Non è assolutamente vero ...il valore del bene è quanto è normalmente quotato all'utente finale , iva compresa. Punto . Se il bene è utilizzato per un uso aziendale , quindi per produrre reddito , l'iva la scorporo dalla catena del valore in quanto io nel produrre ulteriore valore aggiunto ( le mie prestazioni professionali o quant'altro)non devo gravare ulteriormente sul consumatore finale , che è il vero destinatario della tassa. Già applico l'iva sulle mie prestazioni, non c'è bisogno che queste mie stesse prestazioni vengano calcolate tenendo conto di un ulteriore costo che è l'iva sui beni necessari alla mia attività imprenditoriale. Quindi scarico l'iva sui beni ammortizzabili , i consumabili etc.Ti ho descritto quello che dice la teoria dal punto di vista fiscale, nella pratica il venditore è "costretto" a rigirare parte della tassa sull'acquirente ma se è corretto non può girala al 100% quindi giocoforza un bene usato non può costare come se fosse nuovo.
La cosa cambia se il bene è fatturato.
Se la mia attività d'impresa implica anche una rivendita di beni , io rigiro non solo l'iva che ho pagato io ma anche l'ulteriore valore aggiunto sul ricarico che ho applicato .
Per questo si chiama imposta sul valore aggiunto e non imposta sulle vendite .
Seguendo il tuo ragionamento se rivendo una casa nuova dovrei scontarla del 10 % dall' iva del costruttore .....