Ed eccomi qui a scrivere di un’esperienza indimenticabile.
Musica tranquilla che gira, pancia piena da una cena della mamma, ricordi che frullano…
Riordino le idee, abbasso il volume e parto a scrivere.
Tutto comincia con la frase criptica di un amico “Tu come sei messo con le canoe?”.
Io non tocco barca da 6 anni circa, adoro ogni cosa che stia sopra l’acqua, ma non ho mai messo piede su una canoa. E a dire il vero non so nemmeno come siano fatte.
“Non so quasi cosa sono ma se me lo chiedi ci sono”.
Due sett fa ci risentiamo per ridefinire una cosa che mi lascerà un ricordo indelebile nella mia mente.
L’Ardeche è un fiume che scorre subito dopo la Provenza, nella Francia meridionale sotto Lyon a circa 450 km da Torino.
La strada per arrivarci, come spesso accade è duplice: veloce, noiosa, monotona, triste, grigia, pericolosa autostrada oppure lenta, mutevole, verde, odorosa, melodiosa statale tra colline e valli di enorme respiro.
Abbiamo scelto la seconda ipotesi. Il viaggio potrebbe valere da solo il viaggio: verde a perdita d’occhio, nessuno nel giro di km. Serenità: la parola che più si addice a quei posti.
Arriviamo nella località Vallon Pont D’Arc e posizioniamo la tenda tra le facce scettiche degli inglesi che a mezzanotte si concedono l’ultima birra.
La mattina ci preannuncia una giornata fresca ma soleggiata.
Io ancora non avevo focalizzato il funzionamento della gita ma mi andava bene così: compagnia ottima, tempo bello, posto incantevole, belle ragazze. Che cosa poteva interessarmi d’altro?
Ci hanno dato dei barilotti di plastica di 50 cm di diametro e 60 di altezza dove dovevamo far stare gli effetti personali per il giorno stesso e per quello a seguire. Facilissimo! E le tende dove le mettiamo? Nei barilotti ovviamente! E il volume si dimezza…e qui comincia la parte buffa della storia. “Dividiamo le tende per fare stare più roba”, “Facciamo un barilotto con solo roba da mangiare”, “Mettiamo meno roba possibile”, e amenità simili. Alla fine ci siamo ridotti a spingere con forza ogni cosa ci venisse i mente dentro a questi poveri contenitori.
Ancorati questi ammennicoli sulle imbarcazioni ci avviamo a remare per due giorni consecutivi.
Lo scopo del gioco, mi spiegano, è arrivare in un bivacco a circa 16 km di navigazione dalla partenza. Dopo questo si dorme e si riparte per terminare l’avventura.
Il tragitto è facilissimo e ho tempo di rilassarmi come non mi capitava da tempo. Con la compagnia di una ragazza carina e simpatica (grazie skipper FranceSka) ho passato la prima giornata completamente stordito dalla bellezza del posto: rocce a picco sul fiume, un canyon, il fiume, il fresco, il vento, l’acqua, la natura. Non ho altre parole per descrivere.
Il vento mi ha fatto soffrire il freddo. La prox volta mi porterò sicuramente un qc di Windstopper o GoreTex e del burro cacao. Il costume e la T-shirt e il cappellino ottimi compagni di viaggio. Questo vento sconsiglia andare in questa stagione: le parti in ombra e il vento fanno scendere la temperatura a valori veramente sconvolgenti. A parte questo…meraviglia e stupore.
La notte al bivacco tra i suoni dei barilotti (usati per l’occasione in tamburi) e il pensiero che in fondo in fondo sono proprio fortunato.
Il giorno dopo è stato altrettanto favoloso.
L’avventura in terra francese è terminata con il mio tentativo di chiedere a una barista la strada per un benzinaio (Gianni…mannaggia a te e alla tua Impreza). La più bella barista che abbia mai visto. Perfettissima: ho perso l’uso della parola appena mi ha fissato con quegli occhi azzurro mare…dio che splendida cosa la vita!
Al ritorno ho guidato io…avevo una Punto, altrimenti sarei a scrivere di traversoni e doppiette in strade completamente prive di traffico.
Spero di non avervi annoiato ma di avervi trasmesso almeno una minuscola parte delle emozioni che ho vissuto in due giorni su un fiume che non sapevo nemmeno dove fosse.
Da questa storia ho avuto almeno tre lezioni:
***fare le cose anche se non si sa nulla di cosa si andrà a fare,
***cambiare spesso compagnia di amici,
***da ogni cosa c’è da imparare, anche se non si sa come chiedere la strada per un benzinaio.
Ragazzi, salutiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Bepy
Musica tranquilla che gira, pancia piena da una cena della mamma, ricordi che frullano…
Riordino le idee, abbasso il volume e parto a scrivere.
