Leggendo del fiorire di alcune manifestazioni (i vari Trail qui sul forum) dedicate al bikepacking, mi viene da fare alcune riflessioni sull'argomento.
Il viaggiare in bicicletta è sempre stato sinonimo di libertà, prendere la propria bicicletta, partire e via raggiungere una meta che ci siamo prefissati e che ci dà una qualche emozione.
E' un modo molto romantico di vivere il rapporto con la bicicletta e l'ambiente, oltre che una modalità unica di turismo che permette di vedere cose altrimenti nascoste e vivere emozioni uniche.
Nel giugno del 2012, appena dopo il terremoto che ha devastato l'Emilia, ho deciso di prendere la mia mtb da 29, ho messo gomme da asfalto da 42, uno zainetto e una borsa sul manubrio e sono partito per un mio viaggio personale che ha toccato tutti i paesi colpiti dal sisma, proseguendo lungo il Po nelle zone di Don Camillo e Peppone, per arrivare fino al Parmense e alle terre di Verdi.
Poco più di 400 km in tre giorni, niente di così estremo, ho dormito una notte da parenti nel Mantovano e un'altra in un alberghetto vicino Cremona, quindi niente autonomia totale, tende, sacchi a pelo.
E' stata però un'avventura comunque in solitaria, indimenticabile, senza vincoli di traccia da seguire e tempi da rispettare; ho conosciuto persone e vissuto esperienze umane molto profonde e toccanti e a modo mio mi sono sentito un cicloviaggiatore.
Mi chiedo come possa essere lo spirito delle manifestazioni di bikepacking di casa nostra dove, per fare un esempio, chi ha concluso con il minor tempo il Tuscany Trail probabilmente avrà dormito 30 minuti e più che una manifestazione di bikepacking si è assistito ad una corsa contro il tempo per primeggiare e vedere il proprio nome in cima alla lista.
Che spirito c'è in queste manifestazioni, spacciate per avventure, dove vengono chiesti dei soldi a fronte di servizi comunque modesti (e qui ci si può anche passare sopra), dove viene comunque stimolata la competizione con la scusa di entrare nel club dei finisher?
Personalmente credo che di pura avventura ci sia poco, ma si assista invece ad un fenomeno di mercificazione, di avventura guidata e incanalata. Ti faccio credere che sei un cicloviaggiatore e invece sei il solito mtbiker che fa un percorso un po' più lungo.
A questo punto trovo più coerenti le varie manifestazioni di mtb e bdc dove almeno la competizione è dichiarata, dove c'è un'organizzazione e un'assistenza di un certo livello, ristori e riferimenti precisi.
Nel panorama italiano del ciclismo alternativo mi permetto invece di segnalare il fiorire di una serie di manifestazioni
gravel dove invece lo spirito di partecipazione è sicuramente più genuino e votato alla passione per pedalare in maniera più a contatto con la natura e senza riferimenti di tempi e classifiche.
Un esempio su tutti:
http://www.giopirotta.it/martesana-van-vlaanderen/
Ricordate che il vero bikepacker o cicloviaggiatore che sia, non ha bisogno dell'evento, l'evento lo crea da solo o con un gruppo di amici seguendo il proprio istinto e le emozioni che lo guidano.
Scusa te se mi sono dilungato e probabilmente a qualcuno non piacerà questo mio intervento che vuole essere comunque un atto di critica costruttiva.
Invece che creare inutili manifestazioni fine a se stesse, impegniamoci a creare dei percorsi permanenti tipo quello dell'Eroica o della Francigena, tutte iniziative che contribuiscono a far crescere il movimento ciclistico e a sviluppare un turismo vero che possa far conoscere a noi come agli stranieri, molti angoli poco visitati del nostro bellissimo paese.