Spesso i genitori non hanno i mezzi o le conoscenze per farlo e qui dovrebbe intervenire la società consigliandoli, comunque ho visto ragazzini andare veramente forte in Val di Sole!!
Io da questa gara ho imparato tante cose, anche che devo prepararmi meglio, spero che anche loro (o per loro chi li segue) abbiano tratto qualche insegnamento.
Per questo dico che in fondo una gara del genere ci può stare, sicuramente dispiace vedere che tante persone non hanno preso il via alla seconda manche, probabilmente chi non è partito in una gara "normale" rasenta il suo limite, potrebbero quindi aver capito che devono curare di più anche l'aspetto resistenza per acquisire sicurezza.
A 16 anni ho iniziato con il motocross (la mia prima moto è stata una Accossato, probabilmente il sig. Ancillotti se la ricorda), la scena era abbastanza selvaggia e io da bravo sedicenne ero convinto che per andare forte bisognasse solo tenere aperto sempre e comunque, saltare più in alto e più lungo di tutti.
Guardavo le foto di Ricky Johnson, Bob Hannah, Damon Bradshaw, Puzar, sognavo di fare gli stessi numeri e spaccare il mondo, ma la mia era improvvisazione pura perchè nessuno mi seguiva o mi dava delle dritte.
La prima gara è finita direttamente al reparto ortopedia, le altre solitamente avevano un epilogo simile, 3 volte su 4 ero a bordo pista con la moto sfasciata o qualche gran legnata perchè a metà si spegneva la luce e io regolarmente mi smaltavo.
Un bel giorno il presidente del mio motoclub me ne ha dette di tutti i colori, la sostanza del suo discorso era questa:
1) è inutile che cambi moto (ero passato ad una honda) se poi tieni le sospensioni tarate alla pene di segugio, impara a regolare la moto piuttosto che perdere tempo a provare e riprovare i salti.
2) impara a guidare, invece di spendere soldi per la Pro Circuit e le plastiche fighe vai da Andreani a fare un corso di guida.
3) Più importante di tutte: le gare durano tot minuti e finiscono dopo la bandiera a scacchi, è inutile fare due giri a bomba e poi crollare.
Sono stufo di vederti andare per terra, mica possiamo portare due ambulanze, una per te e una per tutti gli altri! Se continui così finirai con il farti male.
Quest'ultimo punto, per quanto banale ed ovvio è stato illuminante ed infatti due giorni dopo ho messo le mie belle scarpette da basket e sono andato a correre a piedi (all'inizio non reggevo più di 3 minuti di fila!!, da lì è poi iniziata la mia passione per gli sport di resistenza) e ho iniziato a lavorare sulla preparazione fisica. Non sono diventato un campione ma almeno finivo le gare, mi divertivo e non mi smaltavo più.
Improvvisando non si arriva molto lontano e non si possono fare due cose bene e una no.
L'incubo doping purtroppo è sempre presente, ma penso che siano più a rischio le persone che si trovano ad un certo punto a voler fare un salto di qualità e dover colmare un gap di prestazioni senza avere il modus operandi o la cultura per farlo e quindi vanno in cerca di scorciatoie, piuttosto che quelli che hanno una vera cultura sportiva, che è fatta anche di sacrificio ed impegno.
Anche in questo caso un ruolo fondamentale ce l'ha la società di appartenenza.
Io da questa gara ho imparato tante cose, anche che devo prepararmi meglio, spero che anche loro (o per loro chi li segue) abbiano tratto qualche insegnamento.
Per questo dico che in fondo una gara del genere ci può stare, sicuramente dispiace vedere che tante persone non hanno preso il via alla seconda manche, probabilmente chi non è partito in una gara "normale" rasenta il suo limite, potrebbero quindi aver capito che devono curare di più anche l'aspetto resistenza per acquisire sicurezza.
A 16 anni ho iniziato con il motocross (la mia prima moto è stata una Accossato, probabilmente il sig. Ancillotti se la ricorda), la scena era abbastanza selvaggia e io da bravo sedicenne ero convinto che per andare forte bisognasse solo tenere aperto sempre e comunque, saltare più in alto e più lungo di tutti.
Guardavo le foto di Ricky Johnson, Bob Hannah, Damon Bradshaw, Puzar, sognavo di fare gli stessi numeri e spaccare il mondo, ma la mia era improvvisazione pura perchè nessuno mi seguiva o mi dava delle dritte.
La prima gara è finita direttamente al reparto ortopedia, le altre solitamente avevano un epilogo simile, 3 volte su 4 ero a bordo pista con la moto sfasciata o qualche gran legnata perchè a metà si spegneva la luce e io regolarmente mi smaltavo.
Un bel giorno il presidente del mio motoclub me ne ha dette di tutti i colori, la sostanza del suo discorso era questa:
1) è inutile che cambi moto (ero passato ad una honda) se poi tieni le sospensioni tarate alla pene di segugio, impara a regolare la moto piuttosto che perdere tempo a provare e riprovare i salti.
2) impara a guidare, invece di spendere soldi per la Pro Circuit e le plastiche fighe vai da Andreani a fare un corso di guida.
3) Più importante di tutte: le gare durano tot minuti e finiscono dopo la bandiera a scacchi, è inutile fare due giri a bomba e poi crollare.
Sono stufo di vederti andare per terra, mica possiamo portare due ambulanze, una per te e una per tutti gli altri! Se continui così finirai con il farti male.
Quest'ultimo punto, per quanto banale ed ovvio è stato illuminante ed infatti due giorni dopo ho messo le mie belle scarpette da basket e sono andato a correre a piedi (all'inizio non reggevo più di 3 minuti di fila!!, da lì è poi iniziata la mia passione per gli sport di resistenza) e ho iniziato a lavorare sulla preparazione fisica. Non sono diventato un campione ma almeno finivo le gare, mi divertivo e non mi smaltavo più.
Improvvisando non si arriva molto lontano e non si possono fare due cose bene e una no.
L'incubo doping purtroppo è sempre presente, ma penso che siano più a rischio le persone che si trovano ad un certo punto a voler fare un salto di qualità e dover colmare un gap di prestazioni senza avere il modus operandi o la cultura per farlo e quindi vanno in cerca di scorciatoie, piuttosto che quelli che hanno una vera cultura sportiva, che è fatta anche di sacrificio ed impegno.
Anche in questo caso un ruolo fondamentale ce l'ha la società di appartenenza.