UNA MONOTONA GIORNATA DI PIOGGIA
È sabato mattina, mio consueto giorno di uscita in bici.
Come al solito prima vado ad accompagnare mio figlio a scuola, percorrendo le poche centinaia di metri fino a questa sotto lombrello, perché una leggera pioggerellina ha ricominciato a cadere, dopo la tanta venuta giù nella notte. Mi raggiunge un sms di un amico che si era proposto di farmi compagnia, che mi avvisa che, visto il tempo, lui rinuncia. Il ritorno verso casa è allasciutto; ha smesso, almeno per ora. Accendo la TV sapendo che ci sono le previsioni e queste preannunciano per lindomani tempo anche peggiore. Guardo fuori: forse si apre una finestra, almeno temporanea; è la mia!
Da quando ho ripreso lattività, ai primi di febbraio, dopo la consueta breve pausa invernale, ho fatto solo percorsi collinari, senza mai superare gli 800 metri, sempre con salite brevi e sento la necessità di tornare sui monti e di dedicare luscita a rifare un po di fiato e gambe, coprendo almeno 1000 metri di dislivello. Allora decido che la meta sarà la mia montagna: monte Torre Maggiore. Ce lho a portata di mano: parto dai 160 metri del garage e in circa 14 km di sola e ininterrotta, ma mai severa salita, si sale fino a 1020 metri della fine dellampia sterrata. Poi lassù qualcosa mi inventerò per i metri mancanti che mi sono prefisso. Sospirone di rassegnazione mentre mi preparo; odio e amore per questo monte. Odio perché avendola fatta decine di volte la considero monotona: unampia strada sterrata, oramai rimasta tale solo negli ultimissimi chilometri che non ha oramai più nulla di nuovo da raccontarmi. Amore perché è quella che mi appaga la vista e lo spirito, la mia voglia di montagna, ogni volta che mi affaccio dalla finestra di casa e poi è la mia salvatrice in occasioni come questa, quando per mancanza di tempo o per altre complicazioni, come oggi, mi permette di avere a portata di mano unescursione oltre i 1000. E se proprio dovesse venire brutto, mi rigiro e di volata, più o meno, riscendo a casa.
La rampa del garage rappresenta i primi metri di una salita che non smetterà più fino in cima (alla faccia del doversi riscaldare prima di attaccare una salita... ma oramai ci sono abituato). Guardo su: la cima non si vede; gli 800 metri dello sperone roccioso su cui sorge la chiesa di S. Erasmo sono lambiti da una densa e scura nube, nella quale mi dovrò infilare.
Certo, mi ripeto, non è il massimo; lascesa è decisamente svogliata e meno pimpante del solito Qui non cè più niente da scoprire. Anche se passando davanti allimbocco di un sentiero che prende in discesa, quel sentiero che da anni mi ripropongo di verificare e che invece non ho mai fatto perché avevo sempre di meglio da provare primo o poi questanno lo faccio e scopro se esce e dove porta! Ma ora no, ora cè solo da salire.
