Dai Sibillini al Gran Sasso attraverso la Laga, uno (stra)ordinario viaggio, 1° parte

tottero

Biker dantescus
Un sogno diventato realtà.
Un'avventura indimenticabile.
Una natura così imponente e selvaggia da lasciarti stupito ad ammirare per ore l’infinito davanti a te.
Un tour emozionante dove forse mai nessuno aveva provato prima a poggiare le ruote grasse.
Un viaggio affascinante in compagnia di grandi amici (Andrea66 e Tomiw) attraverso 4 regioni (Umbria, Lazio, Marche, Abruzzo) e 2 Parchi Nazionali (Sibillini e Laga-Gran Sasso).
150 km, 5500 mt in salita, 7000 mt in discesa per possenti montagne, fragorose cascate, abbondanti nevai, secolari foreste e vallate incontaminate, con sentieri segnalati sulla carta ma in realtà…auguri viandante!

Nessuno avrebbe e ha scommesso sulla riuscita di questo tour tant'era duro sulla carta, per di più con tutta la neve caduta nel mese di Maggio e con il meteo che anche il giorno prima della partenza non prometteva niente di buono.
E poi c’erano i Monti della Laga…catena sconosciuta ai più, ma secondo me la più bella montagna del nostro amato Appennino, perché selvaggia, varia, piena di cascate, torrenti, una delle poche ad aver scampato il pazzo disboscamento dei secoli passati (vedi Sibillini e Gran Sasso, ndr)
Traversare (non circumnavigare!) le sue 4 vette tutte sopra i 2400 mt diciamo che metteva in effetti un po’ di timore…
Solo due grandi amici con la montagna nel cuore (e un briciolo di pazzia..) non mi hanno abbandonato e hanno così permesso che tutto quello che stò per raccontarvi divenisse realtà.

Il 29 Maggio 2010, dopo due anni di studi su carte e parzialmente su terreno, finalmente il TOUR ha inizio.

1. Dal Pian Grande di Castelluccio di Norcia a Sommati di Amatrice, l’avvicinamento alla LAGA
Il luogo è ben conosciuto come uno degli altopiani più belli d'Italia, al cospetto del M. Vettore, che con i suoi 2476 mt rappresenta la più alta vetta dell'Appennino Umbro-Marchigiano.
Parcheggiate le auto al Rif. Perugia, montiamo le bici, carichiamo gli zaini da 10 kg in spalla e imbocchiamo il GAS (Grande Anello dei Sibillini), direzione Forca Canapine.
Il Pian Grande da quassù è straordinario, un piccolo Tibet intorno a noi.


Giusto il tempo di ammirare tanta bellezza, che il primo imprevisto è dietro l'angolo: Andrea vede la manopola del freno penzolare per la perdita delle viti...siamo senza freno anteriore!
Abbiamo percorso appena 100 metri, iniziamo bene!
Cerca, cerca e ricerca le viti non si trovano, l'unico modo è riscendere a Norcia per sistemare il freno.
Ore 10.20, ha inizio la Castelluccio-Norcia Up&Down, nota gara automobilistica dove la totterocar deve competere con camion, auto e moto per poter arrivare nel minor tempo possibile alla prima ferramenta.
Alle 11.00 siamo di nuovo al Rif.Perugia, con una vite di fortuna conficcata nella manopola dello sventurato mezzo di Andrea…anche se è una soluzione rimediata…funziona, meno male!
L’agitazione iniziale è stata molta e per superarla il caro amico mi consiglia un rimedio naturale che diventerà il tormentone del viaggio: “Olio di pesce” , note pillole della felicità da prendere quando le avversità sembrano impossessarsi del tuo stato d’animo…
Pesci a parte, il GAS è davanti a noi e questa volta nessuno ci può fermare: percorriamo un sentiero attraverso un verde irlandese fino a Forca Canapine



le prime variopinte fioriture emergono dai prati:




