prati di Altovia, l’emozione è grande:
enormi parete calcaree si stagliano davanti a noi in rapida successione, come a voler prevalere l’una sull’altra.
.La meta adesso è proprio vicina (almeno allo sguardo!) e le foto si sprecano
Siamo al cospetto di mostri sacri dell’Appennino italiano, monti che hanno fatto la storia dell’alpinismo come Corvo (2623 mt), Intermesoli (2635 mt) e Gran Sasso (2912 mt).
Pensare che l’idomani avremmo dovuto valicare le loro forcelle per scendere a Pietracamela ci riempiva di brividi adrenalinici, ci guardavamo in faccia impietriti come se avessimo visto per la prima volta una montagna..ma eravamo consapevoli che quella non era una montagna qualsiasi…
Ma è ora di ripartire:
i soliti cumulonembi avanzano inesorabili: ha inizio la facile e panoramica discesa
che in breve ci porta ad Aprati, sulla statale del Vomano, dove ci attende Domenico, gestore del rif. Fioretti, persona squisita e montanaro DOC, che subito cattura la nostra simpatia per parlata e disponibilità.
E’ proprio grazie a Domenico che Enrico, sfiancato da tutta la strada percorsa in single speed, per di più con la gomma che ormai toccava sul telaio, riesce a issare la mtb sulla jeep e portarla fino al rifugio, risparmiando 900 mt x 14 km di salita…
Con Andrea raggiungiamo in poco tempo il Lago della Provvidenza, dove passando sopra il muro di sbarramento dell’omonima diga, ha inizio la Valchiarino, forse la più bella vallata appenninica che abbia mai visto. Una bella carrareccia costeggia l’alveo del torrente Chiarino, fitti boschi di secolari faggi racchiudono ruderi di masserie e mulini ad acqua, segno della forte simbiosi tra uomo e natura di un tempo che fu.
La salita è lunga ma mai troppo impegnativa; percorriamo la splendida valle per un’ora abbondante quando le prime gocce d’acqua iniziano a cadere, e il rifugio ancora non si vede; ormai abbiamo messo l’anima in pace, il temporale oggi non ce lo leva nessuno…quando all’improvviso…una colonnina di fumo sale leggera da una conca sopra di noi.
Sfiniti ma rinvigoriti da tale visione, iniziamo a pedalare a tutta: un rifugio in pietra al centro di una prateria!
Enrico e Domenico ci urlano pieni di contentezza dalla porta del rifugio: anche oggi ce l’abbiamo fatta!
Il rifugio è molto accogliente: un caminetto acceso ci ritempra l’anima e ci permette di asciugare i vestiti
mentre Domenico è intento a preparci la cena.
Più tardi usciamo fuori, la quiete dopo la tempesta:
il rifugio sembra un altro
un fontanella d’acqua rompe il silenzio in questo angolo di paradiso
cavalli al pascolo tutt’intorno,
pizzi oltre i 2000 mt ci sovrastano ad anello, il chiarino che qui è poco più di un ruscello riecheggia per la ridente valle.
Ma la fame è tanta e Domenico (che intanto non perde tempo) ci invita a prender posizione
Presto il tavolo si riempie: affettati, formaggi, sott’oli, pasta ad un sugo che parla, carne alla brace, vino, genziana e la vera bomba di Domenico: l’artemisia glaciale (indescrivibile…)
Divoriamo tutto quanto e tra una siesta e un bicchiere di vino
uno scatto di gruppo
qualche foto ad un tramonto spettacolare e tutti a nanna, che stanchezza!
4. Dal Rif. Fioretti in Valchiarino a Pietracamela, il gigante "buono" è con noi!
Sono le 06.00, veniamo svegliati da una tenue luce che rompe il buio della stanza. In un battibaleno ci vestiamo, facciamo colazione e apriamo la porta del rifugio.
Meraviglioso. Non ci sono altre parole per descrivere quello scenario di montagne sotto un cielo blu accecante, quella valle alpina di un verde scintillante che già tanto avevamo risalito il giorno prima ma di cui innalzando lo sguardo non vedevamo la fine.
Ci aspettano due impervie selle da oltrepassare per raggiungere la Val Maone, per cui salutiamo a malincuore l’amico Domenico e ripartiamo in salita verso l’alta valle del Chiarino.