Tutto comincia con la frase criptica di un amico “Tu come sei messo con le canoe?”.
Io non tocco barca da 6 anni circa, adoro ogni cosa che stia sopra l’acqua, ma non ho mai messo piede su una canoa. E a dire il vero non so nemmeno come siano fatte.
“Non so quasi cosa sono ma se me lo chiedi ci sono”.
Due sett fa ci risentiamo per ridefinire una cosa che mi lascerà un ricordo indelebile nella mia mente.
L’Ardeche è un fiume che scorre subito dopo la Provenza, nella Francia meridionale sotto Lyon a circa 450 km da Torino.
La strada per arrivarci, come spesso accade è duplice: veloce, noiosa, monotona, triste, grigia, pericolosa autostrada oppure lenta, mutevole, verde, odorosa, melodiosa statale tra colline e valli di enorme respiro.
Abbiamo scelto la seconda ipotesi. Il viaggio potrebbe valere da solo il viaggio: verde a perdita d’occhio, nessuno nel giro di km. Serenità: la parola che più si addice a quei posti.
Arriviamo nella località Vallon Pont D’Arc e posizioniamo la tenda tra le facce scettiche degli inglesi che a mezzanotte si concedono l’ultima birra.
La mattina ci preannuncia una giornata fresca ma soleggiata.
Io ancora non avevo focalizzato il funzionamento della gita ma mi andava bene così: compagnia ottima, tempo bello, posto incantevole, belle ragazze. Che cosa poteva interessarmi d’altro?
Ci hanno dato dei barilotti di plastica di 50 cm di diametro e 60 di altezza dove dovevamo far stare gli effetti personali per il giorno stesso e per quello a seguire. Facilissimo! E le tende dove le mettiamo? Nei barilotti ovviamente! E il volume si dimezza…e qui comincia la parte buffa della storia. “Dividiamo le tende per fare stare più roba”, “Facciamo un barilotto con solo roba da mangiare”, “Mettiamo meno roba possibile”, e amenità simili. Alla fine ci siamo ridotti a spingere con forza ogni cosa ci venisse i mente dentro a questi poveri contenitori.
Ancorati questi ammennicoli sulle imbarcazioni ci avviamo a remare per due giorni consecutivi.
Lo scopo del gioco, mi spiegano, è arrivare in un bivacco a circa 16 km di navigazione dalla partenza. Dopo questo si dorme e si riparte per terminare l’avventura.
Il tragitto è facilissimo e ho tempo di rilassarmi come non mi capitava da tempo. Con la compagnia di una ragazza carina e simpatica (grazie skipper FranceSka) ho passato la prima giornata completamente stordito dalla bellezza del posto: rocce a picco sul fiume, un canyon, il fiume, il fresco, il vento, l’acqua, la natura. Non ho altre parole per descrivere.
Il vento mi ha fatto soffrire il freddo. La prox volta mi porterò sicuramente un qc di Windstopper o GoreTex e del burro cacao. Il costume e la T-shirt e il cappellino ottimi compagni di viaggio. Questo vento sconsiglia andare in questa stagione: le parti in ombra e il vento fanno scendere la temperatura a valori veramente sconvolgenti. A parte questo…meraviglia e stupore.
La notte al bivacco tra i suoni dei barilotti (usati per l’occasione in tamburi) e il pensiero che in fondo in fondo sono proprio fortunato.
Il giorno dopo è stato altrettanto favoloso.
L’avventura in terra francese è terminata con il mio tentativo di chiedere a una barista la strada per un benzinaio (Gianni…mannaggia a te e alla tua Impreza). La più bella barista che abbia mai visto. Perfettissima: ho perso l’uso della parola appena mi ha fissato con quegli occhi azzurro mare…dio che splendida cosa la vita!
Al ritorno ho guidato io…avevo una Punto, altrimenti sarei a scrivere di traversoni e doppiette in strade completamente prive di traffico.
Spero di non avervi annoiato ma di avervi trasmesso almeno una minuscola parte delle emozioni che ho vissuto in due giorni su un fiume che non sapevo nemmeno dove fosse.
Da questa storia ho avuto almeno tre lezioni:
***fare le cose anche se non si sa nulla di cosa si andrà a fare,
***cambiare spesso compagnia di amici,
***da ogni cosa c’è da imparare, anche se non si sa come chiedere la strada per un benzinaio.
Ragazzi, salutiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Bepy