Come previsto, o quasi, prima degli 800 metri cè la fitta nuvola che mi aspetta e che mi è anche venuta un po incontro; mi ci infilo in mezzo ed è proprio tosta: saranno 50 metri di visibilità. Bene, ancora non piove ed è passata più di unora, anche se sono costretto a sollevarmi gli occhiali in fronte perché lumidità è talmente elevata che la pellicola dacqua che vi si è formata sulle lenti non mi fa più vedere bene. Ad un paio di chilometri dalla fine inizia a piovere. Provo ad insistere nel salire. Quasi un chilometro più tardi la pioggia aumenta e anche il freddo per via di un po di vento. Probabilmente mi manca la carica e la determinazione che mi contraddistinguono e che mi avrebbero spinto a proseguire. Penso: fatti 12.5 chilometri, più altrettanto per scendere fanno 25. Un mezzo giro; possiamo accontentarci, considerando che sembrava che per questa settimana, per il maltempo, non se ne sarebbe fatto nulla. Certo, ora che ci penso avevo dedicato luscita a farmi 1000 metri di dislivello, invece Ma oramai sono già in discesa sulla via del ritorno. Mi fermo, ma solo perché la pioggia è aumentata ancora e devo indossare il K-way. Riprendo a scendere. Sono sullultimo tratto di asfalto prima del paese di Cesi e vedo sulla destra limbocco di quel sentiero; perché non oggi? Certo non so cosa mi riserva e potrebbe essere molto viscido ed insidioso, ma vogliamo dare un po di colore ad unuscita altrimenti quasi inutile? Mi fermo sullimboccatura; ha appena smesso di piovere. I primi metri sono decisamente scoscesi e scivolosi per lo strato di fango. Me li faccio bici al fianco. Dopo, risalgo e una vera goduria. Molto breve, troppo, solo 1200 metri circa di single track nel bosco, ma quel che cè di meglio è che si riallacciano allasfaltata per scendere a Cesi. Mi sono proprio divertito nel controllare la bici al limite delladerenza, passaggi tra i cespugli bagnati e su scalinature di qualche roccia e tutto è filato liscio, incluso il finale nello scoprire la preziosa alternativa, che mi permetterà finalmente di cancellare definitivamente quasi un chilometro di noiosissimo asfalto per scendere verso il paese di Cesi, che probabilmente non farò mai più, almeno scendendo. Ha ripreso a piovere, ma ora sono gasatissimo; che vado a fare a casa? Tanto più bagnato di così non si può, andrò a fare appena 26 chilometri e non ho fatto i miei 1000 metri. E poi ora sono troppo carico. Sto per uscire sullasfaltata e ho deciso: tutto daccapo! Almeno finchè non avrò superato i 1000 metri.
In quel momento il rombo di un auto tra la vegetazione mi distoglie temporaneamente dai miei pensieri: ha due bike sopra il tettuccio che di sfuggita mi sembrano serie; e sale. A quanto pare non sono lunico matto ad andarsene da queste parti in bici sotto lacqua. Ma questi piuttosto dove vanno? Se salgono su in auto poi lassù che faranno? Forse lo scopriremo se non arrivano fino in cima e se ci mettono un po a prepararsi. Landatura di salita ora assolutamente non ha niente a vedere con quella dellascesa precedente: è così che mi piaccio!
Arrivo una seconda volta allaltezza della chiesa di S. Erasmo. I 1000 metri li ho superati e probabilmente anche i 1100, ora posso accontentarmi veramente. Toh, chi si rivede: nello spiazzo sotto la chiesa cè parcheggiata lauto di prima, con ancora le due bici sopra; forse ci stanno pensando..., se è il caso. Guardo meglio per vedere se ancora i passeggeri sono dentro. Un finestrino è mezzo aperto e da questo esce del fumo. Stanno fumando!!! E certo che vengono su in auto, avranno fiato per salire in bici? Un cenno di saluto reciproco, proseguo un altro po, sia per assaggiare ancora almeno un po si sterrato, sia per non rigirarmi proprio di fronte a loro: pare sennò sia andato a curiosare. Mi fermo, ne approfitto per mangiare quel po che mi ero portato e bere. Ora posso scendere soddisfatto.
Ripasso di fronte ai bikers fumatori, che devono essersi fatti coraggio vedendomi: sono fuori e stanno salendo sulle bici. Svelato larcano: ecco perché potevano permettersi di fumare! Due discesisti, con, ora che li guardo bene, i loro inconfondibili mezzi, tutti bardati nelle loro protezioni. Già, non gli serve fiato per salire, possono fumare tranquillamente ; anzi chissà... che roba si stavano fumando, visto che si buttano giù per le discese come pazzi! In senso buono naturalmente
Al pensiero un sorriso mi si dipinge in volto lungo la discesa
anche perché più giù, cera un single track nel bosco che mi aspettava!
