E’ venerdì pomeriggio, sono proprio una merda!!!
Grazie al Diretur per l'idea di questa immagine
Alle 9 è già un po’ che nevica. Vado al lavoro ed ho un appuntamento per tutta la mattinata.
E’ mezzogiorno, sto tornando a casa e non ha ancora smesso di nevicare. Scende bellissima, la immagino soffice in montagna. Sono 0°C e non resisto.
Mi preparo e metto nello zaino il ricambio; mi vesto di tutto punto e parto.
Nevica ancora, passo per la città in direzione Costa Violina, un percorso fatto centinaia di volte, la nostra palestra dietro casa. I miei concittadini mi guardano incuriositi, ma soprattutto si chiedono se sono pazzo. Mentre salgo realizzo che i pazzi sono loro a non aver preso la loro bici ed avermi seguito!
Come immaginavo la neve è soffice e continua a nevicare. Invece, è più di quella che pensavo e questo di galvanizza ancora di più.
Salgo cercando di seguire le orme delle macchine che sono passate prima di me: fino a Castel Dante c’è qualche passaggio, ma anche qui la neve è caduta sopra i segni dei pneumatici. Superato Castel Dante c’è la traccia di una sola macchina, passata circa un’oretta prima di me. La neve caduta dopo la rende comunque bianca, nascondendone l’asfalto. Salgo, la salita si fa un po’ più impegnativa, ma proseguo. E non sapevo ancora cosa mi aspettava.
Arrivo all’ultima casa e scompare anche la traccia dell’auto: da qui fino in cima non è passato nessuno, sono io che traccerò la via. Una strada fatta centinaia di volte, ma la neve ne nasconde i cigli: qui ci sono 10 – 15 centimetri.
Sono galvanizzato, proseguo faticando. La strada diventa più ripida, qualche breve tratto so che raggiunge il 12%. “Al più, la spingerò” penso tra me e me. Fatico, perdo spesso la pedalata. La neve ora è 15 – 20 centimetri, ma supero anche i passaggi più ripidi.
Solo un lato dolente: sono da solo, i miei amici non ci sono, Michele, Sebastiano, Andrea, Paolo non sono potuti venire..... eggià, sono una merda....
Arrivo in cima. Ci ho messo un’ora, più del doppio del tempo normale. Ma sono contento, mi sono gustato la salita come mai avevo fatto, in un clima idilliaco.
Mi cambio e mi preparo per la discesa. Non ho i freni a disco: apro i v-brake, pulisco i pattini ed i cerchi e faccio qualche prova. Ok, sembra tutto a posto. Inizio la discesa. Ripercorro a ritroso la salita: ci sono solo le mie impronte delle ruote dell’andata ed ora del ritorno.
Prendo confidenza ed aumento la velocità: gioco come un bambino.
Come tutti i giochi ad un certo punto funiscono: all’ultima casa è arrivato lo spazzaneve, si vede l’asfalto e la neve non è più candida, ma è diventata marrone. Raggiungo la città, ora piove.
Il gioco è finito. Ma sono contento perché ho le chiavi del mio parco giochi dietro casa.
Grazie al Diretur per l'idea di questa immagine
Alle 9 è già un po’ che nevica. Vado al lavoro ed ho un appuntamento per tutta la mattinata.
E’ mezzogiorno, sto tornando a casa e non ha ancora smesso di nevicare. Scende bellissima, la immagino soffice in montagna. Sono 0°C e non resisto.
Mi preparo e metto nello zaino il ricambio; mi vesto di tutto punto e parto.
Nevica ancora, passo per la città in direzione Costa Violina, un percorso fatto centinaia di volte, la nostra palestra dietro casa. I miei concittadini mi guardano incuriositi, ma soprattutto si chiedono se sono pazzo. Mentre salgo realizzo che i pazzi sono loro a non aver preso la loro bici ed avermi seguito!
Come immaginavo la neve è soffice e continua a nevicare. Invece, è più di quella che pensavo e questo di galvanizza ancora di più.
Salgo cercando di seguire le orme delle macchine che sono passate prima di me: fino a Castel Dante c’è qualche passaggio, ma anche qui la neve è caduta sopra i segni dei pneumatici. Superato Castel Dante c’è la traccia di una sola macchina, passata circa un’oretta prima di me. La neve caduta dopo la rende comunque bianca, nascondendone l’asfalto. Salgo, la salita si fa un po’ più impegnativa, ma proseguo. E non sapevo ancora cosa mi aspettava.
Arrivo all’ultima casa e scompare anche la traccia dell’auto: da qui fino in cima non è passato nessuno, sono io che traccerò la via. Una strada fatta centinaia di volte, ma la neve ne nasconde i cigli: qui ci sono 10 – 15 centimetri.
Sono galvanizzato, proseguo faticando. La strada diventa più ripida, qualche breve tratto so che raggiunge il 12%. “Al più, la spingerò” penso tra me e me. Fatico, perdo spesso la pedalata. La neve ora è 15 – 20 centimetri, ma supero anche i passaggi più ripidi.
Solo un lato dolente: sono da solo, i miei amici non ci sono, Michele, Sebastiano, Andrea, Paolo non sono potuti venire..... eggià, sono una merda....
Arrivo in cima. Ci ho messo un’ora, più del doppio del tempo normale. Ma sono contento, mi sono gustato la salita come mai avevo fatto, in un clima idilliaco.
Mi cambio e mi preparo per la discesa. Non ho i freni a disco: apro i v-brake, pulisco i pattini ed i cerchi e faccio qualche prova. Ok, sembra tutto a posto. Inizio la discesa. Ripercorro a ritroso la salita: ci sono solo le mie impronte delle ruote dell’andata ed ora del ritorno.
Prendo confidenza ed aumento la velocità: gioco come un bambino.
Come tutti i giochi ad un certo punto funiscono: all’ultima casa è arrivato lo spazzaneve, si vede l’asfalto e la neve non è più candida, ma è diventata marrone. Raggiungo la città, ora piove.
Il gioco è finito. Ma sono contento perché ho le chiavi del mio parco giochi dietro casa.