Maria T. ha un'osteria di campagna ed ama gli animali.
Gabriele non è il suo arcangelo, ma il suo cuoco.
Gabriele ragala a Maria T. due tacchinelli un maschio ed una femmina.
Hanno il collo spiumato come due condor, ma quando cresceranno e diventeranno adulti saranno sicuramente due splendidi tacchini.
Vanno a vivere nella corte sul retro del ristorante, insieme ad una ventina di galli e galline mugginesi, una dozzina di piccioni e quattro caprette.
Moriranno di vecchiaia, perché gli animali che vanno a vivere da Maria T. hanno vinto un premio speciale, un buono omaggio per alloggio e pensione completa a vita!
I due sono coetanei, dormono insieme e, difficile a credersi, li ho visti appollaiati su uno steccato rivolti verso il tramonto. Li ho visti io e non avevo bevuto.
Maria T. li prendeva e li accarezzava, come fa con le caprette che si arrampicano sul davanzale delle finestre per reclamare il boccone di pane.
Poi un giorno arriva Arturo.
Eravamo nel giardino dell'osteria durante il giorno di chiusura.
Lascio Arturo con Maria T. e Gabriele e mi avvio verso la corte sul retro, maledettamente distratto mentre cercavo di ricordare se nella baracca c'erano le tavole di legno che stavo cercando.
Una porta a molla non ha serrato bene ed il cancellino in fondo alle scalette ha una chiusura difettosa... Mica sono scemo cara Maria T.! So chiudere una porta!
Entro nella baracca, cerco, muovo, bubbolo e le tavole non ci sono...
Uno starnazzare di tre secondi mi distrae dalla ricerca e per un istante ho un riflesso lucido di memoria... Gabriele mi aveva detto che spesso i galletti competono tra di loro!
Ma guardo fuori e Arturo ha azzannato il bel tacchinello e lo sta finendo, tenendolo immobilizzato a terra, nonostante un poderoso colpo di becco che lo fa sanguinare sopra l'occhio destro.
- Arturo! Basta (sa cosa vuol dire)! Basta! Arturo vieni qui!
Invano continuo a richiamarlo, con tutta la decisione e determinazione che posso conferire alla mia voce, ma lui non molla, mi guarda ma non molla...
- Cosa vuoi da me?! Mi dice
Ora gli sono vicino, il tacchino e inerme ed Arturo lo molla per inseguire un galletto... Nonostante sia una molla carica Arturo non ce la fa, il galletto scarta velocemente e si mette al sicuro.
- Sto solo facendo il mio lavoro!
E si avventa di nuovo sul tacchino paralizzato dalle ferite e dal terrore.
- Arturo! QUI!
Questa volta evidentemente sono stato capace di imporre la mia autorità e lui viene, scodinzolando.
- Che problema c'è, hai capito che sto facendo solo il mio sporco lavoro!? Fossimo stati su un'isola deserta mi avresti fatto un monumento! Ora magari avresti anche il coraggio di punirmi?
- No non ti punisco, vieni, andiamo via, andiamo a dire tutto a Maria T.
La sera stessa Maria T. mi ha telefonato, il tacchino ha il polmone sfondato.
Il giorno dopo, ancora, il tacchino è morto.
Il giorno dopo ancora:
- Sai, abbiamo messo il tacchino in un sacco e lo abbiamo portato al bidone, sulla strada, vicino all'osteria.
La sera, che strana cosa, la tacchinella era sparita, non era più nella corte.
Io e Gabriele l'abbiamo cercata e cercata... Poi l'abbiamo trovata, dopo mezz'ora e sai dov'era, era accovacciata al bidone, al bidone sulla strada vicino all'osteria, al bidone dove c'era il suo campagno.
Non so perché... Anzi lo so il perché, so perché mentre scrivo mi viene un nodo alla gola.
So perché m'importa una sega di MJ e perché mi strozzo per un tacchinello ed una tacchinella.
Lo so e ne sono felice. Se questa storia, vera e pure bella secondo me, darà qualcosa a qualcuno di voi, allora lo sarò ancora di più.
Ciao