È sabato mattina, mio consueto giorno di uscita in bici.
Come al solito prima vado ad accompagnare mio figlio a scuola, percorrendo le poche centinaia di metri fino a questa sotto lombrello, perché una leggera pioggerellina ha ricominciato a cadere, dopo la tanta venuta giù nella notte. Mi raggiunge un sms di un amico che si era proposto di farmi compagnia, che mi avvisa che, visto il tempo, lui rinuncia. Il ritorno verso casa è allasciutto; ha smesso, almeno per ora. Accendo la TV sapendo che ci sono le previsioni e queste preannunciano per lindomani tempo anche peggiore. Guardo fuori: forse si apre una finestra, almeno temporanea; è la mia!
Da quando ho ripreso lattività, ai primi di febbraio, dopo la consueta breve pausa invernale, ho fatto solo percorsi collinari, senza mai superare gli 800 metri, sempre con salite brevi e sento la necessità di tornare sui monti e di dedicare luscita a rifare un po di fiato e gambe, coprendo almeno 1000 metri di dislivello. Allora decido che la meta sarà la mia montagna: monte Torre Maggiore. Ce lho a portata di mano: parto dai 160 metri del garage e in circa 14 km di sola e ininterrotta, ma mai severa salita, si sale fino a 1020 metri della fine dellampia sterrata. Poi lassù qualcosa mi inventerò per i metri mancanti che mi sono prefisso. Sospirone di rassegnazione mentre mi preparo; odio e amore per questo monte. Odio perché avendola fatta decine di volte la considero monotona: unampia strada sterrata, oramai rimasta tale solo negli ultimissimi chilometri che non ha oramai più nulla di nuovo da raccontarmi. Amore perché è quella che mi appaga la vista e lo spirito, la mia voglia di montagna, ogni volta che mi affaccio dalla finestra di casa e poi è la mia salvatrice in occasioni come questa, quando per mancanza di tempo o per altre complicazioni, come oggi, mi permette di avere a portata di mano unescursione oltre i 1000. E se proprio dovesse venire brutto, mi rigiro e di volata, più o meno, riscendo a casa.
La rampa del garage rappresenta i primi metri di una salita che non smetterà più fino in cima (alla faccia del doversi riscaldare prima di attaccare una salita... ma oramai ci sono abituato). Guardo su: la cima non si vede; gli 800 metri dello sperone roccioso su cui sorge la chiesa di S. Erasmo sono lambiti da una densa e scura nube, nella quale mi dovrò infilare.
Certo, mi ripeto, non è il massimo; lascesa è decisamente svogliata e meno pimpante del solito Qui non cè più niente da scoprire. Anche se passando davanti allimbocco di un sentiero che prende in discesa, quel sentiero che da anni mi ripropongo di verificare e che invece non ho mai fatto perché avevo sempre di meglio da provare primo o poi questanno lo faccio e scopro se esce e dove porta! Ma ora no, ora cè solo da salire.
