Daekistan

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brenbyke

Biker serius
19/11/09
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Padova
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Bike
Mia
Suoneria del telefonino :"beep, beep, beep..."
"Caz.. che cos'è?, ah.. che ore sono? Noo sono già le sei!,
pronto! ciao aspettami giù, non ho sentito la sveglia!.."
In cinque minuti Beppe era pronto e stava caricando la sua byke in auto, Di sotto c'erano Nando e Patty che lo stavano aspettando.
" Sei sempre il solito quando c'è da alzarsi presto fai sempre l'indiano!" disse Patti colpendo Beppe sulla spalla.
" Ma lo sapete che all'ultimo ieri sera mi sono accorto che la catena sfregava contro il deragliatore anteriore? Ho dovuto
regolarlo!"
"Ma pensarci prima no eh?" disse Nando..
"va beh dai andiamo, la birra oggi la offro io!" disse Beppe.
Arrivati ai piedi di ... iniziammo con una salita su asfalto, messo male ma pur sempre asfalto. Lunga, lunghissima, dieci
chilometri, neanche un tornante, cosi era la strada che avevano preso.
Ai lati della strada c'era una vegetazione bassa prato misto ad arbusti sui quali c'erano dei fiori gialli. Di tanto in tanto
qualche mucca si serviva dell'erba.
Passammo poi su un sentiero segnato a malapena in mezzo ad un pascolo disseminato da ciuffi di erba di altezza irregolare e procedemmo per altri 3 chilometri in salita, ormai la stanchezza era al limite.
Superammo una vecchia stazione radio dove delle antenne arrugginite, si stagliavano in cielo e una baracca di lamiera anch'essa arrugginita, stava ad indicare che un tempo era stata di primaria importanza. Oramai la recinzione era semi-crollata, le antenne non più in uso erano delle forme più strane. Un paio erano come degli enormi ombrelli di ferro rovesciati, altre erano come delle lunghe aste di varie altezze. Svoltammo a sinistra.

Arrivammo alla sommità del monte segnata da un blocco di pietra. Ci fermammo e Nando respiro a pieni polmoni,
" questa si che aria pulita!" disse.
Il panorama di fronte a noi era fantastico. Ai nostri piedi si presentava un profondissimo canyon verde sul fondo del quale scorreva


un fiume dall'acqua scura.

al di la del canyon alla distanza di un paio di chilometri, si ergeva un monte sul quale si potevano notare dei villaggi,
probabilmente di pastori, alla nostra sinistra il fiume entrava in un enorme lago artificiale delimitato dalla parte
opposta da un' enorme diga di cemento. più in là una base militare che serviva da appoggio alla centrale elettrica seminascosta anch'essa sempre alla nostra sinistra.
Ci lanciammo giù in discesa per il sentiero segnato a mala pena dalle vacche, proprio verso la diga . Qualche dimostrazione di abilità nel passaggio di alcuni dossi poi asfalto, con delle enormi voragini da far tremare anche i fuoristrada più potenti. Tanto era stata ardua la salita tanto era emozionante la discesa.
Arrivammo giù fino alla diga ma non potemmo vederla in quanto ai cancelli d'ingresso c'erano delle guardie armate che con unità cinofile controllavano tutti i mezzi in ingresso alla diga.
“Fa niente, disse Beppe, “ andiamo giù. Fino a Kiziljurt.
La nostra giornata si concluse con un pollo allo spiedo saporitissimo e delle birre, cosa molto difficile da trovare da quelle parti
 

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