Ingordi, voraci di curve, bulimici inghiottitori di dislivello negativo che possa appagare uno stupido e spavaldo desiderio. Lo siamo tutti. La discesa non è il solo fine del mountain-biking.
Lo pensavo sabato, quando assieme ad alcuni compagni affrontavo un giro pedalato e molto esplorativo sul Monte Cucco in piena Umbria. Loro come me erano quasi ipnotizzati dal desiderio discesistico, da quella sbornia di alcuni minuti che gonfia ed eccita il cervello. Al diavolo. Quello è solo un'aspetto dello sport che tutti amiamo. Calmiamoci. Godiamoci l'aria sottile dell'alta quota, guardiamoci attorno ed accorgiamoci della magia della montagna, del fascino dei boschi e riscopriamo il gusto dell'avventura e di una cartina alla mano.
Voglio spingere la bici a piedi fuori dalla vegetazione su pendenze proibitive, voglio sentire la fatica fisica appagare il mio fisico, voglio godere della pedalata tonda, musicale e cosmica su quella salita lunghissima tra gli alpeggi.
Non pretendiamo di trasformare ogni sentiero che scende da una montagna in una pista da downhill. Probabilmente potrebbe essere uno splendido sentiero in un bosco e noi solo degli intrusi che dovrebbero percorrerlo in punta di piedi, ammirando e rispettando quello che ci circonda.