Tante mucche ci guardano stupite inerpicarci per i tornanti che ci conducono in poco tempo ai 1700 mt dello stazzo della Solagna,
magico pianoro erboso posto in una conca di rara bellezza,
con una piacevole cascata alle spalle, circondato ai lati dagli imponenti massicci del M. Corvo e del Pizzo Camarda.
Da qui ha inizio un duro tratto a spinta che ci consentirà di arrivare al primo valico della giornata: Sella del Venacquaro, 2236 mt.
E’ proprio in questo tratto, verso i 1900 mt, che abbiamo un’incontro ravvicinato che ci lascia senza fiato: a poche centinaia di metri da noi un orso viaggia solitario sotto la parete ovest del Corvo!
Ci guardiamo esterrefatti senza riuscire a trovare le parole, capiamo che qui la natura è la sovrana indiscussa di una montagna stupefacente, pronta in qualsiasi momento a regalarti enormi soddisfazioni come questa.
Un'altra oretta circondati da vette e conche innevate
qualche scatto “artistico”
foto panoramica con Enrico
Prima di conquistare finalmente Sella del Venacquaro.
Il panorama è ancora una volta indescrivibile: davanti una magica fioritura viola di croco fa da contraltare alle cime innevate dell’Intermesoli
Enrico e Andrea si dilettano in fantastici passaggi
dietro l’intera Valchiarino in tutta la sua bellezza, tutt’intorno pizzi innevati oltre i 2400 mt!
Sullo sfondo il blu cobalto del lago di Campotosto
Ma dopo tanta salita, ci sarà un po’ di discesa? Ci affacciamo al di là della sella
e questo è quello che ci si presenta davanti:
da quassù il Gran Sasso spicca in tutta la sua bellezza:
Dopo questo magnifico balcone naturale, vediamo un emozionante sentiero a zig-zag calare verso la valle del Venacquaro.
E’ questo che dobbiamo imboccare, e urla di gioia si levano durante l’inebriante discesa prima su roccia, poi su prati e tracce di neve.
Il divertimento raggiunge i massimi livelli…
con questo panorama davanti poi…
La discesa sembra non finire mai
finchè non imbocchiamo l’imbuto finale
che passando sotto la parete ovest del Corvo
confluisce nell’amena conca del Venacquaro
proprio alle pendici dell’Intermesoli
Raggiunta l’incontaminata valle dobbiamo risalire altri 300 mt.
per un sentiero ripidissimo e faticosissimo, ma che affrontiamo con una buona lena, consapevoli che sono gli ultimi metri all’insù della giornata e del tour più in generale … ci siamo quasi!
Ad un certo punto, quando la salita sembrava non dover terminare mai, un’altra stupefacente fioritura di croco ci ricorda che la sella dei Grilli è ormai prossima…da dietro emerge un imponente masso che sembra voler squarciare il blu del cielo…è il Gran Sasso!
La pendenza infatti si addolcisce
tre piccoli bikers rabbrividiscono nel bel mezzo di un “deserto” di vette tutte oltre i 2500 mt:
Corvo, Intermesoli, Cefalone, Portella, Aquila tutti sotto l’occhio attento di sua maestà Gran Sasso, mai visto prima così imponente e padroneggiante della situazione.
Sotto di noi l’aperta conca di Campo Pericoli con la splendida Val Maone che l’attraversa, degradando proprio tra Gran Sasso e Intermesoli in direzione del vicino Mar Adriatico.
E’ un luogo questo dal quale non vorresti mai ripartire, tant’è la bellezza e l’emozione di assistere a un simile scenario.
Giornate come questa quassù capitano molto raramente, la nostra audacia è stata ripagata da un bel colpo di fortuna!
Pensiamo che ormai le nostre fatiche sono terminate, quando invece appena sotto Sella dei Grilli…il vuoto!
Il sentiero che sarebbe dovuto scendere a mezza costa portandoci fino in Val Maone è completamente inghiottito da almeno un metro di neve, a destra non si passa perché ci sono baratri di oltre duecento metri..l’unico modo è spostarsi più a sinistra e controllare…caspita!
