Costa Grande: cronaca di un sabato magico

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Winterhawk

Biker grossissimus
Sabato mattina si respira qualcosa di magico nell'aria, ma c'è notevole incertezza su dove compiere il nostro abituale giro in montagna del week end; una splendida giornata, soleggiata ed appena ventilata, ci attende e di buon'ora, dopo rapida consultazione telefonica avvenuta tra Ninja ed i sottoscritto, non sappiamo ancora se un nostro amico potrà guidarci ad esplorare un'inedita chicca di cui abbiamo sentito parlare più volte, la quale si trova (paradossalmente da sempre) a portata di mano, cioè vicino alla località ove è situato uno dei nostri sentieri preferiti. Quante volte, facendo quella salita asfaltata (il pegno da pagare per le delizie del sentiero che aspettano poi) abbiamo scorto alla nostra destra, poco sopra una suggestiva chiesetta, quel sentiero che confluisce con la strada abitualmente percorsa, ponendoci interrogativi in merito a ciò che avremmo potuto trovare in caso l'avessimo provato in discesa, ed alimentando quindi sogni più o meno concreti sulla possibilità di percorrere prima o dopo quella traccia misteriosa. Resta l'incertezza sul da farsi, perchè la nostra guida d'eccezione (un decano della mtb) conosce una soluzione, ma non è certo al 100% su come poter materializzare quest'idea: alcune variabili rendono un pò nebuloso il percorso prossimo futuro. Il destino sembra però essere dalla nostra parte perchè dopo poche pedalate in salita, Ninja, munito di carro armato VP-Free, sente degli strani rumori provenire dalla sua bici, così decidiamo di fermarci. bikerX ed il sottoscritto aiutano il preoccupato Ninja a cercare di comprendere cosa sta accadendo alla sua trita-sassi (nulla di allarmante sembra), quando una voce spezza l'atmosfera greve: si odono le seguenti parole: "quanto siete brutti"... I tre bikers si girano sgomenti e vedono salire come un treno l'amico Drago, sorridente, in sella alla sua bdc Cannondare R800. Essi salutano e dicono "a dopo", sapendo che il sarcastico bitumaro dovrà per forza scendere a breve e reincontrare così i tre compagni di ventura appena incrociati. Infatti, dopo qualche altro metro di dislivello, il nostro gruppetto si ferma nuovamente per bere un sorso d'acqua ed in breve il Drago ricompare e si ferma all'altezza del tornante in cui si sostava. Da vecchio volpone esperto ci indica la retta via da seguire per arrivare all'agognato imbocco del nuovo sentiero e benedice la nostra avventura, quindi ci separiamo e per noi continua la lunga ascesa. In breve arriviamo al rifugio e ne approfittiamo per cambiare l'acqua alle borracce e per prendere qualche snack in più, in prospettiva della rimanente fatica che ci aspetta. Sappiamo che l'ultima parte della salita non è gradevole, poichè si dipana lungo una strada asfaltata, larga, noiosa ed abbastanza faticosa che da la sensazione di essere interminabile: l'unico aspetto positivo è che il traffico non risulta intenso, poichè la stagione sciistica è oramai alle spalle e pochi sono i veicoli che salgono lungo questa direzione per raggiungere la località turistica attrezzata servita da questa strada. Sopra di noi volteggiano deltaplani e amanti del parapendio: la giornata è ideale per quest'attività, così come il luogo in cui essa sovente trovs il suo teatro d'azione. L'unico rumore percettibile, a parte quello appena udibile prodotto delle ali multicolori, è quello delle nostre ruote grasse che a fatica avanzano sull'asfalto, mescolato al nostro respiro. In breve raggiungiamo le antenne di telecomunicazione, punto dal quale prendono la via del cielo questi coraggiosi emuli di Icaro, e ci dirigiamo verso l'interno, ove sparute chiazze di neve tingono ancora l'erba gialla e lo spoglio bosco di faggi che caratterizzano questa conca silenziosa, punteggiata anche da qualche rada conifera che conferisce un tocco di verde alla montagna ancora in manto quasi invernale: l'ambiente è a metà strada tra quello alpino e quello pedemontano. Dopo poche pedalate si giunge in corrispondenza dell'inizio del sentiero che molte volte abbiamo fatto in passato, con estrema soddisfazione. Ornedo si chiama: costa di circa 12 km, per oltre 1000 mt di dislivello composto di goduriosa discesa che anche in questo caso sembrano chiamarci, come le sirene fecero invano con Ulisse. Ne approfitto per scattare qualche foto alla natura circostante, quindi ripartiamo a piedi, spingendo le bici sopra la neve e ignorando la tentazione a portata di mano. Non fa assolutamente freddo ed in qualche tratto le nostre gambe seminude affondano nella coltre bianca, ma presto raggiungiamo il crinale dal quale dovremmo prendere il nuovo sentiero che siamo così determinati a trovare. Dopo una certa indecisione ("ma sei sicuro che si vada di lì?" - "ti ricordi cosa ci ha detto Drago?" - "mica dobbiamo arrivare fino alla casera del medico, vero?") identifichiamo la traccia. Un gregge solitario pascola poco sotto di noi, in una quiete quasi magica ed irreale tra i prati appena lambiti dal vento, mentre giriamo a sinistra ed affrontiamo il primo tratto di sentiero che ci porterà sull'opposto versante. Dobbiamo attraversare la vallata che collega il pendio in cui ci troviamo con la nostra meta nel punto più alto, perchè poi scenderemo lungo la sommità del crinale detto Costa Grande, mai praticato prima da noi con le ruote grasse. Il primo pezzo è notevolmente esposto: sembra di guidare lungo uno stretto binario dal quale non è permesso deragliare, pena il ruzzolamento interminabile e fatale lungo il ripido pendio sottostante. Quasi ipnotizzati dalla traccia scorrevole, unica nostra possibile salvezza, affrontiamo questa parte suggestiva con rispettoso silenzio e ci ritroviamo in breve a pedalare lungo dei brevi strappi in salita. Penetriamo in un boschetto spoglio e capitiamo dritti nelle fauci del leone: un ripido tratto, stretto e scavato, con fondo smosso e irto di pietre ci accoglie a suo modo, dandoci il benvenuto mentre noi lottiamo per restare in equilibrio. Ma la sofferenza dura poco, perchè in breve la visuale si apre a 180°: di fronte a noi c'è il sospirato crinale e ai due lati si perde a vista d'occhio la pianura, dominata dai nostri sguardi con estatico rapimento. Peccato che una coltre d'umido vela la visuale, altrimenti da questa posizione si riuscirebbe a vedere il mare Adriatico. In meno che non si dica ci lanciamo entusiasti e sconsiderati giù, sempre più giù, divorando in un battito di ciglia tutto il dislivello sino a quel momento accumulato, come dei bambini che per la prima volta possono godersi il giocattolo tanto desiderato che finalmente si trova a portata di mano. Ma non è finita. una volta raggiunta nuovamente la chiesetta passata all'andata (dalla quale avremmo dovuto prendere un altro breve single track per terminare la discesa) incontriamo altri amici bikers del nord-est (Stinko - Vandalico - Semislick - Wildpurcit - HDOP e Christian), che stanno pedalando per raggiungere il sentiero classico, quello che noi abbiamo in quest'occasione inizialmente evitato. Dopo i saluti e una breve chiaccherata, Ninja e io ci uniamo a loro e risaliamo ancora, anche se privi oramai di ogni energia. bikerX ci saluta, Ninja affida il suo Vp-Free a Semislick per affrontare l'ultimo tratto di dislivello (e pedala una leggera Olympia front da xc - 'stardo) mentre io mi rassegno a soffrire ancora con il bullit. Nonostante tutto raggiungiamo l'imbocco del troi del cinghiale ma il gruppo non è più unito. Si è fatto tardi e così decidiamo di scendere per conto nostro. Ci segue un ragazzo con una trek fuel, veloce e preciso, e affrontiamo assieme a lui quest'ultimo e conosciuto tratto di discesa (premio finale di una giornata tanto gratificante quanto faticosa), con l'entusiasmo della prima volta, forse perchè in questa giornata si respirava qualcosa di magico nell'aria.
 