Dal valico imbocchiamo la carrareccia che ci conduce in breve ai Pantani di Accumoli, luogo magnifico non a caso protetto e nominato Sito d’Interesse Comunitario.
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Tanti piccoli stagni d’acqua intorno a noi, dove Vettore e Pizzo di Sevo si rispecchiano come dei narcisisti,



racchiusi in una conca spettacolare con cavalli e mucche a godere di tanto splendore…uno scorcio alpino davvero meraviglioso che a malincuore dobbiamo lasciare alle spalle: nuvole minacciose si avvicinano all’orizzonte!
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Proprio appena dopo i Pantani, il secondo imprevisto ci attende: capitiamo in una zona oscura dove il GPS ci dice di imboccare un sentiero in discesa che invece poi scopriamo essere sbagliato (Andrea ci perde pure gli occhiali)…un mazzo come un capanno per risalire fino al punto dove avevamo abbandonato la retta via e giù verso Accumoli per un panoramicissimo crinale tra surreali fioriture e curiosi animali al pascolo.



Ad Accumoli inizia a piovere e ciò ci spinge ad abbandonare l’idea di fare sterrato (rischio fango) per giungere a Sommati percorrendo la vecchia via Salaria.



E’ una scelta che si rivela azzeccata, perché appena entrati nel ristorante “La Fattoria” di Sommati inizia a diluviare; per di più dentro ci attende una festa da ballo con fisarmonica, gnocche (al sugo!) e tante, tante, tante prelibatezze locali: ricotta al forno, formaggi, olive, crostini, trippa, fagioli con le cotiche, affettati, amatriciana, agnello, dolci, che ben rimpinguano le energie spese durante la giornata.
E’ proprio dentro il ristorante che conosciamo il mandriano del luogo, nonchè proprietario del bed&breakfast dove alloggeremo la sera. Un tipo simpaticissimo, che insieme al fratello, in stretto dialetto “romatriciano” ci racconta tutto sulla Laga, dalle leggende ai fatti di cronaca.
Approfittiamo del rapporto creato con il mandriano per chiedergli se l’indomani ci avesse accompagnato a Macchie Piane, risparmiandoci 500 mt di salita e 7 km di salita: “Ahooo, io parto presto che c’ho d’annà a badà le mucche, vedete de nun me fà aspettà..alle 06.00 fateve trovà pronti!”
Intanto per la cena ci raggiunge l’amico Vencemario, che per un giorno decide di venirci a fare compagnia. Tante altre delizie sfilano sotto i nostri occhi, e noi, come animali, ripuliamo tutto quanto…che roba!
Lo scherzo della tazzina di caffè vuota che cade sopra la cartina della Laga, costa il braccino al povero Nando..che mossa di karatè riceve dal Vence che l’aveva infatti scambiato per un ubriacone del posto!
Dopo esserci scusati per la figuraccia, saldiamo il conto, salutiamo e ce ne andiamo a nanna, le 06.00 vengon presto!

