Da diversi minuti sto' tenendo d'occhio la scala graduata al di fuori della mia finestra. Solo 5 minuti fa' segnava +3 e ora è scesa a +2. So' per esperienza che il termometro, questo termometro, è sovrastimato; per via della vicinanza con la finestra fornisce una gradazione fasulla, piu' alta. Immagino che la reale temperatura sia al di sotto dello zero, quindi gelo ed estremita' gelate.
Sono le 11 di una domenica mattina e manifesto a mia moglie la volonta' di andare a farmi un giretto in fuoristrada, dopo aver passato alcune giornate con la mia vecchia rigida (si' avete letto bene) a pedalare su una pista ciclabile con tanto di slick: Gli slick sono certo una bella invenzione per il tanto odiato bitume, ogni volta mi sembra di essere velocissimo e mi permettono curve a velocita' sostenute. Mi trasformo in un bitumaro ma con la differenza che quando mi si presenta l'occasione, tento di fare le sgommate ai bordi della strada, dove si accumula il pietrisco fine.... come dire la passione è dura a morire.
Sperando e calcolando il giro che intendero' fare, penso che per il 99% trovero' terreno asciutto, dove generalmente in questi periodi c'è una fangazza allucinante.
La vestizione è la solita delle uscite invernali, l'unica pecca, immagino, saranno le scarpette non invernali che mi faranno gelare i piedi.
3-4 km di asfalto mi separano dall'amato singletrack; ammortizzatori chiusi e rapporto agile mi consentono di riscaldarmi a dovere e in pochi minuti sono pronto per aprire tutto.
La prima discesa in fuoristrada mi da gia' la sveglia: una stradina da fuoristrada che conosco a menadito si è trasformata in una pista da bob.
Un largo nastro ghiacciato mi si para davanti coprendo tutta la strada, a tratti con ghiaccio trasparente e a tratti con neve crostosa meno avara di grip, il tutto condito con un cane rognoso alle calcagna che abbaia come un'indemoniato, uscito dalla vicina cascina.
Cerco la traiettoria piu' rettilinea evitando movimenti bruschi, mentre il fetido non molla l'inseguimento; sono obbligato a spostarmi tutto a sx evitando cosi' il ghiaccio e marciando sulle foglie impastate di neve garantendomi cosi un po piu' di grip e cercando di seminare il canide che mi ha quasi raggiunto. Sto meditando di ruotare il calcagno per sferrargli una zampata sul muso, neanche fossi un cavallo imbizzarrito, quando finalmente molla il suo obiettivo, consentendomi la concentrazione necessaria per il resto della discesa.
Speravo di trovare terreno duro reso cosi' dal gelo, ma non mi aspettavo ghiaccio puro, anche se mi sto divertendo come un ragazzino. Usando i freni con parsimonia e con una guida fluida senza scatti riesco a spostarmi da una parte all'altra della strada cercando di mettere le ruote sulla neve crostosa al fine di avere un po piu' di tenuta che con la mia continental speed King supersonic montata all'anteriore riesco ad avere. La salita, secchissima, mi fa procedere agevolmente; non una pietra che rotola e nemmeno una goccia di acqua infastidiscono la mia salita, sembra di essere nel mese piu' secco dell'anno quando il polverone ti entra nei polmoni attraverso il passaggio del compagno che ti precede. Finalmente dopo mesi potro' ritornare a casa senza dovermi lavare la bike che puntualmente si inzacchera alla prima pozza del mio solito giro; il motivo per cui rifuggo la maggior parte delle uscite invernali, è proprio questo. Non è tanto la guida sul fango, che se devo essere sincero mi entusiasma pure, ma il fatto di dover lavare la bici con l'annaffiatoio e scovolini... questo è il problema, una tortura con il gelo!
Mi sto veramente divertendo, la temperatura del mio corpo è tale da permettermi pure di sudare e i singletrack, ghiacciati e non, si susseguono a una certa velocita consentendomi anche qualche spauracchio. Paradossale è il motivo per cui la terra gelata, raggrumata dal gelo, consente un grip maggiore del normale, come se fosse un'asfalto naturale che si sgretola leggermente al passaggio del biker, salvo poi dieci metri dopo trovare una distesa di ghiaccio trasparente che ti obbliga a passare dove normalmente non passeresti mai.....
Abbassando la testa per osservare le corone, movimento quasi automatizzato, quello stesso movimento che dieci anni fa o piu' mi ha consentito di spalmarmi su un camion che usciva da una stradina, beh quel movimento mi fa notare che un leggero strato di polvere si è posato sul deragliatore centrale. Erano mesi che non vedevo polvere e ora finalmente la ritrovo nel mese piu'....fangoso dell'anno!
É quasi ora di rientrare, avendo fatto un giro molto piu' corto del solito per via del gelo e del cielo color grigio cemento. Solo una piccola pausa per massaggiare i piedi resi insensibili dal gelo che è filtrato dalle scarpette d'ordinanza.
Osservandomi attorno, seduto con un piede in mano, penso a quando ogni volta si parlava con la speranza dell'arrivo della bella stagione, che dell'inverno ormai se ne ha le scatole piene, che con il freddo non si fa niente. Tutti quei discorsi che si fanno abitualmente, non consentendomi cosi di vivere il presente, di godere quello cha la giornata mi da, che sia estate o inverno. Era un pensiero, da tempo un qualcosa che mi fluttuava nel cervello reso ormai abitudinario dalla routine quotidiana, quella stessa routine che ti fa sempre sperare a un domani migliore, a guardare oltre nella speranza che il futuro serbi per noi il bello del bello, senza sapere che il bello è adesso che sto scrivendo al pc
con le mie idee e con i miei ricordi di una giornata passata aspettando la bella stagione.