Come previsto, o quasi, prima degli 800 metri cè la fitta nuvola che mi aspetta e che mi è anche venuta un po incontro; mi ci infilo in mezzo ed è proprio tosta: saranno 50 metri di visibilità. Bene, ancora non piove ed è passata più di unora, anche se sono costretto a sollevarmi gli occhiali in fronte perché lumidità è talmente elevata che la pellicola dacqua che vi si è formata sulle lenti non mi fa più vedere bene. Ad un paio di chilometri dalla fine inizia a piovere. Provo ad insistere nel salire. Quasi un chilometro più tardi la pioggia aumenta e anche il freddo per via di un po di vento. Probabilmente mi manca la carica e la determinazione che mi contraddistinguono e che mi avrebbero spinto a proseguire. Penso: fatti 12.5 chilometri, più altrettanto per scendere fanno 25. Un mezzo giro; possiamo accontentarci, considerando che sembrava che per questa settimana, per il maltempo, non se ne sarebbe fatto nulla. Certo, ora che ci penso avevo dedicato luscita a farmi 1000 metri di dislivello, invece Ma oramai sono già in discesa sulla via del ritorno. Mi fermo, ma solo perché la pioggia è aumentata ancora e devo indossare il K-way. Riprendo a scendere. Sono sullultimo tratto di asfalto prima del paese di Cesi e vedo sulla destra limbocco di quel sentiero; perché non oggi? Certo non so cosa mi riserva e potrebbe essere molto viscido ed insidioso, ma vogliamo dare un po di colore ad unuscita altrimenti quasi inutile? Mi fermo sullimboccatura; ha appena smesso di piovere. I primi metri sono decisamente scoscesi e scivolosi per lo strato di fango. Me li faccio bici al fianco. Dopo, risalgo e una vera goduria. Molto breve, troppo, solo 1200 metri circa di single track nel bosco, ma quel che cè di meglio è che si riallacciano allasfaltata per scendere a Cesi. Mi sono proprio divertito nel controllare la bici al limite delladerenza, passaggi tra i cespugli bagnati e su scalinature di qualche roccia e tutto è filato liscio, incluso il finale nello scoprire la preziosa alternativa, che mi permetterà finalmente di cancellare definitivamente quasi un chilometro di noiosissimo asfalto per scendere verso il paese di Cesi, che probabilmente non farò mai più, almeno scendendo. Ha ripreso a piovere, ma ora sono gasatissimo; che vado a fare a casa? Tanto più bagnato di così non si può, andrò a fare appena 26 chilometri e non ho fatto i miei 1000 metri. E poi ora sono troppo carico. Sto per uscire sullasfaltata e ho deciso: tutto daccapo! Almeno finchè non avrò superato i 1000 metri.
In quel momento il rombo di un auto tra la vegetazione mi distoglie temporaneamente dai miei pensieri: ha due bike sopra il tettuccio che di sfuggita mi sembrano serie; e sale. A quanto pare non sono lunico matto ad andarsene da queste parti in bici sotto lacqua. Ma questi piuttosto dove vanno? Se salgono su in auto poi lassù che faranno? Forse lo scopriremo se non arrivano fino in cima e se ci mettono un po a prepararsi. Landatura di salita ora assolutamente non ha niente a vedere con quella dellascesa precedente: è così che mi piaccio!
Arrivo una seconda volta allaltezza della chiesa di S. Erasmo. I 1000 metri li ho superati e probabilmente anche i 1100, ora posso accontentarmi veramente. Toh, chi si rivede: nello spiazzo sotto la chiesa cè parcheggiata lauto di prima, con ancora le due bici sopra; forse ci stanno pensando..., se è il caso. Guardo meglio per vedere se ancora i passeggeri sono dentro. Un finestrino è mezzo aperto e da questo esce del fumo. Stanno fumando!!! E certo che vengono su in auto, avranno fiato per salire in bici? Un cenno di saluto reciproco, proseguo un altro po, sia per assaggiare ancora almeno un po si sterrato, sia per non rigirarmi proprio di fronte a loro: pare sennò sia andato a curiosare. Mi fermo, ne approfitto per mangiare quel po che mi ero portato e bere. Ora posso scendere soddisfatto.
Ripasso di fronte ai bikers fumatori, che devono essersi fatti coraggio vedendomi: sono fuori e stanno salendo sulle bici. Svelato larcano: ecco perché potevano permettersi di fumare! Due discesisti, con, ora che li guardo bene, i loro inconfondibili mezzi, tutti bardati nelle loro protezioni. Già, non gli serve fiato per salire, possono fumare tranquillamente ; anzi chissà... che roba si stavano fumando, visto che si buttano giù per le discese come pazzi! In senso buono naturalmente
Al pensiero un sorriso mi si dipinge in volto lungo la discesa
anche perché più giù, cera un single track nel bosco che mi aspettava!