2. Da Sommati di Amatrice al Ceppo, lungo le tracce di Annibale

Ore 05.00, suona la sveglia e Andrea66, che aveva dimenticato di prendere le pasticchine all’ olio di pesce, zompa come un assatanato sul letto…attimi di paura pervadono la stanza, adesso questo m’ammazza pensavo!
Sedato il demonio, una telefonata ci avvisa che è arrivato il mitico Tomiw: tutti insieme facciamo un’abbondante colazione e ci rechiamo alla jeep del mandriano, le cui grida si sentono da lontano: “Ahoo, le sei sò passate da’npezzo, ve la state a pijà comoda, c’hò da fa io eh!”.
La salita con le bici issate sul carrellino della jeep è tutto un film: risate a go-go, salti, bussi, curve prese a manetta.
Il pensiero è uno solo: i nostri mezzi resisteranno alle intemperie di questa guida?
Una volta a Macchie Piane, ci ritroviamo in un’ ampia radura lussureggiante circondati dalle mucche e da possenti montagne; scendiamo con pazienza le mtb che come sospettavamo nel frattempo si sono aggrovigliate, per fortuna senza riportare danni.
Iniziamo a pedalare in mezzo ad un verde accecante, lungo un sentiero bellissimo e panoramicissimo:
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è il cosiddetto Tracciolino di Annibale, dove appunto tradizione vuole che il valoroso Annibale passò per valicare gli Appennini con gli Elefanti.
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Lo stupendo sentiero aggira a mezza costa Pizzo di Sevo
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e attraverso tratti di ripide salite alternate a falsopiani da spot della mtb,
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tra cascate e pindarici balconi, ci conduce al VADO di Annibale, una forca che fa da spalla tra Pizzo di Sevo e Cima Lepri.
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Una foto di gruppo quassù è d’obbligo:
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Un freddo vento ci ricorda che fermarsi troppo potrebbe voler dire non ripartire; tomiw si riscalda
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seguito a ruota da Andrea66:
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E’ meglio rimettersi in marcia lungo il crinale che continua a salire verso CIMA LEPRI, che non i suoi 2445 mt rappresenta la vetta più alta toccata da questo tour.
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Risaliamo dei tratti veramente duri ma favolosi come questo:
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e questo:
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Arriviamo ad un punto dove il Vence è arrapatissimo:
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e si fà in sella questo magnifico passaggio:
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Purtroppo le nuvole che avanzano sospinte dal forte vento sbattono contro queste elevate cime appenniniche
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e presto veniamo inghiottiti da una fitta nebbia che ci priva dello spettacolare panorama di cui avremmo potuto godere
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e che insieme ad un ampio nevaio sull’antecima, fanno calare la temperatura ad appena +3°!
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All’improvviso, come per regalo divino, il cielo si apre e a pochi metri, proprio davanti a noi intravediamo una croce piegata a metà: è la vetta di CIMA LEPRI!!!
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Un ultimissimo sforzo per arrivarci
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e brividi non di freddo ma di commozione invadono le nostre menti, siamo consapevoli di aver compiuto una piccola impresa!
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Quassù è meraviglioso, tutto è ai nostri piedi, ampi tratti ancora innevati rendono magico il paesaggio costellato dal Terminillo, Vettore, Gran Sasso,
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Corvo, Intermesoli, Pizzo di Moscio e Gorzano, laghetti, boschi, sconfinate praterie, strette e verdissime vallate appenniniche e dal Mar Adriatico.
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Intenti ad osservare tanta sconfinata bellezza,
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la nostra attenzione viene attirata da due sagome che si materializzano dalla nebbia proprio a pochi metri dalla croce: si tratta di due trekker che vedendoci lì con le mtb stentano a credere ai loro occhi, domandandosi: “è vero oppure abbiamo le allucinazioni? In tutti questi anni di passeggiate sulla Laga, non abbiamo mai visto gente in bici quassù…”
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Dopo una bella chiacchierata insieme, riprendiamo a muoverci lungo la cresta sud di Cima Lepri,
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che piegando poi in spettacolare discesa verso est
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per circa un paio di km
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ci conduce ad una sella, punto di attacco per l’ultima scalata della giornata: Pizzo di Moscio.
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Dopo circa 30 minuti a spinta siamo sulla cima piramidale della Laga, un Pizzo di Moscio che imponente svetta con i suoi 2411 mt sopra tutti i rilievi orientali del teramano, più o meno dolcemente degradanti verso il vicino Mar Adriatico.
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Una meritata pausa in contemplazione di un paesaggio incantevole e foto di rito
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Seduti accanto ad una piccola chiesetta contenente la statua della Madonna della Laga, con uno sguardo ai luoghi che dovremmo raggiungere in discesa nel pomeriggio: le cascate della Morricana prima e il Ceppo poi, attraverso il secolare Bosco della Martese.


