Abbinata Val Venegia-Passo Lusia !

  • Clicca qui per iscriverti al canale Whatsapp di MTB Mag per rimanere aggiornato a tutto quello che succede nel mondo della mountain bike!

Aqualung

Biker superis
29/11/03
419
0
0
Padova
Visita sito
La disfatta della Marzola della settimana prima (percorso smarrito e giro abortito) doveva esser dimentica! Sì, ma in che modo? Val Venegia-Passo Lusia in abbinata, ecco l’impresa riparatrice!
Già l’anno scorso c’era l’idea di andarci, ma poi il solo pensiero della lunghissima trasferta in auto (circa 400 km tra a. e r.) me l’aveva più volte sciolta nella mente come neve al sole.
Parto nella serata di venerdì per il campo base di Gallio portando con me le indispensabili strumentazioni di bordo, roba da far invidia allo Shuttle: ben 2 gps con traccia caricata (uno è di riserva in caso di malfunzionamento del primo) ed il rilevatore ufficiale di dislivello.
Andare a Gallio è necessario per due motivi; in primis per recuperare la mtb ed il secondo per un più comodo avvicinamento alla destinazione di partenza (Predazzo).
La mattina seguente presto, quando ancora l’Altopiano è addormentato, parto con l’auto carica del nero tecnologico destriero in direzione Vezzena, quindi discesa per il Menador, Altopiano di Pinè per arrivare a Cavalese e poi Predazzo.
La discesa del Menador mi incute non poco timore, la paura è di incrociare altre auto nei punti più stretti e pendenti mentre da Baselga di Pinè a Molina la strada non presenta un metro di rettilineo, ma una incredibile successione di curve e controcurve: come un puglie mi trovo ad un continuo destra-sinistra, destra sinistra, ….. non con i pugni, ma con il volante. Insomma già raggiungere il luogo di partenza (120 km circa) è un’impresa!
A Pedrazzo faccio fatica a trovare un buco per parcheggiare l’auto, ma non è questo il problema: salito in bici mi accorgo che le gambe mi fanno male. E’ la prima volta che mi capita con la mtb. Mah, ad ogni modo, sia quel che sia, non torno indietro senza almeno la Val Venegia in saccoccia!
La strada asfaltata parte subito in salita, tutto sommato vado meglio di quanto potessi immaginare.
La giornata è bella da paura, fa un po’ freddino, è vero, ma la cosa più fastidiosa è il traffico, assai notevole. Le auto sono numerose così come gli sciami di rombanti motociclette, soprattutto di tedeschi. Purtroppo mi trovo anche coinvolto nel trasferimento dei partecipanti al Rally di S.Martino: scendono dal Rolle (pare per andare sul manghen) pestando di brutto anche nei centri abitati, le accelerate e gli scoppiettii del rilascio producono un frastuono assordante.
Finalmente, raggiungo la tranquilla e silenziosa Val Venegia!
L’ambiente è spettacolare, le imponenti e nobili vette delle Pale mi osservano severe. Mi sento intimorito, ma il soave mormorio delle limpide acque del rio Travignolo mi trasmette un po’ di serenità di fronte a tanta maestosità. Lo sterrato è ripido il giusto, mi fermo spesso per una foto o per meditare sulla grandiosità di questi posti immersi in una natura incontaminata. L'atmosfera è davvero magica.
Raggiungo la prima meta della giornata, ovvero Baita Segantini. Sono in giornata no, così ne approfitto per recuperare con una pausa e sbafarmi un paninazzo mentre osservo in silenzio il sublime panorama.
Già che ci sono, decido di salire anche a Punta Rolle, sopra baita di una 50na di metri e che sovrasta Passo Rolle. Da qui il panorama è superbo! Lo sguardo si perde nella miriade di vette, alcune note, altre misteriose. Di là, 800 metri più in basso, ecco invece la macchia bianco-marrone dell’abitato di S.Martino di C:.