Sono le 11 di una domenica mattina e manifesto a mia moglie la volonta' di andare a farmi un giretto in fuoristrada, dopo aver passato alcune giornate con la mia vecchia rigida (si' avete letto bene) a pedalare su una pista ciclabile con tanto di slick: Gli slick sono certo una bella invenzione per il tanto odiato bitume, ogni volta mi sembra di essere velocissimo e mi permettono curve a velocita' sostenute. Mi trasformo in un bitumaro ma con la differenza che quando mi si presenta l'occasione, tento di fare le sgommate ai bordi della strada, dove si accumula il pietrisco fine.... come dire la passione è dura a morire.
Sperando e calcolando il giro che intendero' fare, penso che per il 99% trovero' terreno asciutto, dove generalmente in questi periodi c'è una fangazza allucinante.
La vestizione è la solita delle uscite invernali, l'unica pecca, immagino, saranno le scarpette non invernali che mi faranno gelare i piedi.
3-4 km di asfalto mi separano dall'amato singletrack; ammortizzatori chiusi e rapporto agile mi consentono di riscaldarmi a dovere e in pochi minuti sono pronto per aprire tutto.
La prima discesa in fuoristrada mi da gia' la sveglia: una stradina da fuoristrada che conosco a menadito si è trasformata in una pista da bob.
Un largo nastro ghiacciato mi si para davanti coprendo tutta la strada, a tratti con ghiaccio trasparente e a tratti con neve crostosa meno avara di grip, il tutto condito con un cane rognoso alle calcagna che abbaia come un'indemoniato, uscito dalla vicina cascina.
Cerco la traiettoria piu' rettilinea evitando movimenti bruschi, mentre il fetido non molla l'inseguimento; sono obbligato a spostarmi tutto a sx evitando cosi' il ghiaccio e marciando sulle foglie impastate di neve garantendomi cosi un po piu' di grip e cercando di seminare il canide che mi ha quasi raggiunto. Sto meditando di ruotare il calcagno per sferrargli una zampata sul muso, neanche fossi un cavallo imbizzarrito, quando finalmente molla il suo obiettivo, consentendomi la concentrazione necessaria per il resto della discesa.
Speravo di trovare terreno duro reso cosi' dal gelo, ma non mi aspettavo ghiaccio puro, anche se mi sto divertendo come un ragazzino. Usando i freni con parsimonia e con una guida fluida senza scatti riesco a spostarmi da una parte all'altra della strada cercando di mettere le ruote sulla neve crostosa al fine di avere un po piu' di tenuta che con la mia continental speed King supersonic montata all'anteriore riesco ad avere. La salita, secchissima, mi fa procedere agevolmente; non una pietra che rotola e nemmeno una goccia di acqua infastidiscono la mia salita, sembra di essere nel mese piu' secco dell'anno quando il polverone ti entra nei polmoni attraverso il passaggio del compagno che ti precede. Finalmente dopo mesi potro' ritornare a casa senza dovermi lavare la bike che puntualmente si inzacchera alla prima pozza del mio solito giro; il motivo per cui rifuggo la maggior parte delle uscite invernali, è proprio questo. Non è tanto la guida sul fango, che se devo essere sincero mi entusiasma pure, ma il fatto di dover lavare la bici con l'annaffiatoio e scovolini... questo è il problema, una tortura con il gelo!
Mi sto veramente divertendo, la temperatura del mio corpo è tale da permettermi pure di sudare e i singletrack, ghiacciati e non, si susseguono a una certa velocita consentendomi anche qualche spauracchio. Paradossale è il motivo per cui la terra gelata, raggrumata dal gelo, consente un grip maggiore del normale, come se fosse un'asfalto naturale che si sgretola leggermente al passaggio del biker, salvo poi dieci metri dopo trovare una distesa di ghiaccio trasparente che ti obbliga a passare dove normalmente non passeresti mai.....
Abbassando la testa per osservare le corone, movimento quasi automatizzato, quello stesso movimento che dieci anni fa o piu' mi ha consentito di spalmarmi su un camion che usciva da una stradina, beh quel movimento mi fa notare che un leggero strato di polvere si è posato sul deragliatore centrale. Erano mesi che non vedevo polvere e ora finalmente la ritrovo nel mese piu'....fangoso dell'anno!
É quasi ora di rientrare, avendo fatto un giro molto piu' corto del solito per via del gelo e del cielo color grigio cemento. Solo una piccola pausa per massaggiare i piedi resi insensibili dal gelo che è filtrato dalle scarpette d'ordinanza.
Osservandomi attorno, seduto con un piede in mano, penso a quando ogni volta si parlava con la speranza dell'arrivo della bella stagione, che dell'inverno ormai se ne ha le scatole piene, che con il freddo non si fa niente. Tutti quei discorsi che si fanno abitualmente, non consentendomi cosi di vivere il presente, di godere quello cha la giornata mi da, che sia estate o inverno. Era un pensiero, da tempo un qualcosa che mi fluttuava nel cervello reso ormai abitudinario dalla routine quotidiana, quella stessa routine che ti fa sempre sperare a un domani migliore, a guardare oltre nella speranza che il futuro serbi per noi il bello del bello, senza sapere che il bello è adesso che sto scrivendo al pc
con le mie idee e con i miei ricordi di una giornata passata aspettando la bella stagione.