Penso che l'argomento meriti uno spazio suo, e voglio evitare di andareNausicaa ha scritto:France', quanto c'hai ragioneHUGEen ha scritto:Invece de fa tutto sso casino pelle stade io li metteri tutti sulle ciclette per 10ore, poi tra questi i 30 che hanno fatto più km li prendi, li piazzi sulle bici e li fai partire da fermi su una strada rettilinea di 2km...il primo che taglia il traguardo vince la tappa!Tanto semplice...traffico ottimizzato, e tutto si svolgerebbe in un'area ristretta...senza elicotteri e altri miliardi di casini!!!!!! Per carità, tanto di cappello a tutti gli stradisti (e anche xcisti) che ogni volta si fanno un cü mille volte peggio del nostro %$)) (che poi chissà perchè lo fanno)... A me fanno male solo a guardarli!!
Certo per rispondere alla frase di Nausicaa (che facendo il verso a una nota pubblicità
Primo aspetto : ci sono posti dove solo le tue gambe possono portarti. Posti dove non arrivano strade, funivie, dove non esistono i multiformi aggeggi portatori di comodità che trasformano ogni luogo in un carosello per turisti più o meno irreggimentati.
Per avere la possibilità di raggiungerli, continuo a pedalare anche se sento fatica... alle volte, per prepararmi, lo faccio anche dove potrei prendere l'auto.
Possiamo solo sperare che questi posti continuino ad esistere, perchè se così non fosse perderemmo una possibilità infinita di arricchimento interiore.
Penso che questo sia entro certi limiti un terreno comune a tutti noi, altrimenti che senso avrebbe amare tanto le belle montagne d'Abruzzo: per il gesto atletico, per l'adrenalina, basta una cava, una pista, le scale in città...
Nausicaa, non posso comunicarti in poche righe le emozioni che l'esperienza in "ambiente ostile" (per usare un gergo tecnico che definisce ostile ogni posto dove l'uomo è costretto a muoversi adoperando tutte le sue capacità) può regalarci... con qualche racconto ci ho provato, stanno sul mio sito.
Secondo aspetto: c'è un piacere intrinseco nel conquistarsi una quota, una distanza, con le proprie gambe.
In fondo non dovrebbe essere difficile da capire perché è lo stesso senso di sfida che provi quando stai in cima a una discesa e sai che cercherai di farla stando in sella: vuoi vedere dove puoi arrivare.
Un qualcosa che va ben oltre la tecnica di guida di una bicicletta!
Allo stesso modo, ciò che spinge a pedalare in salita, a salire su una montagna a piedi o con gli sci... va molto al di là della cultura stronza della fatica e della sofferenza che viene superficialmente attribuita e che forse in effetti almeno un poco un pò tutti in modo inconscio ci portiamo dentro: è piuttosto l'esigenza profonda di conoscere se stessi, le proprie capacità, sotto ogni aspetto.
In questo non dovrebbe essere così complicato per un xcista capire un free rider e viceversa, invece sembra che la maggioranza fatichi a comunicare.
Sono contenta di essere un animale ibrido, e probabilmente anche una bestia rara
Infine, in quanto al giro d'Italia: io non mi interessavo affatto di ciclismo ma nei lunghi pomeriggi in cui ero costretta a letto mi sono ritrovata ad aspettare che trasmettessero la tappa e ne ho scoperto inaspettatamente la bellezza.
Anche qui, si tratta di una realtà sfaccettata e difficile da comunicare, ma insomma, come fate a dire che il passaggio quasi a volo d'angelo di atleti dentro un territorio magnifico, lussureggiante per l'esplosione della primavera sia la stessa cosa che pedalare 10 ore su una cyclette ...
Ciao
Germana