Sono le 12.00 quando iniziamo la discesa da Pizzo di Moscio,
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Vence è scatenato sulle arenarie e presto ci lascerà...accidenti a lui!
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Inizialmente facciamo sky-bike su un lungo canalone innevato
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mentre il Gorzano ci osserva vigile sullo sfondo
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questo tratto è stupendo
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stiamo sciando a giugno in Appennino!
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Arriviamo ai prati che dalla Storna volgono verso l’evidente traccia che conduce alla Morricana: siamo sul “sentiero di Checco”, umile e onesto pastore che tanto amava questi posti, la cui vita e passione per la montagna sono ricordate anche da un cippo marmoreo posto lungo il percorso.
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Purtroppo il bel sentiero che a mezza costa aggira la parete nord di Pizzo di Moscio è spesso inciso da lunghe lingue di neve (l’esposizione a nord non ci aiuta!)
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e siamo costretti a una pericolosa deviazione lungo un ripido canalone
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dove una spumeggiante cascata confluisce in 3 salti nel Rio della Morricana.
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Con molta attenzione raggiungiamo finalmente il pianoro sovrastante il primo salto dell’imponente cascata della Morricana, dove facciamo una rilassante dormita sdraiati su un bel “materasso” di arenaria.
Veniamo svegliati da un forte vento: nuvole minacciose si stagliano all’orizzonte e ci fanno capire che è bene rimettersi in marcia, siamo ancora a 1900 mt!
In breve, per un divertente single track nel bosco raggiungiamo la base del secondo salto della Morricana, il più imponente e maestoso, la cui bellezza ci ripaga di tutti gli sforzi della giornata.
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Ero stato altre volte alla Morricana, ma vederla fragorosa e tumultuosa con tutta quest’acqua primaverile è stato uno spettacolo non descrivibile a parole…da brivido!
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Dopo aver guadato a fatica l’impetuoso torrente, riprendiamo il viaggio verso l’oasi del Ceppo, posto tappa di questa incredibile seconda giornata. Ma prima di arrivarci dobbiamo attraversare il secolare Bosco della Martese, uno dei boschi meglio conservati in Italia, dove regnano incontrastati imponenti esemplari di abete bianco e faggio appenninico.
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Siamo immersi nella più grande Selva della Laga, un luogo affascinante, quasi surreale, dove la natura sembra impossessarsi di te stesso. Dopo 6 km di sentiero prima e carrareccia poi, raggiungiamo il Ceppo, un luogo dove il tempo sembra essersi fermato: la signora Julia ci attende e ci prepara per cena antipastone, cannelloni ai funghi, tortelli ai funghi, carne ai funghi..una vera delizia, squisiti sapori di un lontano PASSATO che al Ceppo è stretto PRESENTE.
Cotti come pietanze al forno, ci sistemiamo nelle camere dove ha inizio il più profondo sonno che io possa ricordare…


...to be continued... QUI
 

andrea66

Biker poeticus
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Giusto il tempo di ammirare tanta bellezza, che il primo imprevisto è dietro l'angolo: Andrea vede la manopola del freno penzolare per la perdita delle viti...siamo senza freno anteriore!
Abbiamo percorso appena 100 metri, iniziamo bene!
Cerca, cerca e ricerca le viti non si trovano, l'unico modo è riscendere a Norcia per sistemare il freno.
Ore 10.20, ha inizio la Castelluccio-Norcia Up&Down, nota gara automobilistica dove la totterocar deve competere con camion, auto e moto per poter arrivare nel minor tempo possibile alla prima ferramenta.
Alle 11.00 siamo di nuovo al Rif.Perugia, con una vite di fortuna conficcata nella manopola dello sventurato mezzo di Andrea…anche se è una soluzione rimediata…funziona, meno male!
L’agitazione iniziale è stata molta e per superarla il caro amico mi consiglia un rimedio naturale che diventerà il tormentone del viaggio: “Olio di pesce” , note pillole della felicità da prendere quando le avversità sembrano impossessarsi del tuo stato d’animo…
Pesci a parte......

:sculacci::sculacci:chettepòssino totteraccio, pure la gara automobilistica!!!!!! diciamo la verità: giù per quei tornanti a 250 all'ora verso norcia :cagozzo::cagozzo: m'hai fatto caccià fori anche il pranzo di natale.....

altro che olio di pesce, se sapevo che guidavi a quel modo te facevo pijà il bromuro....:smile::smile:
 

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