Winterhawk

Biker grossissimus
Finalmente il grosso del dislivello è lasciato alle spalle:



la primavera fatica ad aver ragione della neve, ma siamo a oltre 1100 mt
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Si inizia a spingere per cercare il sentiero inedito; alle nostre spalle, l'Ornedo -single track tentatore- prova ad ammaliarci con il suo richiamo mentre i nostri passi affondano nella neve...


I destrieri della Santa Alleanza si concedono una breve e meritata tregua



Si pedala di nuovo, la nostra meta è vicina e sembra chiamarci...
 

Winterhawk

Biker grossissimus
Ecco il versante che dobbiamo raggiungere... Ma come si fa?


Meditazioni ed incertezze prendono forma nei nostri pensieri, mentre sopra di noi volteggia un rapace: per un attimo lo invidio, vorrei essere lassù a domare le correnti con lui...


Questo gregge, appena visibile, sembra occupare la direzione più visibile che identifichiamo al nostro bivio cruciale, neanche volesse dirci: ragazzi, non si scende dalla nostra parte, quindi non venite a romperci le p****


Ecco la traccia giusta: il crinale agognato ci aspetta, ma prima di concedersi farà sudare, neanche fosse una bella donna che osserva sorniona i pretendenti contendersela


Il binario esile ipnotizza il nostro sguardo: meno male che anche le ruote sembrano seguire docilmente la traccia. Un errore qui non concederebbe forse una seconda possibilità:
 

Winterhawk

Biker grossissimus
Abbiamo raggiunto l'opposto versante e un sorriso comincia a prendere forma in ognuno di noi


Dominiamo ora Costa Grande dall'alto e la pianura sottostante ci appare in tutta la sua vastità, seppur velata dall'umida giornata


Ora ridiventiamo per un istante ragazzini e quando ci saremo lanciati giù da qui sarà anche peggio:





Si studiano le traiettorie nella sassosa e stretta parte bassa, confortati dalla voglia che c'è di affrontare e godere ogni singolo tratto di questa breve ma intensa discesa:


Ninja affronta i tornantini nella parte bassa; oramai questo sentiero è quasi terminato:
 

Classifica giornaliera dislivello positivo

Classifica mensile dislivello positivo