L’unico passaggio fattibile è un salto roccioso di 3 metri, sotto al quale poi un sentiero scende verso il canalone ghiaioso e in parte innevato dell’Intermesoli!
Che facciamo? Le cose sono due: tornare indietro e scendere per lo sconosciuto sentiero della Valle del Venacquaro (ma anche qui avevo sentito dire di una pericolosa frana…) oppure tentare questo passaggio.
Riflettiamo per attimi che sembrano un’eternità e alla fine decidiamo di continuare il giro originale, fermarsi al cospetto di colui che aveva ispirato questo viaggio sarebbe stato davvero un crollo psicologico…
Nella maggior sicurezza possibile, con moltissima attenzione, facciamo un passamano delle bici dalla cresta della sella fin sotto il salto roccioso e da qui giù verso il canalone innevato.
Ormai è fatta: ci rimane solo un monotono ghiaione per arrivare alla Val Maone! Ma pensare che siamo scesi da qui…
Siamo un gruppo forte, compatto, prudente e motivato, e questo, solo questo, ci ha permesso di arrivare sin qui.
I nevai finalmente finiscono e un sentiero dannatamente spettacolare ci porta nella piana ci Campo Pericoli
abbiamo raggiunto la sognata Val Maone…che spettacolo!
Il single track che ci si propone davanti è da film, una sceneggiatura montata appositamente per andare in mtb
divertimento all’ennesima potenza in mezzo a uno scenario di incomparabile bellezza.
Se fino a questo momento abbiamo percorso il sentiero 1 del Gran Sasso (traversata Valchiarino – Campo Imperatore), adesso sarà il sentiero 2 a indicarci la strada…
…e che strada!
rocce
passaggi spettacolari
ancora rocce
siamo in un luogo magico!
Tomiw tira fuori numeri da circo
Andrea66 apre il gas su questi tratti guidati
Io che non credo ai miei occhi e mi butto giù…
finchè non arriviamo al bivio per Prati di Tivo (sent. 2V), che lasciamo sulla destra per continuare sempre sul 2 che d’ora in poi s’immerge in un bosco da favola costeggiando l’alveo del Rio Arno fino a Pietracamela.
E’ qui che ha inizio a mio giudizio la parte più bella della discesa della Val Maone:
prima tratti tecnici anche molto trialistici su grossi massi e radici di secolari faggi
poi un tratto intermedio con toboga e ripidoni da urlo,
infine un magnifico tratto guidato dove la pendenza diminuisce ma il divertimento assolutamente no!
Dopo 2 ore di discesa interrotta solo da qualche scatto d’obbligo, dai 2000 mt della testata della Val Maone arriviamo ai 1000 mt di Pietracamela, per un tratto finale di gradini
dove viuzze e stradine della bellissima borgata appenninica pongono la ciliegina sulla torta di questa “scampagnata”
IL SOGNO SI E’ AVVERATO.
Abbiamo raggiunto le pendici del Corno Piccolo del Gran Sasso in mtb cavalcando una cospicua parte della dorsale appenninica del centro Italia!!!
Una birra con i mitici compagni d’avventura e poi giù verso la SS80, dove un furgone ci attende per riportarci indietro alle auto.
Comodamente seduto un tiepido sole mi ritempra le membra, dal finestrino guardo stupito tutte le vette possedute in queste quattro intense giornate, la mia mente si perde in un flash back di emozioni, chiudo gli occhi con l’anima piena di gioia, li riapro felici quando siamo vicino Amatrice: è già nata l’idea della prossima Avventura, quant’è meraviglioso il nostro caro APPENNINO!
Greetings to:
I miei cari amici Enrico (tomiw)
e Andrea (andrea66), valorosi e pazienti compagni di viaggio;
la forza e l'affiatamento di questo gruppo;
Enrico (climbiker), l’abruzzese volante, per i suoi preziosi consigli su Laga e Gran Sasso;
Domenico, il cui amore per la montagna mi ha davvero colpito;
Tutti coloro che da casa ci supportavano con preziosi aggiornamenti meteo e tifavano per la riuscita di questo viaggio;
La montagna vera dove ancora regna la natura allo stato puro e selvaggio!
MAPPA DEL PERCORSO (in attesa di una traccia...ripulita!):
Con la montagna nel cuore...alla prox!
Tot.