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Cricche e polletti

Clab04

Biker grossissimus
25/8/08
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21
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Roma Est
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All’inizio delle vacanze d’estate (che nonostante l’altisonanza del termine durano due settimane quando va bene) sbrigo la pratica suoceri, nel senso che mia moglie va il sabato a trovare una sorella in montagna, dove villeggiano i suoi genitori, e io la raggiungo la domenica mattina e passiamo la giornata insieme.
Così il sabato sera lo passo da solo.
Il livello di trasgressione che consegue dalla serata da single scende di anno in anno, e quest’anno ho assaporato il gusto del peccato nei polletti del McDonald.
E’ poca cosa, lo so, ma mi sono veramente strafogato, ho pagato 19 euro da solo e senza bevanda (che avevo a casa, l’unica bionda presente).
La mattina dopo di buon ora mi sveglio per raggiungere mia moglie in montagna.
Lo stomaco mi invitava a soprassedere, ma la giornata era meravigliosa e quasi senza rendermene conto ho caricato in macchina anche la bici.
Arrivato a destinazione saluto il parentado e parto per il rifugio, circa 900 mt. di dislivello di strada in buona parte asfaltata.
Verso il terzo tornante ho digerito anche l’ultimo cetriolo dell’ultimo panino dell’ultima cena, e procedo beato.
Arrivo al rifugio, cerco e trovo l’immancabile croce, appoggio la bici, tiro fuori la fotocamera.
Improvvisamente arriva una ventata e la bici cade su uno di quei sassi bianco lucenti tipici del medio appennino, che stanno lì da circa 7 ere geologiche e che quindi se ci cade una bici la colpa non è del sasso ma solo e solamente tua.
Comunque un paio di maledizioni le ho estrinsecate, ma nulla al confronto della mia esclamazione quando ho visto che il tubo obliquo si era abbozzato.
La croce faceva parte del monumento agli alpini, credo che lei ci sia ancora, ma gli alpini si sono senz’altro allontanati zitti zitti.
Non mi vanto dell’imprecazione, è uscita dotata di vita propria e mi sono subito sentito un cretino, visto che come tutte le bestemmie come minimo è una cosa inutile.
La cricca era sempre lì, bella evidente anche se ho subito capito che non era preoccupante per la sicurezza del telaio.
Comunque, mi sono fatto forza e ho ripreso la via del ritorno.
All’inizio ero sconfortato, e come spesso accade, si comincia col recriminare di quanto si è stati stupidi dal particolare al generale, cioè si parte da quel cazzo di sasso e che la potevo mettere meglio e si arriva a pensare ma che me la sono portata a fare, avevo pure mangiato troppo, adesso non si sarebbe criccata e via l’occhio a cadere sul telaio nonostante i 58 all’ora della discesa.
Però la giornata era veramente bella, il sole splendeva, le vacanze appena iniziate e la bici volava, come niente fosse.
Pian piano le cose sono cambiate, o forse la loro prospettiva, e quella cricca ha iniziato ad assomigliare a una cicatrice, di quelle belle però, che ti capitano soprattutto da ragazzino quando vuoi fare qualcosa di particolarmente eccitante.
Certo, dopo il saccheggio della sera prima dal McDonald avrei potuto passare una domenica più domestica, più casareccia, come quella di milioni di persone.
Ma io sono quello che sono per quello che faccio ed è giusto pagare pegno se in cambio hai tutto quello che ho io.
Ora, non dico che quando vedo la Y di Canyon un po’ sbilenca ci godo, però ditemi voi se non vale questa foto:

Secondo me la vale eccome.
Grazie per l’attenzione.
Claudio
 

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