Purtroppo la presenza di diversi ripetitori (con i loro campi magnetici) mi inducono a svignarmela per non trovarmi con una permanente indesiderata. Inizio la discesa e, come la volta precedente, il freno posteriore vibra e manda strazianti grida di dolore ad ogni pinzata. Quale sia la causa non l’ho capito, so solo che la cosa è alquanto fastidiosa, anche se utile al fuggi-fuggi generale degli escursionisti che tranquillamente camminano al centro della strada!
In breve raggiungo su asfalto lo sterrato che porta a Passo Lusia. Mi tolgo il vestiario da discesa, ora la temperatura è divenuta gradevole e per di più dovrebbe essere tutta salita fino al passo.
L’erta si inerpica in mezzo al bosco ed è assai pendente, o forse sono io alla frutta, fatto sta che la velocità è di 4-5-6 all’ora al massimo. Non faccio in tempo però a fugare l’amletico dubbio, perché dando retta al gps (percorso tracciato male o errore della carta?) sbaglio direzione. Mi trovo così in mezzo ad un bosco con erba alta e ricco di acquitrini. Insomma, mi perdo! Ammetto che se non avessi il gps sarei nel panico in questo posto totalmente a me sconosciuto, perché, sebbene la traccia sia inadatta a pedalare, è pur sempre valida per andare a piedi, anche se faticosamente. Infatti vado in direzione Malga Bocche, track point, che raggiungo, dopo aver superato non senza difficoltà, e trascinando la bici, un ripido pendio erboso.
La malga brulica di escursionisti e di bikers che si scambiano opinioni ed esperienze sui lori giri in mtb. Il panorama è anche da qui mozzare il fiato, tuttavia ammetto che ora sono ben più felice per aver ritrovato la retta via. Scatto alcune foto, quindi, dopo qualche saliscendi raggiungo agevolmente, seppure molto provato, Passo Lusia.
Sono stanchissimo ma soddisfatto, il più è fatto, ora mi aspetta solo una veloce picchiata verso Moena e quindi Predazzo. E di picchiata si tratta davvero perché la discesa sterrata non è ripida, ma mostruosamente ripida!
Mi aggrappo ai freni senza mai mollare la presa, farlo signicherebbe far schizzare la bici con l’accelerazione di un dragster! Il solito freno intanto urla disperato. Dopo un paio di km ecco la spavento della giornata: la leva del freno posteriore va a fondo corsa! Riprende a funzionare, ma ancora va a fondo corsa per tornare, fortunatamente, a funzionate in modo continuativo. Meno male! Mi sento rassicurato, in una discesa così lunga e ripida (penso media del 15%, minimo!!) è meglio avere entrambi i freni efficienti.
,A velocità assai ridotta e non senza qualche patema d’animo, raggiungo l’asfalto che porta a Moena. Ma….è salita!! E io sono morto… disperazione, segue pure una lunga sequela di indicibili improperi. Invece, appena mi immetto, scopro che la bici va da sola: è discesa! Era dunque solo un effetto ottico, meglio così! Raggiungo e supero velocemente la Fata delle Dolomiti, quindi su leggera discesa, anche se con notevole vento contrario, raggiungo l’auto a Predazzo.
Sceso dalla bici, con incredulità, non mi sento affatto stanco, al contrario di quando pedalavo… Boh, questo cmq mi fa star meglio perché il lungo ritorno su strade di montagna richiede una certa lucidità nella guida.
Rimetto il destriero nel bagagliaio e do l’ultimo sguardo agli strumenti: quasi 64 km x 1800 metri di dislivello, questa volta, sicuramente di alto prestigio!
Sono strasoddisfatto ed il Monte Marzola è solo un ricordo. Evviva.
 

Allegati

  • a10.jpg
    a10.jpg
    63 KB · Visite: 5
  • a12.jpg
    a12.jpg
    60,3 KB · Visite: 2
  • a13.jpg
    a13.jpg
    56,4 KB · Visite: 2
  • a18.jpg
    a18.jpg
    61,4 KB · Visite: 2
  • a21.jpg
    a21.jpg
    61,5 KB · Visite: 3
  • Mi piace
Reactions: 666 le demon

Classifica giornaliera dislivello positivo

Classifica mensile dislivello positivo