Britannia 3° ed ultima parte

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Corro in mezzo ai massi, alcuni sono enormi, altri più piccoli;
tutti ricoperti di muschio per via dell'umidità ( dannato paese ).
Una freccia rimbalza sul telaio e mi costringe a cambiare
ancora direzione, sto puntando verso il margine della pianura;
arrivo sull'orlo del dirupo sotto cui scorre un fiume.
Mi volto, i cavalieri Pitti mi sono dietro; stanno incoccando
le frecce.
O salto o mi infilzano.
Salto.
Entro in un acqua gelida ( alla faccia di agosto ), tengo la bici con una mano,
se la perdo è la fine. Riesco a guadagnare il greto e rimango
disteso a boccheggiare; i barbari mi guardano dall'alto e poi
spariscono.
Devo andarmene.
Controllo il mio gioiellino, per fortuna è solo scappata la catena
e accidenti, si è bagnata.
Conduco la bici fuori dall'alveo e risalgo in sella. Se non mi inganno
non devo essermi discostato troppo dal percorso.
Mi rimetto a pedalare; il rapporto è basso perchè non ho più forze.
Poi stà venendo notte e non ci si vede più tanto bene.
Non ho scelta, dovrò passare la notte qui a poca distanza dalla meta:
proseguire vorrebbe dire andare in bocca al nemico. Loro conoscono
il territorio molto meglio di me.
Cerco un riparo, sono fradicio e la notte è fredda ( dannato paese ).
Mi metto in un anfratto in mezzo alle rocce, uso la bicicletta per tapparlo
e la ricopro di frasche, solo quando è ben mimetizzata, soddisfatto
finisco quel che resta della focaccia e del formaggio entrambi ammollati
dall'acqua dopo il bagno nel fiume.
Cerco di dormire un po' e sono talmente stanco che anche col freddo
mi adormento di sasso.
Rumori di zoccoli mi destano da un tormentato sonno.
E' quasi l'alba, dannazione, ho dormito più del dovuto.
Sguscio fuori dal mio nascondiglio, faccio pochi passi ma sono
individuato dai Pitti, che sicuri ormai di avermi nelle loro mani
vengono verso di me con le spade sguainate.
Non posso affrontarli tutti assieme, allora mi metto a correre e subito,
visto il terreno mi si accodano.
Mi volto per impegnare il primo: un uomo con i capelli lunghi ed il viso
dipinto di blu.
Estraggo il gladio in tempo per parare un suo affondo, poi veloce passo sotto al
cavallo e lo trafiggo all'inguine, lui cade agonizzante.
Non ho tempo di salire sul suo cavallo, che il secondo mi è addosso.
Paro non so come un fendente, avessi almeno lo scudo, non stò a perdere
tempo, lui affonda verso il mio viso; aspettavo solo questo.
Veloce gli agguanto con la sinistra la mano con la spada, lo tiro giù
da cavallo e mentre cade lo infilzo sotto l'ascella quasi fino all'elsa.
Ne restano tre, troppi per me.
Corro disperatamente al rifugio.
Loro si sono fermati disorientati, tolgo le frasche e prendo la specializzatus.
Via di gran carriera.
Faccio cose che non credevo di fare: salto tra le rocce, volo su radici e
ruscelli e miracolosamente, come un miraggio: la strada.
Mi ci butto conscio che con i cavalli anche i barbari accellereranno.
Il vallo dovrebbe essere vicino.
Pedala Caio, pedala.
I cavalli e le urla di giubilo dei nemici sono sempre più vicini.
Svolto una curva e come per incanto, in mezzo alla pista, c'è una
pattuglia romana; i Pitti arrestano i cavalli e scappano via.
Anche i romani sono spaventati e fanno per puntare i pila, ma riconoscono
la lorica e l'elmo e si tranquillizzano.
Sentito il mio rapporto il comandante invia subito due turme di cavalleria
seguite a tappe forzate dalla fanteria in soccorso dei soldati assediati.
Grazie alla mia bici sono riuscito ad arrivare al vallo.
Mezzo di locomozione fantastico.
Chissà, magari un giorno le staffette delle legioni saranno equipaggiate
con biciclette simili e poi forse si diffonderanno tra la popolazione.
Magari ci si potrà scambiare commenti e impressioni
tra quelli che le useranno.
Come in una comunità o........in un forum.

FINE
 

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