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Bringuez: un colle, un lago e una frazione disabitata

-Baloo-

Biker extra
5/2/11
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Torino
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"Chissà se di là si scende..."
Stupida domanda di stupido ciclista. Ciclista sognatore: salire per comoda sterrata di qua per scendere con divertentissimo e tecnicissimo sentiero di là. Sogni che puntualmente si infrangono su muri di pietra alti 200 metri da farsi faccia contro la roccia, per poi continuare per agevoli pietraie fino all'auto. Situazioni che ti fanno pensare a quanto sei scemo, e che se non avevi trovato nulla in rete forse un motivo c'era.

E così la domanda infingarda si è riproposta guardando la cartina della val d'Ayas (AO).

Tra le gite possibili i laghi Palasina...Belli. Però la discesa è un po' farlocca, il 4 è una bella mulattiera, ma per me non vale la salita.

L'idea quindi è quella di raggiungere i laghi palasina, continuare verso il colle bringuez, per scendere dal versante opposto.
In un raptus di coscienziosità provo il percorso prima a piedi, per farmi un'idea e successivamente, in occasione del mio compleanno, decido di tentarla in bici.
Lascio la Coscienza a casa e il Mentore a prendere il sole sulle spiagge del garda.

Esco di casa e la punta di Goa è già illuminata, come anche il villaggio bringuez nella radura sul costone.



Alle 9 sono in sella sull'asfaltata che collega brusson ad estoul.
La strada sale regolare all'8%, è liscia e molto larga, ti invita a spingere, tanto che in questo momento vorrei tanto una bdc per pedalare veloce e sentire il vento in faccia in salita. Una sensazione che la mtb non ti dà.

Tuttavia questi peccaminosi pensieri non durano molto: basta infatti fare un tornante, uscire dal bosco e alzare lo sguardo per ricordarsi perchè mtb e non altro.
Di fronte a me infatti si para tutta la discesa del giro: al centro il colle, poi il selvaggio vallone, il traverso, il villaggio e infine il ripido nel bosco.



In altre occasioni distoglierei lo sguardo dalla meta, 1300 m più in alto.
Ma oggi è diverso e fisso il colle per un po', sapendo già che la fatica sarà adeguatamente ricompensata.

La strada sta diventando sempre più selvaggia, ha perso le strisce e molta della segnaletica, inoltre il panorama è veramente suggestivo.



Finito l'asfalto si entra sullo sterrato che quasi subito mi dà il benvenuto con rampe al 20%. In effetti questa strada che sale prima tra gli impianti e poi tra gli alpeggi ha un andamento tutto suo: rampe al 20% si alternano a tratti di piano o addirittura di discesa. Per uno abituato alle militari non è il massismo.





Finita la strada c'è da spingere per pochi minuti, fino a guadagnare i laghi.
A quest'ora è tutto ancora deserto, ma tra qualche ora si riempirà di escursionisti più o meno chiassosi.



Senza perdere tempo tengo la sx del lago e lo risalgo lungo un divertente sentiero in piano.
Arrivato all'attacco della salita al colle carico la bici sulle spalle ed inizio a salire.



Il colle arriva in fretta e il panorama da lassù è incredibile.





Dopo le foto di rito, metto il casco in testa e la bici a spalle, mi affaccio giù dal colle e mi ricordo di quanto fosse ripido. Diciamo che se la fate in sella siete bravi.
Un gradone dopo l'altro guadagno il lago. Un lago molto diverso dai palasinaz: incastonato nelle montagne e non aperto, solitamente silenzioso e non affollato e di un blu in qualche modo diverso.

Dopo un lauto pasto comincio la discesa.
Il primo tratto della discesa è molto facile e divertente si sviluppa in un silenzioso vallone.





Tralascio l'evidente traccia del 4A (sentiero non ciclabile) che sale, per prendere una labile traccia nell'erba, che via via diventa sempre più marcata ma anche più ripida.
Perdo qualche metro con la bici al fianco tra roccioni e passaggi impossibili o non compatibili col mio attaccamento alla vita. Poco dopo però il sentiero migliora, rimanendo però sempre molto ripido e non sempre ciclabile.





Dopo innumerevoli gradoni e tornanti strettissimi guadagno gli alpeggi di Chavannes con ben due fontane.
Ora il sentiero si svolge in quella che è la parte più scorrevole e facile: tratti di mulattiera seguiti da un bel traverso scorrevolissimo che in fretta mi porta a Bringuez paese.



Seguendo le frecce gialle mi infilo tra le ortiche che invadono i vicoli e dopo pochi metri arrivo in quello che possiamo definire il centro del paese, con una meridiana e una cappelletta.



L'interno delle case è bellissimo, si trovano attrezzi di vario genere e l'architettura di queste baite non lascia indifferenti.



Dopo Leuriaz, bringuez è una delle frazioni disabitate più belle che abbia visitato nella val d'ayas.

Vorrei continaure ad esplorare e a scoprire cose, ma fa caldissimo, è tardi e alle ortiche rischio di abituarmici. Mi infilo quindi tosto nella inizialmente ripida mulattiera che successivamente si fa più dolce e a volte anche banale.
Tuttavia man mano che scendo il numero di pigne sul sentiero cresce a dismisura e anche i tratti più facili diventano pericolosi. Per farla breve scendo in modalità "prega per me" anche quando non ce ne sarebbe bisogno, ripetendomi che il numero di pigne nel mondo non può che essere un numero finito.

La parte finale della mulattiera è sicuramente quella più interessante: Il lastricato si fa più importante e bisogna impostare un paio di passaggi col goniometro e concentrazione.



Il giro volge al termine, mi sembra incredibile di aver attraversato posti così diversi in così poco tempo. Ogni pezzo di questo percorso ha una sua identità e mi ha colpito per qualcosa. Un giro da fare in poche persone, magari in settimana, per assaporare al meglio la solitudine di questi luoghi.

Un'alternativa meno impegnativa potrebbe essere quella di scendere dal 4 ed imboccare sulla dx il 3A in salita, sbucando poco sopra bringuez paese.​
 


... gran bel reportage ... complimenti !!! ... anche per la tua bella bike ...
 

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